Due studi internazionali pubblicati nel 2025 aprono nuove prospettive nella cura dei tumori più aggressivi. Per la prima volta, un vaccino a mRna “fisso” per il melanoma e il vaccino anti-Covid a mRna hanno dimostrato di potenziare in modo significativo la risposta immunitaria nei pazienti oncologici, migliorando la sopravvivenza e raddoppiando l’efficacia dell’immunoterapia.
Si tratta di un passo importante per la medicina di precisione e per l’oncologia personalizzata, che vede nei vaccini terapeutici a mRna una delle strade più promettenti del prossimo decennio.
Il vaccino a mRna Bnt111 per il melanoma avanzato
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Il primo dei due studi è stato presentato al congresso dell’European Society for Medical Oncology (Esmo) di Berlino e riguarda il vaccino a mRna Bnt111, sviluppato per i pazienti con melanoma avanzato non operabile.
Il professor Paolo Ascierto, ordinario di Oncologia all’Università Federico II di Napoli e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma e Terapie innovative dell’Istituto Pascale, ha illustrato i risultati: su 184 pazienti già trattati con immunoterapie standard, il vaccino ha raddoppiato il tasso di risposta, raggiungendo il 18% in combinazione con l’immunoterapico cemiplimab e il 17% in monoterapia.
La sopravvivenza a 24 mesi ha raggiunto il 47,8%, con casi documentati di remissione completa del tumore.
Come funziona il vaccino per il cancro
Il vaccino a mRna “fisso” contiene una sequenza di RNA messaggero che fornisce alle cellule una sorta di manuale di istruzioni per riconoscere e attaccare le cellule tumorali.
A differenza dei vaccini personalizzati, che richiedono l’adattamento al profilo genetico del singolo paziente, Bnt111 è standardizzato. Questo lo rende più semplice, veloce ed economico da produrre.
Il vaccino agisce stimolando il sistema immunitario ad attivare i linfociti T contro specifiche proteine tumorali espresse dalle cellule di melanoma.
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Un risultato doppio rispetto alle aspettative
Tradizionalmente, i pazienti con melanoma metastatico resistenti alle terapie anti-PD-(L)1 presentano tassi di risposta intorno al 10%.
Con il nuovo vaccino, la risposta è quasi doppia, dimostrando una significativa efficacia clinica anche in pazienti in stadio avanzato e con prognosi sfavorevole.
Secondo Ascierto, questi risultati confermano che la tecnologia a mRna, nata per i vaccini anti-Covid, può essere adattata con successo all’oncologia.
L’obiettivo è estendere lo studio a un numero maggiore di pazienti e valutarne l’efficacia su altre neoplasie cutanee.
Il vaccino anti-Covid a mRna potenzia la risposta immunitaria nei tumori
Il secondo studio, condotto dall’Università della Florida in collaborazione con il MD Anderson Cancer Center, ha osservato un effetto inatteso del vaccino anti-Covid a mRna nei pazienti con tumore del polmone o melanoma metastatico.
Pubblicata sulla rivista Nature, la ricerca ha analizzato i dati di oltre mille pazienti sottoposti a immunoterapia.
Chi aveva ricevuto il vaccino anti-Covid a mRna entro 100 giorni dall’inizio del trattamento ha mostrato una sopravvivenza media di 37,3 mesi, contro i 20,6 mesi dei non vaccinati.
Nei casi di melanoma metastatico la sopravvivenza è passata da 26,7 a oltre 30 mesi, con un miglioramento clinicamente significativo.
Nessun effetto analogo con i vaccini tradizionali
Gli autori, Elias Sayour e Adam Grippin, spiegano che l’effetto non è stato osservato con vaccini non a mRna, come quelli per influenza o polmonite.
La tecnologia dell’RNA messaggero, infatti, attiva una risposta immunitaria più potente e prolungata. Funziona come un “booster” per il sistema immunitario, capace di risvegliare i linfociti T anche contro le cellule tumorali.
Negli esperimenti su modelli animali, la combinazione tra immunoterapia e vaccino mRna ha reso nuovamente sensibili alle cure i tumori refrattari, bloccandone la crescita.
Sayour paragona l’azione del vaccino a un “razzo segnalatore” che richiama le cellule immunitarie dai tumori ai linfonodi, dove si riorganizzano per attaccare il cancro.
Le implicazioni cliniche: verso un vaccino universale contro il cancro
Le implicazioni di questi studi sono straordinarie.
Per la prima volta, i ricercatori ipotizzano la possibilità di sviluppare un vaccino universale a mRna capace di potenziare le immunoterapie in diversi tipi di tumore, indipendentemente dalla sede.
La combinazione di immunoterapia e vaccini mRna potrebbe diventare la nuova frontiera nella cura dei tumori solidi, migliorando le risposte e riducendo il rischio di recidive.
L’uso dei vaccini terapeutici, inoltre, potrebbe rafforzare la memoria immunologica, prevenendo la ricomparsa della malattia dopo la remissione.
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La sicurezza dei nuovi vaccini oncologici
Entrambi gli studi confermano che i vaccini a mRna sono ben tollerati. Gli effetti collaterali più comuni sono lievi e transitori: febbre, dolore nel punto di iniezione e stanchezza.
Non sono state registrate reazioni gravi o tossicità inattese.
Questo profilo di sicurezza, unito all’efficacia clinica, apre la strada a un’ampia applicazione dei vaccini terapeutici in oncologia.
Il ruolo dell’immunoterapia: una rivoluzione in corso
Negli ultimi anni l’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento dei tumori. Bloccare i “freni” del sistema immunitario con farmaci anti-PD-1 e anti-CTLA-4 ha permesso di ottenere risultati impensabili solo un decennio fa.
Tuttavia, molti pazienti non rispondono o sviluppano resistenza nel tempo. L’integrazione dei vaccini a mRna può cambiare questo scenario, potenziando la capacità delle difese naturali di riconoscere e distruggere le cellule cancerose.
La combinazione tra queste due strategie promette di estendere i benefici dell’immunoterapia a un numero sempre maggiore di pazienti.
Il prossimo passo: un grande trial multicentrico
Il gruppo di Elias Sayour sta preparando un trial clinico multicentrico negli Stati Uniti, coordinato dal network OneFlorida+, che coinvolgerà ospedali e centri di ricerca in sei Stati.
L’obiettivo è confermare su larga scala l’efficacia del vaccino mRna come potenziatore dell’immunoterapia in vari tipi di tumore.
Parallelamente, in Europa sono in corso nuovi studi di fase III sul vaccino Bnt111 per il melanoma, che potrebbe ottenere l’autorizzazione alla commercializzazione entro pochi anni.
Principali risultati degli studi 2025 sui vaccini a mRna oncologici
| Studio | Tipo di tumore | Tecnologia | Risultati principali |
|---|---|---|---|
| Studio Bnt111 (Università Federico II – Pascale Napoli) | Melanoma avanzato | Vaccino a mRna “fisso” + cemiplimab | Tasso di risposta 18%; sopravvivenza a 24 mesi 47,8% |
| Studio Università della Florida – MD Anderson | Tumore al polmone e melanoma metastatico | Vaccino anti-Covid mRna | Sopravvivenza media aumentata da 20,6 a 37,3 mesi |
FAQ – Domande frequenti sui vaccini a mRna contro il cancro
Cos’è un vaccino a mRna “fisso”?
È un vaccino con sequenze standardizzate di RNA messaggero, più economico e rapido da produrre rispetto a quelli personalizzati.
Come agiscono i vaccini a mRna contro il tumore?
Forniscono istruzioni al sistema immunitario per riconoscere le cellule cancerose e distruggerle.
Che differenza c’è tra un vaccino anti-Covid e uno terapeutico oncologico?
La tecnologia è la stessa, ma cambia la finalità: nel cancro serve a potenziare l’immunità contro le cellule tumorali.
Sono sicuri?
Sì, entrambi gli studi confermano un’ottima tollerabilità, con effetti collaterali lievi e temporanei.
Quanto è durato lo studio sul melanoma?
Il follow-up medio è stato di 24 mesi, con tassi di sopravvivenza quasi raddoppiati rispetto agli standard precedenti.
Quando saranno disponibili questi vaccini?
I vaccini sono ancora in fase sperimentale, ma le prospettive cliniche indicano che i primi potrebbero arrivare entro pochi anni.
Potranno essere usati per altri tumori?
Sì, i ricercatori stanno già testando la tecnologia a mRna su altri tipi di cancro, come colon, pancreas e seno.
