Un nuovo studio italiano dimostra con chiarezza l’impatto positivo della vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV) sulla salute pubblica.
Pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Medicine, la ricerca, condotta presso il Centro MST dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, ha analizzato un arco temporale lungo oltre trent’anni – dal 1991 al 2022 – raccogliendo circa 9.800 casi di condilomatosi anogenitale.
I risultati parlano chiaro: dal 2013, anno in cui si è registrato il picco di diagnosi, i casi sono in costante calo. Questo soprattutto tra le giovani donne sotto i 24 anni, il primo gruppo a essere stato incluso nelle campagne vaccinali tra il 2007 e il 2008.
“La riduzione dei casi nelle ragazze dimostra quanto il vaccino sia efficace – sottolinea la dottoressa Alessandra Latini, responsabile del Centro MST – ma la sfida non è finita: serve un impegno concreto per aumentare l’adesione alla vaccinazione, in particolare tra i più giovani”.
Cos’è l’HPV e perché è così diffuso
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L’HPV (Human Papillomavirus) è un virus a trasmissione sessuale estremamente comune. Si stima che oltre l’80% della popolazione sessualmente attiva lo contragga almeno una volta nella vita.
Esistono oltre 200 ceppi di HPV, ma circa una dozzina sono considerati ad alto rischio oncogeno, perché in grado di provocare tumori, tra cui quello del collo dell’utero, dell’ano, della vulva, del pene e della gola.
Altri ceppi, definiti a basso rischio, non causano tumori ma possono provocare lesioni benigne come i condilomi anogenitali (verruche genitali), molto diffusi e spesso fonte di disagio psicologico e sociale. Anche se non sono pericolosi per la vita, i condilomi possono recidivare e richiedere trattamenti ripetuti.
Le conseguenze del Papillomavirus: dai condilomi ai tumori
L’HPV è responsabile del 99% dei casi di tumore del collo dell’utero, una delle principali cause di morte oncologica nelle donne tra i 30 e i 50 anni nei paesi a basso e medio reddito.
Ma i tumori HPV-correlati colpiscono anche uomini: si osservano in aumento i carcinomi orofaringei e anali, in parte legati ai cambiamenti nelle abitudini sessuali e alla scarsa consapevolezza sul virus.
La maggior parte delle infezioni da HPV si risolve spontaneamente, ma in alcuni soggetti può persistere e causare lesioni precancerose. Per questo la prevenzione è l’arma più potente che abbiamo: attraverso la vaccinazione e gli screening regolari, è possibile intercettare l’infezione prima che causi danni irreversibili.
Il vaccino HPV: efficace e sicuro per tutti
In Italia il vaccino HPV è gratuito per ragazze e ragazzi dal 12° anno di età, e viene somministrato in due dosi. È un vaccino preventivo, cioè non cura infezioni già in corso, ma protegge da una futura esposizione ai ceppi più pericolosi.
Studi clinici e dati real-world confermano che la vaccinazione riduce drasticamente i casi di infezione. Riduce condilomi e lesioni precancerose, e nel tempo porta a un abbattimento dell’incidenza dei tumori correlati.
Nonostante ciò, la copertura vaccinale resta lontana dagli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che punta al 90% entro il 2030.
I dati del Ministero della Salute (2023) evidenziano che solo il 45% delle ragazze e il 39% dei ragazzi dodicenni risultano vaccinati. Tra i quindicenni, le percentuali salgono, ma restano insufficienti per una protezione di comunità.
Un impegno per il futuro: promuovere la cultura della prevenzione
Lo studio del San Gallicano dimostra anche un profilo socio-comportamentale interessante. La maggior parte dei casi di condilomatosi riguarda uomini eterosessuali tra i 25 e i 34 anni.
Inoltre, tra coloro che si sono sottoposti al test, il tasso di positività all’HIV è del 4,4%, a dimostrazione della necessità di una prevenzione integrata. Deve comprendere educazione sessuale, vaccinazione e diagnosi precoce.
“Rafforzare la cultura della prevenzione significa proteggere non solo la salute individuale, ma anche quella collettiva”, ribadisce Maria Concetta Fargnoli, direttore scientifico dell’Istituto San Gallicano. Gli fa eco Livio De Angelis, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e dell’Istituto Dermatologico San Gallicano (IFO). “Gli studi confermano l’efficacia della vaccinazione e l’importanza della ricerca. Il nostro impegno è portare sempre più persone a conoscenza degli strumenti di protezione disponibili”.