Risultati positivi sono stati ottenuti a seguito della sperimentazione del farmaco salvavita TCS10 per il trattamento dello shock emorragico e post traumatico.
Lo ha confermato uno studio statistico dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) di Reggio Calabria e Roma (Cnr-Ifc).
L’uso del farmaco, durante i test controllati, aveva registrato l’azzeramento della mortalità da evento post traumatico e la diminuzione del 68% della necessità di trasfusioni.
Il meccanismo d’azione del farmaco salvavita TCS10
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La ricerca, pubblicata sulla rivista Military Medical Research, consiste in una rianalisi biostatistica dei parametri raccolti durante il progetto Stopshock. Progetto avviato nel 1989 con lo scopo di analizzare l’efficacia su base farmacologica delle melanocortine, un gruppo di ormoni derivati dalla proopiomelanocortina (POMC). Esse hanno proprietà di controllo immunometabolico nel trattamento dello shock emorragico e post traumatico.
Il meccanismo d’azione del farmaco salvavita TCS10 si basa sulla capacità di modulazione della condizione iper-infiammatoria che si scatena nel caso di shock emorragici o traumatici. Provocando, così, problemi di coagulazione con necessità di trasfusioni e aumentando il rischio di morte, sia immediata sia più tardiva. Ciò a causa del possibile malfunzionamento di più organi.
Nel 2012 la sperimentazione controllata del farmaco
La sperimentazione controllata di Fase 3 del farmaco è stata condotta nel 2012 da Health Ricerca e Sviluppo, società spin off dell’Università di Bologna. Quest’ultima detiene i diritti dell’intero progetto Stopshock.
La sperimentazione, finanziata per il Programma Nazionale di Ricerca Militare del Ministero della Difesa, aveva fornito ottimi risultati su un campione ristretto di utenti. Ovvero, su 100 soggetti in codice rosso ricoverati in chirurgia cardiovascolare di salvataggio. Il ricovero, effettuato presso la rete ospedaliera per la gestione delle grandi emergenze chirurgiche dell’Area Vasta di Romagna, aveva registrato l’azzeramento della mortalità osservata. Ed anche il contenimento dei biomarcatori per l’infiammazione.
Cnr-Ifc e Health Ricerca e Sviluppo hanno potuto validare i dati raccolti nel corso della sperimentazione controllata.
Affidabilità dei dati per gli effetti antishock del TCS10
L’analisi biostatistica e clinica dei dati originali ha confermato l’affidabilità e la robustezza dei dati per gli effetti antishock del TCS10. In particolare, si è osservato che il trattamento con TCS10 ha portato a una riduzione del 68% nella necessità di trasfusioni di sangue. Ciò per i pazienti critici con un’alta probabilità di morte. Necessità di trasfusione ridotta dall’azione del farmaco in grado di modulare la condizione iper-infiammatoria dei pazienti. Azzerato, inoltre, il tasso di mortalità.
Si è così verificato «un impatto significativo nel miglioramento delle condizioni di soggetti in situazioni molto gravi» ha dichiarato Giovanni Tripepi (Cnr-Ifc), coordinatore dello studio.
Il farmaco è utile in situazioni di emergenza di massa
L’uso del TCS10, un farmaco contenuto in una fiala di pochi grammi, si rivelerebbe particolarmente utile durante la chirurgia cardio-vascolare di salvataggio nel contesto ospedaliero. Ed anche in situazioni di emergenza di massa.
«Grazie alla sua capacità di ridurre la necessità di trasfusioni di sangue – ha proseguito Tripepi – il suo impiego contribuirebbe a una significativa diminuzione dei costi sanitari. Inoltre, la stabilità del farmaco a temperature estreme semplificherebbe senza dubbi la logistica di trasporto. Ma pure la gestione della catena del freddo per i dispositivi medici, rendendolo ancora più efficace nelle situazioni critiche. Come ad esempio disastri ambientali ed emergenze di tipo civile e militare».
Fonte: CNR