Troppe spese per la terapia del tumore al seno non sono coperte dal Sistema Sanitario Nazionale.
La difficoltà economica che investe chi viene colpito dal cancro è un dramma che coinvolge migliaia di donne oncologiche. Oltre a dover affrontare il calvario della malattia, si trovano spesso senza una fonte di reddito, magari per aver perso il posto di lavoro.
I dati dei decessi sono allarmanti: ogni anno in Italia muoiono circa 12.000 donne a causa del tumore al seno nonostante i progressi fatti negli ultimi anni sul versante della prevenzione.
Un convegno per rompere il silenzio su tumore e problemi economici
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Presso il Rome Convention Center “La Nuvola“, nell’ambito della mostra fotografica del decennale di “Women for Women against Violence” si è svolta la tavola rotonda “Come la tossicità economica influenza la qualità della vita nelle donne con tumore al seno.”
Moderata da Gianni Todini, Direttore di Askanews, l’incontro ha coinvolto rappresentanti delle istituzioni, del mondo sanitario, accademico e finanziario in un confronto trasversale e urgente.
“Per 12 lunghi anni ho vissuto una doppia violenza” – ha affermato Donatella Gimigliano aprendo i lavori – “quella del cancro al seno che ha colpito me e la mia famiglia, e quella, forse ancor più feroce, della tossicità economica. Lo Stato, che avrebbe dovuto proteggermi, non mi ha dato respiro. Racconto la mia storia per rompere il silenzio su una realtà che riguarda troppe donne invisibili, lasciate sole nella devastazione”.
Un quadro ancora più agghiacciante se consideriamo la recente bocciatura milionaria del Mef per il fondo prevenzione del tumore al seno.
Le donne oncologiche si trovano letteralmente ad annaspare economicamente
Simona Loizzo, membro dell’Intergruppo Parlamentare sul Tumore al Seno, ha posto l’attenzione su diversi aspetti ancora trascurati: “L’accesso rapido ai farmaci oncologici fondamentali, il diritto alla ricostruzione, il sostegno alle donne libere professioniste colpite dal cancro che non riescono ad accedere al microcredito. Troppe spese per la terapia non sono coperte dal Sistema Sanitario Nazionale e spesso si perde anche il lavoro. Sono pronta a raccogliere proposte concrete da portare in Parlamento”.
“Il nostro Istituto ha come obiettivo primario quello di sostenere le donne affinché possano affrontare il percorso oncologico con fiducia” – ha spiegato Valeria Vittimberga, Direttore Generale INPS – “La nostra sensibilità verso le persone oncologiche è molto forte, e la malattia non può diventare un ostacolo alla realizzazione personale”.
Sul fronte sanitario, il Professor Lucio Fortunato, direttore della Breast Unit dell’Ospedale San Giovanni, ha sottolineato che: “La malattia tocca aspetti profondi come l’autonomia economica. Le spese sono ingenti, fino a 1000 euro a trimestre, e l’80% riguarda cure parasanitarie. Il 14% delle pazienti ha visto il proprio reddito dimezzato. Non possiamo ignorare questa realtà”.
Alcune proposte
Sul fronte del credito, Riccardo Graziano, Segretario Generale dell’Ente Nazionale per il Microcredito, ha illustrato alcuni progetti già avviati: “Da 2 anni a questa parte l’ENM, e in particolare il CdA con l’Avv. Rosaria Mustari, sta approfondendo questi temi per avviare nuovi progetti di finanziamento in favore delle donne afflitte dalla patologia oncologica e dalla tossicità finanziaria. Vogliamo aprire un tavolo operativo con il governo per rendere questi strumenti accessibili in tempi brevi”.
Cosimo Damiano Capolupo, Vice direttore Generale Banca Popolare del Lazio, ha sottolineato che: “È una forma di responsabilità sociale che può incidere realmente”.
Giorgio De Toma, Comitato Scientifico LILT ha rilevato che: “Serve invece un deciso rafforzamento del Sistema Sanitario Nazionale, con un’attenzione specifica per le donne oncologiche in difficoltà economica”.
Antonio Tomassini, Associazione Iniziativa Parlamentare per la Salute, ha proposto: “una unità operativa che tenga insieme salute ed economia con tavoli decisionali partecipativi. Le disparità regionali restano un problema serio”.
Flash mob, le donne delle Associazioni: “non siamo un numero“
Francesca Rovera, Preside Scuola di Medicina Università dell’Insubria, ha offerto una visione clinica integrata: “non dobbiamo guardare solo alla sopravvivenza. La personalizzazione della cura, la multidisciplinarietà e il lavoro in rete tra sanitari, istituzioni e terzo settore sono essenziali”.
A prendere posizione, anche se a distanza, è Svetlana Celli, Presidente dell’Assemblea Capitolina, con un messaggio forte e deciso: “Dobbiamo intervenire offrendo un sostegno concreto alle donne che si trovano ad affrontare la tossicità economica legata alla malattia e agire in modo trasversale”.
Un momento particolarmente toccante ha visto tutte le donne delle associazioni si sono rese protagoniste in un flashmob improvvisato. Hanno sollevato un cartello semplice, ma potentissimo: “Io non sono un numero”.