Fa troppo caldo: non ci sono le condizioni di sicurezza e le guide alpine della Valle d’Aosta hanno deciso di sospendere le salite sulle cime. Le montagne sono aperte ma sono in piena crisi climatica e lo scopo delle guide alpine è dare il buon esempio a tutti. “In questi giorni non ci sono le condizioni di sicurezza per la scalata – ha detto il presidente delle guide Laurent Nicoletta al quotidiano La Stampa. “Non si può arrivare in vetta al Cervino dal versante italiano”. A 3500 metri si dorme senza coperte e con le finestre aperte; nel pomeriggio ci sono 14 gradi e il sole batte senza sosta. I rischi più grossi sono la caduta improvvisa di pietre e l’assottigliamento delle nevi che fanno da ponte sui crepacci.
La decisione delle guide valdostane segue in ordine temporale la chiusura dello Stelvio, per lo stesso motivo, e della Marmolada dopo l’incidente che con il crollo di un seracco si è trasformato in tragedia.
Pochi giorni fa, il 18 luglio, ha chiuso i battenti anche il rifugio Gonella sul Monte Bianco, perché le scorte di acqua sono finite. L’approvvigionamento arrivava da un nevaio 100 metri più su, che però si è ritirato; la causa, un inverno con poca neve e una primavera troppo calda. La questione climatica non è più rinviabile. La montagna “chiude” un mese prima rispetto al solito (metà agosto), che era già troppo presto. Sospese le escursioni anche sul Dente del Gigante e sulla cresta di Rochefort.
Manca l’acqua per il troppo caldo? Bando Cai per i rifugi
Il Cai – Club alpino italiano – ha stanziato 300mila euro per favorire interventi di approvvigionamento di acqua e per il contenimento dei consumi idrici nei propri rifugi. La montagna sta vivendo un periodo nero a causa della crisi climatica e del troppo caldo stagionale.
“Incrementare la resilienza dei rifugi del Cai in relazione alla generale contrazione delle riserve idriche in quota; attuare misure concrete ed efficaci nel breve e medio periodo in risposta al cambiamento climatico; garantire il presidio territoriale e la ricettività montana sul territorio nazionale”. Questi gli obiettivi del bando Cai. Si potrà partecipare fino al 31 ottobre 2022. Beneficiarie dei fondi, le sezioni del Cai proprietarie di rifugi (categorie B, C, D, E) non allacciati agli acquedotti pubblici. Il tetto massimo per i contributi è di diecimila euro a rifugio e cinquantamila euro a sezione. I fondi copriranno l’80% delle spese sostenute (e debitamente documentate) per accumulare e gestire al meglio le risorse idriche in quota tra il 01/01/2022 e il 31/10/2022. Il bando e il modulo disponibili sul sito del Cai nazionale.
“Con questo bando intendiamo supportare le nostre Sezioni e i rifugisti per evitare il più possibile il rischio di chiusure anticipate causate dalla scarsità idrica, pensando anche agli anni a venire. I nostri rifugi – ha affermato il presidente del Cai, Antonio Montani – devono poter continuare a svolgere la propria funzione di presidio della montagna. I rifugisti danno abitualmente consigli sulle condizioni di sentieri, vie e sulla situazione meteorologica, e i rifugi in molti casi fungono da base per eventuali operazioni di soccorso. Il nostro bando vuole inoltre sostenere chi ha scelto di lavorare sulle Terre alte con iniziative imprenditoriali caratterizzate da una forte motivazione alla vita in montagna, nel rispetto della sua natura, della sua storia e della sua cultura”.