Un recente studio di Cribb et al. ha gettato luce sulla correlazione tra la regolarità del sonno e il destino stesso della nostra esistenza.
Risultato? Modelli sonno-veglia irregolari sono stati collegati a un rischio più elevato di mortalità generale e persino a un aumento delle probabilità di malattie cardiovascolari e cancro.
Scopriamo come il semplice atto di chiudere gli occhi potrebbe racchiudere il segreto della longevità
Sonno: elisir di lunga vita
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Il sonno, un viaggio misterioso che ognuno intraprende ogni notte, cela segreti che sfidano la nostra comprensione. È un atto apparentemente semplice ma carico di potere, in grado di plasmare la nostra salute e il nostro destino in modi sorprendenti.
Non è solo una questione di “andare a letto presto e alzarsi presto“, come affermava saggiamente Benjamin Franklin.
Il ritmo sonno-veglia è il guardiano del nostro equilibrio biologico, frutto del lavoro straordinario del nostro orologio interno.
Quando il sonno viene interrotto
Studi limitati sui lavoratori soggetti a turni, suggeriscono l’impatto negativo delle interruzioni del ritmo sonno-veglia, ma cosa accade realmente al nostro corpo quando scambiamo la notte con il giorno e viceversa?
La luce e l’oscurità, influenzano non solo il sonno ma una serie di processi vitali nel nostro corpo. Questo è certo.
La chiave per sbloccare il mistero potrebbe giacere dunque nel delicato equilibrio del nostro orologio biologico, in cui il sonno gioca un ruolo di grande importanza. Dormire non vuol dire soltanto riposare, è un processo complesso in cui il nostro corpo si rinnova, le cellule si riparano e rigenerano, la memoria si consolida. Tutti fattori che ci consentono di prepararci ad affrontare le sfide del giorno successivo, in maniera vincente. Ma veniamo allo studio.
“Il segreto mortale: il misterioso legame tra ninna e longevità”
L’epica ricerca condotta da Matthew Pase, Andree-Ann Baril e una squadra di “visionari” della Monash University di Melbourne (Australia), ha dato vita a un’odissea scientifica senza precedenti.
Gli audaci studiosi hanno abbracciato la tecnologia e, grazie a un “accelerometro”, dispositivo simile a un orologio, hanno coinvolto, oltre 106.000 partecipanti nel Regno Unito, in un viaggio alla scoperta dei segreti del sonno.
Per sette giorni consecutivi, l’accelerometro ha registrato ogni singolo movimento, ogni transizione tra la veglia e il sonno. Risultato?
SRI: uno strumento “predittivo”
L’indice Sleep Regularity Index (SRI), capace di decifrare la coerenza dei cicli sonno-veglia, ha rivelato, non solo la qualità del sonno, ma ha tracciato un percorso verso la longevità stessa.
Insomma, SRI non è solo un indice, è il filo conduttore tra la vita e la morte, “una stima della probabilità di ritrovarsi nello stesso stato, sia esso di veglia o di sonno, in due punti temporali separati da 24 ore” – si legge sulla rivista E-Life.
Quanto alla lettura dei dati dell’SRI, valori più elevati indicano una regolarità del sonno che potrebbe detenere la chiave per sfidare il destino.
Ecco la svolta spettacolare: i dati raccolti non hanno solo dipinto il ritratto di sonni tranquilli o agitati, ma hanno tracciato una mappa sinistra, indicando chi ha sperimentato il sonno regolare e chi ha vagato nelle lande oscure dell’irregolarità. E i risultati sono stati stupefacenti.
I ricercatori hanno collegato con certezza la regolarità del sonno con un oscuro destino: la mortalità stessa. Durante un periodo di follow-up medio di 7,1 anni, si è assistito a un tragico destino per 3.010 partecipanti, di cui 1.701 sono stati vittime di tumori e 616 di malattie cardiovascolari.
Ma qui giace il segreto rivelato: coloro che sperimentavano un sonno regolare, il 5% più alto in termini di Sleep Regularity Index (SRI), avevano una mortalità ridotta del 10% per tutte le cause. Di contro, è emerso un tasso di mortalità pari al 53% in coloro i quali avevano un SRI più basso del 5%.
Risultati coerenti con altri studi
Ciò che rende ancora più affascinante questa scoperta è la sua coerenza con ricerche simili condotte altrove nel mondo. Negli Stati Uniti e in Giappone, studi paralleli hanno evidenziato un legame tra regolarità del sonno e mortalità, anche se con campioni di dimensioni diverse o considerando la regolarità del riposo auto-riferita.
Si è riscontrata inoltre un’incidenza maggiore dell’apnea notturna in quanti soffrono di insonnia.
Ancora più interessante è il potenziale di manipolare questo aspetto del sonno. Uno studio sull’associazione dell’intero genoma per i tratti del sonno, ha suggerito che la regolarità del sonno potrebbe essere meno determinata geneticamente rispetto ad altri aspetti, aprendo la porta a possibili interventi che potrebbero plasmare il nostro destino con una semplice modifica dei nostri schemi sonno-veglia. Promuovere la cultura del sonno è dunque un fattore che si può apprendere?
Promuovere la “cultura del nanna”
La terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia abbraccia da tempo questa tesi. Il nuovo studio tuttavia si spinge oltre. Esso sottolinea l’importanza di promuovere la regolarità del sonno addirittura come una forma di intervento di salute pubblica.
La ricerca suggerisce infatti che l’incremento della regolarità del ninna potrebbe essere un mezzo per ridurre il rischio di malattie croniche e persino di morte prematura.
È una prospettiva sorprendente, un potenziale intervento di salute pubblica che potrebbe cambiare il corso delle nostre esistenze.
Fonti
ELife-Sleep Regularity and Mortality: A Prospective Analysis in the UK BiobankeLife12:RP88359https://doi.org/10.7554/eLife.88359.2
- Lachlan Cribb
- Ramon Sha
- Stephanie Yiallourou
- Natalie A Grima
- Marina Cavuoto
- Andree-Ann Baril
- Matthew P. Pase