Smart working o lavoro in presenza questo il dilemma?  

Una nuova ricerca ha evidenziato che gli scienziati che lavorano in presenza sono più produttivi in termini di idee e scoperte “dirompenti”. Sarà vero?

Smart…non proprio

Smart working o in presenza?

Lo smart working, soprattutto a seguito dello scoppio della Pandemia COVID-19 ha preso sempre più piede, anche tra chi opera nel campo della scienza e della ricerca. Le aziende possono risparmiare sul costo del lavoro, sulle utenze, sugli affitti, i lavoratori, di contro, possono comodamente svolgere le loro mansioni da casa, senza stress

Tutti felici insomma. Eppure, una nuova ricerca ha svelato che, in termini di produttività e creatività, scambiarsi le idee, confrontarsi attraverso un brainstorming faccia a faccia, invece che da una chat, abbia un vantaggio significativo nel produrre idee davvero rivoluzionarie.

 A sostenerlo, Carl Frey, economista dell’Università di Oxford e mentore di questa nuova rivelazione.

 «I team che si stringono la mano, condividono gli stessi spazi e forse persino le stesse pizze hanno più probabilità di sbalordirci con scoperte rivoluzionarie»– sostiene Frey. In sostanza, le idee rivoluzionarie potrebbero scaturire da una buona battuta fin dalla pausa caffè del mattino? Se lo dice Frey…

Di contro, sempre secondo le scoperte di Frey, le collaborazioni da remote, non sembrano avere sortito ad oggi gli effetti sperati. Anzi, dal punto di vista della ricerca, “la produttività è in declino”, avverte con tono drammatico. Ma cerchiamo di comprendere meglio come si è arrivati a questa scoperta.

Cari amici vicini e lontani

Dietro a questa tesi, che a prima vista può sembrare strampalata, ci sono dei numeri: 20 milioni di articoli di ricerca pubblicati dal 1960 al 2020 e 4 milioni di domande di brevetto dal 1976 al 2020.

I ricercatori hanno spulciato affiliazioni, collaborazioni e hanno dato una sbirciatina anche alle citazioni, dando loro il famoso punteggio D. Più questo punteggio si avvicinava all’1, più l’articolo era definito “dirompente.

Risultato? Come volevasi dimostrare, i punteggi più alti erano stati ottenuti da chi lavorava in presenza, mentre chi restava isolato nelle quattro mura domestiche non approdavav a “scoperte dirompenti”.

Dubbi, perplessità e perle di saggezza

Marina Schröder, economista dell’Institute of Economic Policy di Monaco, ha poi lanciato la sua perla di saggezza: non esiste la soluzione magica quando si tratta di lavoro da remoto.

C’è, insomma, una specie di misteriosa formula chimica che fa sì che le idee siano migliori quando ci si guarda negli occhi.

Sarà vero? Forse questa ricerca è solo l’inizio di una nuova era di scoperte dirompenti a distanza ravvicinata. Non resta che rimanere connessi e scoprire cosa ci riserva il futuro!

Fonti

Nature 624, 20 (2023)

doi: https://doi.org/10.1038/d41586-023-03618-x