Oltre la metà degli annegamenti in piscina riguarda i bambini fino a 12 anni. È quanto emerge dal secondo Rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione. In occasione della sua prossima pubblicazione, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) lancia, insieme a 9 Regioni, un video con i consigli per i genitori. Questi ultimi, in molti casi commettono errori nella sorveglianza basandosi su false convinzioni.
«Instaurare un corretto rapporto con l’acqua è fondamentale per la crescita dei nostri bambini. Con alcune attenzioni si possono ridurre i rischi che inevitabilmente sono connessi a questo elemento», afferma Andrea Piccioli, Direttore Generale dell’ISS.
I dati sugli annegamenti annui dei bambini
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In Italia muoiono ogni anno per annegamento in media circa 328 persone di tutte le età.
Dal 2017 al 2021 (dati Istat), sono morte per annegamento 1642 persone. Di queste, il 12.5% (ovvero 206) aveva un’età dagli 0 ai 19 anni. Si tratta di circa 41 decessi ogni anno che riguardano bambini o ragazzi adolescenti.
I casi aumentano con l’aumentare dell’età, anche se non in maniera lineare (la fascia di età 1-4 anni presenta più casi di quella 5-9 anni). Gli adolescenti coprono il 53.4% di tutti gli annegamenti da 0 a 19 anni.
Nella quasi totalità dei casi, il bambino – che non sa nuotare – annega perché cade in acqua sfuggito all’attenzione dei genitori. O finisce, giocando, nell’acqua fonda.
Anche le piscine domestiche hanno contribuito a elevare il numero di incidenti e di annegamenti. Qui, il 53% degli annegati riguarda bambini fino a 9 anni.
Gli errori e le false credenze sulla possibilità di annegamento
Un bambino caduto in acqua, scomparirà dalla vista entro 20 secondi.
Una delle cause più comuni di annegamento infantile è proprio la mancata o inadeguata supervisione da parte degli adulti.
In uno studio compreso nel rapporto, molti genitori hanno ammesso che mentre sorvegliavano il loro bambino vicino all’acqua parlavano con altri (38%). O erano impegnati a sorvegliare un altro bambino, oppure occupati a leggere (18%), a mangiare (17%) e/o a parlare al telefono (11%).
Tra i genitori di bambini tra 0 e 12 anni quasi la metà (48%) credeva erroneamente che avrebbero sentito rumori e schizzi. Oppure che avrebbe sentito piangere il loro bambino se si fosse trovato in difficoltà in acqua. Il 56% credeva che un bagnino, se presente, fosse la persona principale responsabile della supervisione del proprio bambino. Il 32% ha riferito di aver lasciato il proprio bambino completamente incustodito in una piscina per 2 minuti o più.
Come limitare gli incidenti, la campagna di ISS e Regioni
Durante la stagione estiva, è fondamentale, per chi va al mare, al lago o in piscina, seguire alcuni consigli per prevenire gli annegamenti. Un video realizzato in collaborazione con Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia fornisce importanti suggerimenti a tutti.
Ecco i principali:
- Immergersi preferibilmente in acque sorvegliate dove è presente personale qualificato in grado di intervenire in caso di emergenza.
- Evitare di immergersi in caso di mare mosso.
- Osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei sorveglianti.
- Sorvegliare sempre in maniera continuata i bambini in acqua o in prossimità di un qualsiasi specchio d’acqua, soprattutto nelle piscine domestiche o private.
- Evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole.
- Non tuffarsi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.