Sanità (Foto free di Antonio Corigliano da Pixabay)

La decisione di ridurre le risorse destinate ai farmaci innovativi accende il dibattito nel mondo della sanità italiana. Secondo numerose società scientifiche, il taglio previsto nella prossima Legge di Bilancio potrebbe avere conseguenze rilevanti sull’accesso alle cure. In particolare per i pazienti oncologici e per chi necessita di terapie ad alta complessità.

A lanciare l’allarme è il Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari (FoSSC). Questa riunisce oltre settanta realtà scientifiche nazionali. Al centro delle preoccupazioni c’è la riduzione di 140 milioni di euro del fondo destinato ai farmaci innovativi. Una scelta che rischia di compromettere l’introduzione e la continuità delle cure più avanzate.

Un taglio che pesa sul sistema sanitario

Secondo gli esperti, la riallocazione delle risorse – destinata in parte a coprire l’aumento della spesa farmaceutica ospedaliera – non sarebbe sufficiente a compensare un disavanzo strutturale che già oggi supera diversi miliardi di euro. Il risultato potrebbe essere un rallentamento nell’accesso a trattamenti salvavita, in particolare in ambito oncologico, dove l’innovazione terapeutica procede a ritmi molto rapidi.

Il rischio, spiegano i rappresentanti delle società scientifiche, è che le strutture sanitarie si trovino costrette a fare scelte sempre più restrittive, con inevitabili ripercussioni sui pazienti e sulla qualità dell’assistenza.

Terapie in ritardo e disuguaglianze crescenti

Un altro nodo critico riguarda i tempi di accesso ai nuovi farmaci. In Italia, il percorso che porta un medicinale dall’autorizzazione europea all’effettiva disponibilità nei reparti ospedalieri risulta ancora troppo lungo. In molti casi, possono trascorrere anni prima che una terapia innovativa diventi realmente fruibile per i pazienti, con forti differenze tra una regione e l’altra.

A questo si aggiunge la carenza di personale sanitario e la difficoltà nel trattenere medici e infermieri nel sistema pubblico, anche a causa di retribuzioni considerate poco competitive e carichi di lavoro sempre più pesanti.

Una sanità sotto pressione

Secondo le valutazioni espresse dal mondo scientifico, l’attuale impostazione rischia di aggravare ulteriormente le criticità già esistenti: liste d’attesa sempre più lunghe, pronto soccorso in sofferenza e crescente ricorso alla spesa sanitaria privata da parte delle famiglie.

Le cifre parlano di un aumento costante della spesa “out of pocket”, che grava direttamente sui cittadini e che rappresenta un segnale di indebolimento dell’universalità del Servizio sanitario nazionale.

L’appello al Governo

Le società scientifiche chiedono al Governo un ripensamento complessivo delle politiche sanitarie, con investimenti strutturali in grado di garantire l’accesso equo alle cure, sostenere l’innovazione terapeutica e valorizzare il personale sanitario. Senza interventi correttivi, avvertono, il rischio è quello di compromettere la sostenibilità del sistema e di ampliare ulteriormente le disuguaglianze nella tutela della salute.

Un appello che punta a riportare la sanità pubblica al centro dell’agenda politica, prima che i tagli producano effetti irreversibili su pazienti e operatori.

Fonte: Ansa