In questa guida parliamo di risarcimento del danno, di come funziona e di come ottenerlo. Il risarciemnto del danno è revisto sia nella responsabilità civile che nel penale, secondo quanto stabilito dalla legge.
Tutte le vittime di esposizione ad agenti patogeni che hanno contratto una malattia in seguito all’esposizione dannosa sul posto di lavoro hanno diritto al risarcimento integrale dei danni subiti. Essi, come vederemo in seguito, comprendono diverse tipologie che devono essere tutte risarcite.
Anche i famigliari superstiti, in caso di decesso della vittima, hanno diritto al risarcimento integrale dei danni subiti dal defunto, oltre al risarcimento di quelli subiti iure proprio.
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto e il Dipartimento Vittime del Dovere offrono l’assistenza legale gratuita per ottenere tutti gli indennizzi e i benefici connessi alla malattia professionale o causa di servizio e il risarcimento dei danni.
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Risarcimento del danno nel penale e nel civile
Indice dei contenuti
Nella responsabilità civile, disciplinata dall’articolo 2043 del codice civile, si prevede il risarcimento del danno causato dalla violazione del dovere di non ledere gli interessi altrui (neminem laedere).
Tale risarcimento riguarda sia il danno patrimoniale, che consiste nella diminuzione del patrimonio e comprende il danno emergente (spese effettivamente sostenute) e il lucro cessante (perdita di opportunità), sia il danno non patrimoniale, che riguarda la lesione di interessi costituzionalmente protetti.
In caso di reato e conseguente procedimento penale, è possibile costituirsi parte civile e ottenere un risarcimento dei danni.
Il risarcimento dei danni è regolato nel diritto penale dall’articolo 185 del codice penale e dall’articolo 76 del codice di procedura penale.
I rapporti tra azione civile nel processo penale e procedimento ordinario sono disciplinati dall’articolo 75 del codice di procedura penale. Pertanto, è possibile agire sia in sede civile che in sede penale quando un fatto costituisce un reato e vi è un procedimento in corso.
Il risarcimento del danno nel penale per illecito civile
Tutti i reati, integrando un delitto, o una contravvenzione, provocano danni alla persona offesa. In alcuni casi la persona offesa da reato non coincide con il danneggiato. Oppure il reato può provocare danni anche a chi non è persona offesa del reato. Si pensi all’infortunio sul lavoro mortale: provoca danno ai familiari della vittima, anche se la persona offesa del reato di omicidio colposo è il deceduto.
Tutti i reati costituiscono un illecito anche dal punto di vista civilistico. Ciò non sempre, perchè ci potrebbero essere dei reati che non provocano dei danni di natura materiale o morale. Si pensi al possesso di chiavi alterate che è reato senza danno. Il furto invece è un reato con danno immanente. In ogni caso, in quasi tutte le occasioni, i reati provocano dei danni, e quindi si pone il tema del risarcimento del danno nel penale.
Principale differenza tra risarcimento e indennizzo: qual è?
Qual è la differenza tra indennizzo e risarcimento del danno? Il risarcimento del danno, come già detto, riguarda le condotte illecite e implica la riparazione del danno subito. L’indennizzo, d’altro canto, si applica al di fuori delle condotte che violano la legge.
In secondo luogo, mentre il risarcimento mira a ripristinare la situazione precedente al danno, l’indennizzo ha una funzione riparatoria che non è necessariamente legata all’entità del pregiudizio.
Quando è previsto l’indennizzo? Il codice civile, all’articolo 2045, stabilisce che se un individuo compie un’azione dannosa per salvare se stesso o altri da un grave e inevitabile danno, il danneggiato ha diritto a un indennizzo a titolo di giusta compensazione, la cui quantità è determinata dal giudice.
Un altro caso in cui la legge prevede l’indennizzo riguarda l’espropriazione per pubblica utilità. In questo caso, il criterio per determinare l’ammontare dell’indennizzo è stabilito dalla legge.
Un illecito civile si verifica quando si viola una norma di diritto civile. Il soggetto responsabile di un illecito è tenuto a risarcire solo se la sua condotta è la causa diretta dell’evento dannoso. In altre parole, deve esistere un nesso causale tra il comportamento e il danno.
Tipologie di danno e risarcimento: il danno patrimoniale
Il danno patrimoniale riguarda la lesione di interessi finanziari ed economici. Può consistere sia in una perdita effettiva di beni o denaro (noto come “danno emergente”), sia nella mancata guadagni derivanti da un’azione dannosa (noto come “lucro cessante”).
È importante distinguere tra la perdita generica e specifica della capacità di lavoro:
- la perdita generica della capacità lavorativa riguarda le difficoltà a svolgere qualsiasi occupazione lavorativa, indipendentemente da specifiche qualifiche o condizioni.
- la perdita specifica della capacità lavorativa si riferisce alle difficoltà nel continuare a svolgere un lavoro specifico, il che può comportare una perdita futura di reddito.
Danno emergente e lucro cessante: cosa sono?
Il danno emergente è un danno immediato che si verifica con la diminuzione del patrimonio causata dall’azione illecita. Include la perdita economica dovuta a un adempimento mancante, inesatto o ritardato. , le spese sostenute per correggere errori nella prestazione, la temporanea impossibilità di godere di un bene e i danni alle persone o ai beni.
Il lucro cessante si riferisce al mancato guadagno finanziario dovuto a un’azione dannosa o all’inadempimento di un obbligo contrattuale. Riguarda un beneficio che il danneggiato non ha effettivamente ottenuto a causa del comportamento lesivo o dell’inadempimento. Può anche includere la perdita delle opportunità di guadagno.
La prova del lucro cessante richiede una dimostrazione rigorosa della sua esistenza concreta, basata su prove oggettive e con un grado di probabilità elevata.
Il danno non patrimoniale: cos’è?
Il danno non patrimoniale comprende tutti quei danni che non possono essere immediatamente quantificati e che coinvolgono la sfera psicofisica della persona. Ovvero sofferenza interiore, invalidità fisica e psichica, deterioramento della qualità della vita.
Rientrano in questa categoria:
- danno biologico;
- morale;
- danno esistenziale.
Questi ultimi due non sono categorie autonome e separate, ma richiedono un’analisi separata per una corretta identificazione.
Come funziona il risarcimento del danno non patrimoniale?
La sentenza numero 9283/2014 della Corte di Cassazione offre una chiara definizione del danno non patrimoniale inflitto a una persona:
“Il concetto di danno non finanziario riguarda situazioni in cui vengono lesi gli interessi personali di un individuo, senza alcuna rilevanza economica o valore di scambio, e assume una natura composita. Si articola in una serie di aspetti (o categorie) con funzione puramente descrittiva (come il danno alla vita sociale, il danno esistenziale, il danno biologico, ecc.).
Quando queste categorie si verificano contemporaneamente, è necessario tenerne conto in modo unificato durante il processo di calcolo del risarcimento, al fine di evitare duplicazioni dei compensi.
Tuttavia, il giudice ha l’obbligo di considerare tutte le specifiche modalità con cui si manifesta il danno non finanziario in ogni caso specifico, personalizzando così la determinazione del risarcimento” (Cassazione numero 21716/2013; numero 1361/2014; S.U. numero 26972/2008).
In base a una interpretazione orientata costituzionalmente dell’articolo 2059 del Codice Civile, il danno non patrimoniale costituisce una categoria ampia, che include non solo il cosiddetto danno morale, ma anche qualsiasi situazione in cui si verifichi un’ingiusta lesione di un valore intrinseco della persona.
Tuttavia, questa lesione deve superare una soglia minima di tollerabilità (richiedendo che la vittima tolleri intrusioni minime nella sua sfera personale, come previsto dall’articolo 2 della Costituzione).
Inoltre, il danno non deve essere futile e non può consistere in semplici disagi o fastidi (Cassazione numero 26972/2008; numero 4053/2009). Questo tipo di danno deve essere risarcito non solo nei casi previsti dalla legge ordinaria, ma anche quando viene leso un interesse protetto dalla Costituzione, a cui deve essere garantita una compensazione minima (Cassazione numero 15022/2005).
Danno biologico: cos’è e quando si verifica
Il concetto di danno biologico, o danni alla salute, è definito nell’articolo 139, paragrafo 2, del Codice delle assicurazioni private (modificato dalla legge numero 2085/2015). Questo articolo si applica a tutte le situazioni in cui una persona subisce danni alla salute a causa di comportamenti illeciti altrui, anche in caso di lesioni lievi (inferiori al 9% di invalidità) causate da incidenti stradali.
Il danno biologico è descritto come “la lesione temporanea o permanente dell’integrità psicofisica di una persona, valutabile attraverso perizia medico-legale, che incide sulla sua vita quotidiana e sulle dinamiche delle relazioni personali, indipendentemente dalle eventuali ripercussioni sulla sua capacità di guadagnare.”
La vittima dell’amianto, soprattutto nei casi di patologie come il mesotelioma, il cancro ai polmoni e l’asbestosi, subisce un danno biologico pari al 100%, con prognosi di esito infausto.
In questo caso, si parla di danno biologico terminale, il quale prevede un risarcimento integrale.
Danno biologio: come si calcola e Tabelle di Milano
Per calcolare il danno biologico, occorre considerare che vi sono due componenti: una di natura psicofisica e l’altra che influisce sulle attività relazionali del soggetto.
La valutazione e la liquidazione del danno biologico seguono criteri diversi a seconda della gravità delle lesioni. Le lesioni più gravi, con un grado di invalidità superiore al 9%, vengono valutate utilizzando le tabelle del Tribunale di Milano, valide su tutto il territorio nazionale.
La recente sentenza della Corte di Cassazione civile, Sezione III, numero 7766 del 20 aprile 2016, stabilisce che in caso di lesioni causate da incidenti stradali, il risarcimento del danno biologico può essere incrementato fino al 30% rispetto alle norme standard di risarcimento.
Il danno biologico deve essere valutato caso per caso, poiché un determinato tipo di danno può influire in misura diversa sugli aspetti relazionali di un individuo rispetto a un altro.
Il calcolo basato sulle tabelle di Milano considera la percentuale di invalidità e l’età della vittima con personalizzazione dell’entità del risarcimento, secondo le SS.UU. 26972/2008. L’importo dovuto deve essere calcolato in modo equo, tenendo conto della personalizzazione (articoli 1226 e 2056 del Codice Civile).
Danno morale: cos’è e come si calcola
Il danno morale, consistente nella sofferenza interiore soggettiva, rientra nella categoria del danno non finanziario. Le Sezioni Unite della Cassazione lo definiscono come “la sofferenza morale, senza ulteriori connotazioni in termini di durata, integra il pregiudizio non finanziario.”
Il calcolo del danno morale varia a seconda della presenza o meno di un danno biologico. Quando c’è un danno biologico superiore al 3%, il danno morale di solito viene risarcito automaticamente.
In assenza di lesioni fisiche, la vittima deve fornire prove concrete del danno morale subito, e il giudice stabilisce una somma congrua secondo il criterio dell'”equità.”
Danno esistenziale: cos’è e come si calcola
La valutazione e la liquidazione del danno esistenziale avvengono quando una persona subisce lesioni gravi che compromettono significativamente la sua vita relazionale e sociale. Tuttavia, questo tipo di pregiudizio non può essere determinato attraverso una perizia medico-legale e richiede che la vittima dimostri in modo tangibile il pregiudizio subito.
Differisce quindi dal danno morale perché è concreto e visibile. Coinvolge la perdita della capacità di svolgere attività quotidiane.
La sentenza numero 336 del 13 gennaio 2016 della Cassazione esclude l’autonomia risarcitoria del danno esistenziale. Afferma infatti che eventuali pregiudizi derivanti dalla lesione di interessi della persona sono già risarcibili in base all’articolo 2059 del Codice Civile. Quindi, la liquidazione di un ulteriore danno esistenziale comporterebbe una duplicazione dei risarcimenti.
Danna tanatologico e risarcimento: è applicabile?
Infine, il danno tanatologico è il danno causato dalla sofferenza subita dal defunto prima di morire a causa di lesioni fisiche derivanti da un’azione illecita di terzi. Tuttavia, questa categoria di pregiudizio è oggetto di dibattito, e alcuni giuristi richiedono il suo riconoscimento.
Esso consiste nella perdita del bene vita e può essere riconosciuto solo se la morte avviene senza un apprezzabile lasso di tempo tra la lesione e la morte stessa. In tal caso, si presume che la morte sia il risultato esclusivo della lesione subita.
Il danno biologico terminale: cos’è e come si calcola
Il danno biologico terminale deve essere liquidato come invalidità assoluta temporanea. Per il calcolo, si considerano le tabelle di danno biologico del Tribunale di Milano, insieme alla personalizzazione in base all’entità e all’intensità del danno, con un importo di circa € 1.000,00 per ogni giorno di durata dell’agonia.
Il danno catastrofale: cos’è e quando si applica
Per danno catastrofale si intende la sofferenza provata dalla vittima a causa della consapevolezza della gravità della malattia correlata all’amianto contratta, che porterà alla sua morte.
Questo tipo di danno è considerato una componente del danno morale per determinare la quantificazione del risarcimento.
Le Sezioni Unite (26972/2008) hanno stabilito che possono essere utilizzate le tabelle del Tribunale di Milano per la liquidazione del danno biologico psichico, quale componente del danno biologico. Con massima personalizzazione per adeguare il risarcimento alle peculiarità del caso concreto, con risultati sostanzialmente non lontani da quelli raggiungibili con l’utilizzo del criterio equitativo puro utilizzato per la liquidazione del danno morale.
Le Sezioni Unite hanno affermato che il danno catastrofale ha natura di danno morale soggettivo e può essere risarcito integralmente.
Differenza tra danno morale terminale e danno catastrofale
È importante distinguere tra danno morale terminale e danno catastrofale.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6691/2018, ha negato la risarcibilità del danno morale terminale, ma ha accettato la domanda di risarcimento del danno biologico terminale, che costituisce un diritto di credito trasmissibile jure hereditatis.
È stato affermato che il danno biologico terminale, anche se temporaneo, è massimo nella sua entità e intensità. Poiché la vittima è consapevole di dover morire, causando sofferenza fisica e morale elevata. Ciò deve essere preso in considerazione nella quantificazione e personalizzazione dell’entità del danno non patrimoniale, trasmissibile agli eredi, cui vanno liquidati gli importi maturati.
Il danno potenziale: cosa significa?
Potenzialmente, chiunque sia stato esposto alle polveri di fibre di amianto può diventare vittima di gravi patologie, che, sfortunatamente, nella maggior parte dei casi, portano a esiti negativi.
L’evento dannoso, sebbene solo potenziale (poiché non ancora verificatosi), condiziona comunque le scelte di vita e determina un pregiudizio, risarcibile con un equivalente monetario.
Il concetto di danno potenziale in giurisprudenza si basa sugli articoli 434 co.1 e 437 co.1 del Codice Penale, che affrontano la responsabilità di chi “commette un fatto diretto a cagionare… un altro disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumità”, come nel caso di chi determina il pericolo di contrarre patologie correlate all’amianto.
La violazione di questa norma penale comporta l’obbligo di risarcimento di tutti i danni, compresi quelli morali ed esistenziali legati alla dignità della persona, anche senza l’insorgenza della malattia correlata all’amianto.
La sola esposizione a polveri e fibre di amianto modifica anche solo parzialmente la vita dell’esposto, attraverso ricadute sulla sfera esistenziale e sulla vita relazionale, determinando lo “stress da amianto”.
Possiamo citare la Sentenza Thyssenkrupp n. 565 del 2012, con la quale gli imputati nel processo Eternit sono stati condannati al risarcimento di tutti i danni subiti dagli abitanti di Casale Monferrato e Cavagnolo a causa del rischio di contrarre patologie legate all’amianto a causa della dispersione di polveri di amianto causata dalla loro condotta.
Risarcimento dei danni agli eredi legittimi del defunto
Le Sezioni Unite n. 15350 del 22 luglio 2015 hanno stabilito che tutti i danni, anche non patrimoniali, subiti dalla vittima nello stato terminale sono risarcibili e liquidabili in favore degli eredi.
La cifra dovuta al lavoratore ammalato, in caso di decesso, deve essere liquidata ai suoi eredi, legittimi o testamentari.
I legittimi eredi hanno due possibilità di azione per ottenere il risarcimento dei danni:
- costituzione di parte civile nel procedimento penale, per il reato di omicidio colposo;
- l’azione presso il Giudice del lavoro.
In caso di morte, inoltre, i congiunti subiscono, prima di tutto, un danno morale ed esistenziale, legati allo stato di malattia, e poi per il venir meno del rapporto.
Infine, la loro vita cambia definitivamente per il futuro. In questi casi gli stretti congiunti subiscono dei pregiudizi per la lesione al legame affettivo e per la perdita del legame parentale.
Chi sono gli eredi legittimi della vittima?
Quali soggetti hanno diritto al completo risarcimento dei danni subiti dal defunto?
- Il coniuge o il partner superstite, con una rendita pari al 50% del reddito annuo o convenzionale;
- I discendenti, compresi quelli adottivi, affiliati o affidati, i quali hanno diritto a una quota del 20%;
- Gli orfani di entrambi i genitori o del genitore naturale unico, nonché gli orfani di genitori divorziati, che hanno diritto al 40% della rendita;
- I fratelli o le sorelle, se conviventi con il defunto e in assenza di coniuge e figli, ricevono una quota del 20%.
Il risarcimento del danno parentale spetta anche a coloro che possono dimostrare di avere un legame affettivo con il defunto. E hanno subito un cambiamento significativo nella propria vita a causa della perdita.
Oltre al risarcimento del danno Iure Hereditatis, che riguarda il danno originariamente subito dal defunto e passato agli eredi, gli eredi legittimi hanno diritto anche al risarcimento dei danni subiti Iure Proprio. Cioè ai danni subiti autonomamente.
Ciò comprende, ad esempio, le spese sostenute per affrontare il danno (come costi per medicine e visite specialistiche) o il danno biologico, se la sofferenza causata dalla perdita del familiare ha provocato lesioni all’integrità psicofisica dei superstiti.
In entrambe le categorie, devono essere risarciti sia i danni patrimoniali che quelli non patrimoniali subiti.
Risarcimento danni amianto: le malattie asbesto correlate
Il termine “amianto”, sinonimo di “asbesto”, identifica un gruppo di minerali fibrosi che condividono la capacità di frammentarsi in fibre longitudinali con una specifica proporzione. Queste fibre diventano sempre più sottili, rimanendo dispersi a lungo nell’ambiente. Una volta inalate o ingerite, queste fibre possono scatenare gravi processi infiammatori precancerosi.
Le malattie asbesto correlate comprendono infiammazioni e fibrosi come placche pleuriche, ispessimenti pleurici ed asbestosi, che possono progredire verso neoplasie delle vie respiratorie. Tra queste il mesotelioma pleurico, il tumore della laringe e il tumore del polmone.
L’amianto non è responsabile solo di tumori delle vie respiratorie, ma anche di tutti i tipi di mesotelioma conosciuti (mesotelioma peritoneale, mesotelioma pericardico e della tunica vaginale del testicolo). Inoltre di tumori alle ovaie, esofago, stomaco e colon retto.
Per ulteriori dettagli, si rimanda alle alle monografie dello IARC ed ai Quaderni del Ministero della Salute intitolati “Stato dell’arte e prospettive in materiali di contrasto alle patologie asbesto-correlate”, numero 15, maggio-giugno 2012.
La strage amianto in atto in Italia, è testimoniata dalla pubblicazione: Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022. L’opera è a cura dell’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Risarcimento dei danni da amianto: come funziona
Le vittime di amalattie asbesto correlate hanno diritto al risarcimento integrale dei danni.
In seguito al riconoscimento di malattia professionale o causa di servizio (per i dipendenti del servizio pubblico non assicurati con l’INAIL) viene indennizzato il danno biologico. Si ha diritto a una serie di benefici previdenziali, tra cui l’accesso al Fondo Vittime Amianto.
A ciò si aggiungono i danni differenziali per ottenere il risarcimento integrale dei danni subiti.
Assistenza gratuita per il risarcimento dei danni
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto e il Dipartimento Vittime del Dovere, sotto la direzione dell’Avvocato Ezio Bonanni forniscono assistenza legale gratuita. Scrivi per ottenere una consulenza per il risarcimento integrale dei danni alle vittime di esposizioni dannose che abbiano contratto malattia.
E ai loro famigliari in caso di decesso.
Basta chiamare il numero verde 800 034 294 o compilare il form sottostante.