
In questa guida ci occupiamo di radioprotezione professionale, concentrandoci sugli obblighi normativi, sulle misure tecniche e sanitarie, e sulle categorie di lavoratori maggiormente esposte.
Radioprotezione professionale: tutela giuridica e prevenzione dei rischi legati alle radiazioni ionizzanti
Indice dei contenuti
La radioprotezione nel lavoro è parte essenziale della prevenzione dei rischi professionali. Protegge i lavoratori dagli effetti nocivi delle radiazioni ionizzanti. Non impedisce però l’uso delle tecnologie che le impiegano, come avviene in medicina, industria e ricerca.
Le radiazioni ionizzanti, anche a basse dosi, possono provocare danni gravi. Le conseguenze possono emergere anche anni dopo l’esposizione. Per questo, la normativa richiede misure severe. I datori di lavoro devono rispettare obblighi precisi in materia di prevenzione, sorveglianza e controllo.
I fondamenti teorici e giuridici della radioprotezione
La radioprotezione si fonda su tre principi base. Il primo è la giustificazione: ogni esposizione deve comportare un beneficio reale per la persona o per la collettività. Poi c’è l’ottimizzazione, noto come principio ALARA. Questo impone di ridurre l’esposizione quanto più possibile, compatibilmente con le tecnologie e i vincoli operativi.
Il terzo è il limite di dose. Serve a stabilire i livelli massimi annui di esposizione, diversi per lavoratori, cittadini e soggetti vulnerabili. Questi principi derivano dalle raccomandazioni della ICRP. Sono stati recepiti dalla Direttiva 2013/59/Euratom. In Italia sono diventati legge con il Decreto Legislativo 101/2020.
La protezione operativa nei luoghi di lavoro esposti
La radioprotezione richiede misure tecniche e organizzative. Gli ambienti di lavoro devono essere progettati per isolare le sorgenti. Serve segnaletica chiara, barriere schermanti e percorsi controllati. Le procedure operative devono minimizzare l’esposizione diretta e la contaminazione indiretta.
I lavoratori devono usare strumenti di monitoraggio. Ogni soggetto esposto deve indossare un dosimetro personale. L’ambiente va controllato con sensori dedicati. La formazione è fondamentale. Il personale deve sapere come comportarsi e come prevenire i rischi. Perciò serve anche addestramento pratico.
La sorveglianza sanitaria è obbligatoria. I lavoratori devono essere visitati regolarmente da un medico autorizzato. Questo verifica l’idoneità al lavoro e monitora eventuali effetti legati all’esposizione.
Obblighi giuridici del datore di lavoro: quali sono?
Il datore di lavoro ha compiti precisi e non delegabili. Deve valutare il rischio da radiazioni ionizzanti. Questa analisi va svolta con un Esperto di Radioprotezione. In base ai risultati, i lavoratori vanno classificati in categoria A o B.
Dove necessario, si devono istituire zone classificate. Queste aree devono essere ben segnalate e accessibili solo a personale formato. Il datore deve nominare l’Esperto di Radioprotezione. Questa figura sorveglia le condizioni operative e fornisce indicazioni tecniche.
Deve anche nominare un medico autorizzato. Questo si occupa della sorveglianza sanitaria. La formazione dei lavoratori deve essere continua e specifica. Serve conoscere i rischi, le apparecchiature e le procedure di emergenza.
Infine, il datore deve registrare e trasmettere i dati dosimetrici. I dati vanno inviati all’ISIN e al Registro nazionale delle dosi. La documentazione deve essere conservata per decenni, anche dopo il pensionamento del lavoratore.
Le categorie professionali più esposte: quali sono?
Alcuni lavoratori sono più a rischio. I tecnici di radiologia e medicina nucleare rientrano tra i più esposti. Anche il personale di reparti TAC e radioterapia è a rischio. Così come gli operatori industriali che usano radiazioni per controlli non distruttivi.
Rientrano tra le categorie esposte anche i lavoratori delle miniere e dei laboratori scientifici. I giovani lavoratori e le donne in gravidanza devono ricevere tutele aggiuntive. In alcuni casi sono previste restrizioni specifiche o il divieto di esposizione.
Malattie professionali riconosciute
L’esposizione a radiazioni ionizzanti può causare malattie gravi. Nella Lista I dell’INPS sono incluse patologie per cui il nesso con il lavoro è molto probabile. Sono riconosciute forme tumorali a ossa, pelle e polmoni. Anche leucemie, linfomi e cataratta da radiazioni.
Chi contrae una malattia da esposizione ha diritto alle tutele INAIL. Può ottenere un indennizzo o una rendita. Invece per i dipendenti pubblici non privatizzati vige ancora il sistema della causa di servizio per cui non esistono delle tabelle e soprattutto non esiste la presunzione legale di origine della malattia. Il risarcimento avviene tramite equo indennizzo e il lavoratore deve dimostrare il nesso causale.
L’Osservatorio Nazionale Amianto chiede da tempo una riforma. L’obiettivo è garantire parità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Le disuguaglianze attuali creano vuoti di tutela per chi è colpito da patologie gravi.