Nel panorama della medicina moderna, si parla sempre più spesso dei radiofarmaci. Ma cosa sono esattamente? Come stanno rivoluzionando il nostro approccio alla diagnosi e al trattamento medico?

Il “cuore radioattivo” dei radiofarmaci

I radiofarmaci sono il risultato affascinante di una triade di potenza atomica: un composto radioattivo che emette radiazioni, una molecola (carrier) progettata per colpire organi o tessuti specifici e un linker che garantisce un attacco stabile.

Dal cuore al cervello, dai reni alle ossa, i radiofarmaci svolgono un ruolo importante nella diagnostica e nel trattamento di varie condizioni mediche.

Il tecnezio-99m, isomero nucleare metastabile del tecnezio-99, viene ad esempio utilizzato ogni anno in decine di milioni di procedure di imaging biomedico.

In particolare nel campo della medicina nucleare, per rilevare tumori, malattie cardiovascolari e altre patologie croniche. Vediamo cosa sono e qual è la differenza fra radiofarmaci diagnostici e terapeutici.

Viaggio nel corpo: i radiofarmaci diagnostici 

Radiofarmaci: quelli diagnostici forniscono una visione interna degli organi da tutte le angolazioni

Ma come fanno i radiofarmaci a raggiungere i loro obiettivi all’interno del corpo umano?

L’azione inizia con l’emissione di radiazioni chiamate “fotoni (gamma)”, una forma speciale di luce capace di penetrare il corpo umano. I fotoni viaggiano quindi attraverso i tessuti e gli organi, in modo da fornire una visione interna degli stessi da tutte le angolazioni. 

Alcuni di loro, noti come “simili allo zucchero“, mimano sostanze simili al glucosio. L’ingegno dietro questa scelta è brillante: poiché i tumori consumano più glucosio rispetto ad altre parti del corpo, il farmaco simile allo zucchero diventa un’esca perfetta. Viaggiando attraverso il corpo, il radiofarmaco si accumula in modo significativo nelle cellule tumorali, rendendo visibile il cancro

Infine, una telecamera esterna cattura queste radiazioni e le trasforma in immagini chiare e dettagliate in 3D, grazie alle scansioni di tomografia computerizzata a emissione di fotone singolo (SPECT) e alla scansione con tomografia a emissione di positroni (PET). Il tutto, evitando la fase di imaging tipica dell’uso diagnostico. 

Poi si passa all’utilizzo dei radiofarmaci terapeutici. Come agiscono?

Caccia al tumore con i radiofarmaci terapeutici 

Radiofarmaci diagnostici: rilasciano redazioni ad alta energia

Gli atomi radioattivi rilasciano radiazioni ad alta energia, come particelle alfa o beta. Queste particelle, agendo a corto raggio nei tessuti, concentrano il loro potere distruttivo su cellule specifiche, quali tumori o cellule tiroidee iperattive nell’ipertiroidismo.

In particolare, uno degli eroi nella lotta contro l’ipertiroidismo è lo iodio-131. Questo radioisotopo, grazie alle sue particelle beta, si focalizza sulla tiroide, debellando le cellule iperattive responsabili delle condizioni tiroidee.

Nel corso degli anni, sono stati sviluppati e impiegati una varietà di altri radiofarmaci terapeutici, tra cui anticorpi radiomarcati, radiofarmaci recettoriali e osteotropi, che hanno dimostrato efficacia nel trattamento di diverse condizioni patologiche, tra cui linfomi, tumori cerebrali e metastasi ossee.

Sicurezza: protocolli specializzati

Naturalmente, l’uso di radiazioni richiede precauzioni particolari: una conoscenza approfondita dello stato clinico del paziente e una padronanza nella gestione delle sofisticate apparecchiature. 

Per tali motivi, in molti Paesi sono stati implementati dei protocolli di sicurezza specializzati, al fine di proteggere pazienti e operatori sanitari da eventuali effetti collaterali dei radiofarmaci. 

Quanto all’assunzione dei farmaci, essa avviene attraverso iniezioni o somministrazione orale, seguita da monitoraggio accurato con dispositivi e test medici esterni.

Il lungo periodo d’attesa

Dopo il trattamento, la vigilanza diventa essenziale. I pazienti possono essere sottoposti a ulteriori test per monitorare eventuali effetti collaterali, poiché, nonostante la sicurezza generalmente associata a questa terapia, è importante garantire una risposta tollerabile nel corpo.

Ad ogni modo, la loro capacità di indirizzare le radiazioni in modo mirato, unita alla sorprendente sicurezza, pone questi agenti al vertice delle terapie innovative.

A sottilinearlo è L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), pioniera nella promozione della sicurezza e dell’efficacia dei radiofarmaci, che ha recentemente sostenuto la creazione del Centro PET a Skopje, capitale della Repubblica di Macedonia.

Fonte

AIEA