Una sentenza della Corte Costituzionale ha equiparato gli psicologi militari ai medici militari, consentendo, così, anche ai primi di svolgere la libera professione. Per anni ostracizzata dalle nostre amministrazioni, la professione di psicologo militare entra, ora, nella fase di un “rinascimento culturale” da tempo perseguito.
La Corte Costituzionale, ha, infatti, dichiarato “l’illegittimità costituzionale dell’art. 210, comma 1, del Decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell’ordinamento militare), nella parte in cui non contempla, accanto ai medici militari, anche gli psicologi militari tra i soggetti a cui, in deroga all’art. 894 del Codice medesimo, non sono applicabili le norme relative alle incompatibilità inerenti l’esercizio delle attività libero professionali, nonché le limitazioni previste dai contratti e dalle convenzioni con il servizio sanitario nazionale”.
Gli psicologi militari svolgono attività clinica
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L’Avvocatura dello Stato, in sede di discussione, ha tentato di difendere tale norma, sostenendo falsamente, tra l’altro, che “gli psicologi, in ambito militare, esercitano funzioni di assistenza clinica e terapeutica in casi molto limitati, essendo deputati per lo più al reclutamento e alla formazione del personale, ovvero all’attività investigativa”.
È risaputo, invece, che l’attività principale degli psicologi militari è quella clinica. Basti pensare al numero di psicologi presenti nei nuclei di psicologia dell’Arma dei Carabinieri, maggiore rispetto a quelli preposti alla selezione o alle attività investigative.
Attività libero professionale per gli psicologi militari
La Corte Costituzionale, con la sentenza emessa nei giorni scorsi, ha segnato il passaggio a una nuova era. Innanzitutto, il riconoscimento della professione dello psicologo militare attribuisce a questo ruolo la medesima dignità di quella del medico militare. Non solo, si consente a tutti i professionisti del settore, al pari dei medici, di poter esercitare la professione anche fuori dalle amministrazioni.
Da ribadire anche che per gli psicologi, come per i medici appartenenti alle Forze armate, l’esercizio dell’attività libero professionale soddisferebbe una pluralità di interessi. La comunità civile potrebbe, infatti, avvalersi di specifiche professionalità maturate in ambito militare e l’amministrazione militare potrebbe giovarsi di personale di variegata esperienza. L’ordinamento generale, inoltre, attuerebbe modelli integrati di assistenza tra strutture sanitarie civili e militari. Il professionista, infine, potrebbe affiancare l’attività libero professionale a quella del pubblico impiego, arricchendo il proprio bagaglio di esperienza.
Le dichiarazioni dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente ONA
«La Corte Costituzionale è intervenuta in modo autorevole – ha asserito l’avvocato Ezio Bonanni – poiché tutto il personale militare, sia i veterani, sia i dipendenti civili, corre grossi rischi. Ci riferiamo allo stress delle missioni, da quelle compiute per la lotta alla criminalità agli interventi nei territori della Bosnia, del Kosovo, dell’Iraq. In queste zone, sono stati utilizzati proiettili all’uranio impoverito e vaccini contaminati, come dimostrato dall’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA). È necessario, pertanto, anche un trattamento di sorveglianza sanitaria e chelante prima della diagnosi».
Il problema amianto e malattie correlate
Non deve essere, inoltre, sottovalutato il grave problema inerente all’uso dell’amianto nella Marina Militare, dagli arsenali alle unità navali. «Si pensi alla Vittorio Veneto e alle sue condizioni di contaminazione fino a tempi recenti – prosegue l’avv. Bonanni – o ai casi di malattie anche tra i familiari dei militari. Infatti, la strage causata dal mesotelioma, tumore del polmone e altre neoplasie riguarda pure le mogli dei militari che hanno lavato le tute e le uniformi».
La medesima situazione investe anche l’Esercito Italiano e l’Aeronautica Militare. Recentemente, infatti, due importanti sentenze della Corte d’Appello di Milano hanno accolto le richieste dell’avv. Ezio Bonanni.
Importante uno strumento di assistenza psicologica
L’Osservatorio Vittime del Dovere ha già istituito il servizio di assistenza medico legale e di assistenza psicologica per le vittime del dovere. «Il dr. Pasquale Montilla, oncologo ONA, ritiene fondamentale, oltre al trattamento di disintossicazione, anche l’assistenza psicologica per i nostri veterani», rende noto l’avv. Bonanni.
«L’intervento della Corte Costituzionale, che ha corretto con l’abrogazione di una delle norme del Codice di disciplina militare, è quanto mai importante. Ciò alla luce dei principi di cui agli artt. 4, 32, 35 e 36 della Costituzione. Questi si applicano sia ai militari, sia ai dipendenti del Ministero della Difesa. La salute del personale delle Forze Armate e del Comparto di Pubblica Sicurezza, difatti, è un punto fondamentale. Proseguiremo, dunque, a fornire assistenza medica e legale alle vittime del dovere, ovvero ai nostri militari e al personale di pubblica sicurezza», conclude l’avv. Bonanni.