Recenti studi condotti da un team internazionale di ricercatori, tra cui esperti dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health, Health Canada, Università di Ottawa e McGill University, hanno rivelato una correlazione significativa tra l’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico e l’aumento del rischio di paralisi cerebrale nei neonati. Questa scoperta, pubblicata su JAMA Network Open, evidenzia come il particolato fine (PM2,5), con un diametro pari o inferiore a 2,5 micrometri, possa influire negativamente sullo sviluppo neurologico dei bambini esposti durante la gravidanza. Nel loro studio, pubblicato sulla rivista JAMA Network Open, il team di ricercatori ha esaminato i dati sanitari presenti nei database ospedalieri dell’Ontario, in Canada.

Paralisi cerebrale: una panoramica completa

Un team di ricercatori ha condotto uno studio approfondito per esplorare il legame tra inquinamento atmosferico da particolato fine (PM2,5) e il rischio di paralisi cerebrale

La paralisi cerebrale (CP) è un gruppo di disturbi neurologici che influisce negativamente sul movimento e sulla postura. A livello globale, circa diciassette milioni di persone convivono con questa condizione, e ogni anno si stima che tra 1,5 e 4 per mille neonati ricevano questa diagnosi.

Sintomi e trattamenti

I sintomi della paralisi cerebrale variano in base alla gravità del disturbo, ma comunemente includono difficoltà nel controllo dei muscoli, problemi di coordinazione, spasmi muscolari, movimenti involontari e difficoltà nel camminare e mantenere l’equilibrio. Alcuni bambini possono anche presentare problemi di linguaggio, udito e vista, così come difficoltà cognitive.

Nonostante la CP non peggiori con l’età, i sintomi possono cambiare nel tempo e richiedere differenti approcci terapeutici. I trattamenti attuali si concentrano principalmente sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della qualità della vita. Questi includono terapie fisiche e occupazionali, logopedia, farmaci per controllare spasmi e dolore, e interventi chirurgici per correggere deformità ortopediche. Inoltre, l’uso di dispositivi di assistenza come deambulatori, sedie a rotelle e tecnologie per la comunicazione può essere essenziale per alcuni pazienti.

Cause e fattori di rischio della paralisi cerebrale

Le cause sono spesso legate a danni al cervello del feto in via di sviluppo, che possono verificarsi prima, durante o subito dopo la nascita. Tra i fattori di rischio noti vi sono complicazioni durante la gravidanza, parto prematuro, infezioni materne, eccessiva esposizione a tossine e traumi cranici nei neonati. Tuttavia, in molti casi, la causa esatta rimane sconosciuta.

Lo studio: metodologia e scoperte

Un team internazionale di ricercatori ha condotto uno studio approfondito per esplorare il legame tra inquinamento atmosferico da particolato fine (PM2,5) e il rischio di paralisi cerebrale. Questo gruppo ha focalizzato la sua attenzione su un campione di dati sanitari provenienti dagli ospedali dell’Ontario, in Canada. L’analisi ha riguardato nascite singole a termine tra l’inizio del 2002 e l’inizio del 2017, includendo un totale di 1.587.935 coppie madre/bambino. Tra questi, 3.170 bambini sono stati diagnosticati con paralisi cerebrale tra la nascita e i 18 anni.

Raccolta e analisi dei dati

I ricercatori hanno raccolto informazioni dettagliate sui livelli di inquinamento atmosferico da particolato fine a cui le madri erano esposte durante la gravidanza. Hanno utilizzato dati ambientali per calcolare le concentrazioni medie di PM2,5 nelle varie regioni dell’Ontario, e hanno confrontato questi livelli con le diagnosi di paralisi cerebrale nei bambini.

L’analisi ha rivelato un aumento del 12% del rischio di CP per ogni incremento di 2,7 μg/m³ nelle concentrazioni medie di particolato fine. Questo risultato indica una correlazione significativa tra l’esposizione al PM2,5 e il rischio di sviluppare CP, suggerendo che anche livelli moderati di inquinamento possono avere un impatto negativo sullo sviluppo neurologico del feto.

Differenze di genere e altri inquinanti

Ulteriori analisi hanno mostrato che il rischio di CP era leggermente superiore nei maschi rispetto alle femmine. Il team di ricerca ha anche esaminato l’associazione con altri inquinanti atmosferici, come l’ozono e il protossido di azoto, ma non ha trovato correlazioni significative. Questo rafforza l’ipotesi che il particolato fine sia un fattore di rischio specifico per la paralisi cerebrale.

Distribuzione temporale del rischio

Lo studio ha inoltre evidenziato che l’aumento del rischio di CP era presente durante tutte le settimane di gravidanza, senza un periodo specifico più vulnerabile di altri. Questo suggerisce che l’esposizione al particolato fine è pericolosa in qualsiasi fase dello sviluppo fetale.

Livelli di esposizione non estremi

Un aspetto interessante dello studio è che i livelli di esposizione al PM2,5 nelle madri dei bambini con CP non erano eccezionalmente alti. Nessuna delle madri lavorava in ambienti con livelli di inquinamento insolitamente elevati, come fabbriche o impianti industriali. Questo indica che anche l’esposizione a livelli comuni di inquinamento urbano può rappresentare un rischio significativo per lo sviluppo del feto.

Implicazioni e prospettive future

Questa scoperta ha importanti implicazioni per la salute pubblica. Suggerisce che ridurre l’inquinamento atmosferico potrebbe avere un effetto positivo sulla prevenzione della paralisi cerebrale. Le politiche ambientali volte a ridurre le emissioni di particolato fine potrebbero contribuire a migliorare la salute neurologica delle future generazioni.

Inoltre, lo studio apre la strada a ulteriori ricerche per comprendere meglio i meccanismi attraverso cui il particolato fine influisce sullo sviluppo cerebrale. Potrebbero essere esplorati interventi specifici durante la gravidanza per ridurre l’esposizione delle madri a questi inquinanti.

Fonte

Yu Zhang et al. Prenatal Exposure to Ambient Air Pollution and Cerebral Palsy.

JAMA Network Open (2024).