Nel cuore di Roma, a Piazza dei Cinquecento, è stata inaugurata The Impossible Gym, un’installazione immersiva che mette in scena la battaglia quotidiana delle persone con obesità. Obiettivo dell’iniziativa, promossa dalla società farmaceutica Lilly con il patrocinio dell’associazione Amici Obesi Onlus, sensibilizzare il pubblico sulle difficoltà reali legate alla perdita di peso
The impossible Gym e l’obesità
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Gli attrezzi da palestra presenti all’interno dello spazio espositivo sono bloccati da grandi elastici gialli, un’immagine simbolica che rappresenta la resistenza biologica del corpo al dimagrimento. Non si tratta solo di una metafora visiva: il nostro organismo è dotato di sofisticati meccanismi ormonali e metabolici che spesso ostacolano la perdita di peso e favoriscono il recupero del peso perso. Cerchiamo di capire meglio.
Lo stigma sociale e l’illusione del “volere è potere”
Uno degli aspetti più insidiosi dell’obesità è il pregiudizio sociale che la circonda. Ancora oggi, questa condizione viene spesso ridotta a una mera questione di scelte personali, come se dipendesse esclusivamente dalla forza di volontà dell’individuo. In realtà, l’obesità è una patologia cronica complessa, influenzata da fattori genetici, endocrini, ambientali e psicologici.
La cantante Noemi, testimonial del progetto, ha condiviso la sua esperienza personale, raccontando come il giudizio sociale possa pesare profondamente sulla percezione di sé e sulla capacità di affrontare un percorso di cambiamento. Secondo lei, una maggiore consapevolezza su questi temi potrebbe contribuire a costruire una società più empatica, in cui chi lotta contro l’obesità si senta sostenuto anziché stigmatizzato.
Obesità. Un’emergenza sanitaria in espansione: i dati allarmanti
L’obesità non è solo una questione individuale, ma una crisi sanitaria globale in continua crescita. In Italia, il 50% della popolazione adulta è in sovrappeso, mentre circa 6 milioni di persone—pari al 12% della popolazione—convivono con il “grasso in eccesso”. A livello mondiale, il fenomeno è così diffuso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il termine Globesità, sottolineando la natura epidemica di questa condizione.
Quanto ai rischi per la salute, questa patologia aumenta in modo significativo il rischio di sviluppare numerose malattie. Il diabete di tipo 2 è tra le conseguenze più frequenti, così come le patologie cardiovascolari, l’ipertensione e alcuni tipi di tumore. Anche le articolazioni subiscono un carico eccessivo. Il che, che aumenta il rischio di osteoartrite e altre problematiche muscolo-scheletriche.
L’impatto sulla qualità della vita è evidente, ma le ripercussioni riguardano anche i costi sanitari e sociali.
Nonostante l’evidenza scientifica, meno della metà degli italiani riconosce l’obesità come una malattia cronica. La percezione dominante continua a considerarla un problema di scelte sbagliate, ostacolando così l’adozione di politiche sanitarie adeguate. Questa errata convinzione non solo alimenta lo stigma sociale, ma riduce anche l’accesso a percorsi terapeutici strutturati, lasciando molte persone sole ad affrontare una condizione estremamente complessa.
La resistenza biologica alla perdita di peso: il nemico invisibile
Uno degli aspetti meno conosciuti del fenomeno è la resistenza biologica alla perdita di peso. Quando una persona obesa cerca di dimagrire, il corpo attiva meccanismi per mantenere il peso iniziale. Questo fenomeno, chiamato set point metabolico, deriva da un adattamento evolutivo per sopravvivere alla scarsità di cibo
Nello specifico, a livello ormonale, si verifica una riduzione della leptina, l’ormone che regola il senso di sazietà, mentre aumenta la grelina, che stimola l’appetito, provocando una sensazione costante di fame. Il metabolismo basale subisce un rallentamento, con il corpo che consuma meno energia a riposo, mentre i muscoli diventano più efficienti nell’uso delle calorie, riducendo ulteriormente il dispendio energetico complessivo.
Questi processi biologici non dipendono dalla forza di volontà dell’individuo, ma rappresentano una risposta naturale del corpo alle variazioni di peso. Ecco perché molte persone, pur seguendo regimi alimentari rigorosi e praticando attività fisica, faticano a ottenere risultati duraturi e si trovano intrappolate nel cosiddetto effetto yo-yo, con cicli di perdita e recupero di peso che si ripetono nel tempo.
Verso un nuovo approccio: informazione, empatia e strategie sanitarie
L’iniziativa The Impossible Gym rappresenta un primo passo verso un cambiamento di mentalità. Per combattere l’obesità non basta promuovere un’alimentazione sana e l’attività fisica, ma occorre riconoscere la complessità della patologia e fornire strumenti adeguati per affrontarla. Serve maggiore informazione, più accesso a cure specialistiche e un supporto psicologico per chi si trova a vivere questa condizione.
Non è solo una questione individuale, ma un problema di salute pubblica che richiede un cambio di paradigma. Il pregiudizio e la colpevolizzazione non aiutano chi soffre di obesità, mentre una maggiore consapevolezza scientifica e sociale può fare la differenza. Iniziative come questa aiutano a costruire una società più giusta e inclusiva, in cui il benessere di ogni persona venga davvero messo al centro.