Nicola Pietrangeli, emblema del Fair Play, è stato uno dei più grandi tennisti della storia italiana. Ha rappresentato per decenni la sintesi perfetta tra talento naturale e educazione sportiva che ha reso grande il nostro Paese. Lo ricordiamo e lo commemoriamo in seguito alla sua scomparsa, avvenuta il 1 dicembre 2025 a Roma all’età di 92 anni.
Vittorie nella vita e nello sport
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Nato a Tunisi l’11 settembre 1933, figlio di italiani residenti in Nord Africa, crebbe in un ambiente cosmopolita. Pietrangeli si avvicinò al tennis da adolescente, dopo aver praticato diversi sport. Ma fu chiaro fin da subito che la racchetta sarebbe stata la sua vera strada.
Vinse due volte il Roland Garros in singolare, nel 1959 e nel 1960, e conquistò anche un successo nel doppio nello stesso torneo. Riuscì inoltre ad arrivare fino alla semifinale a Wimbledon, impresa che per l’epoca rappresentò un traguardo enorme per un tennista italiano. Giocò e vinse in tutto il mondo, raccogliendo decine di titoli e consolidando una reputazione internazionale che lo portò a essere considerato tra i primi tre giocatori non professionisti del pianeta per diversi anni consecutivi.
Il legame più profondo della sua storia sportiva è forse quello con la Coppa Davis
Pietrangeli disputò un numero impressionante di incontri, fu protagonista delle due finali raggiunte dall’Italia nel 1960 e nel 1961 e, anni dopo, da capitano non giocatore portò la squadra alla vittoria del 1976, l’unico trionfo italiano nella competizione.
Icona del Fair Play dentro e fuori dal campo
La correttezza era parte della sua identità tanto quanto il rovescio e il servizio. Per molti italiani, soprattutto in quegli anni, rappresentò l’idea che si potesse essere campioni con estrema eleganza.
La sua vita dopo il ritiro fu altrettanto vivace: divenne opinionista, dirigente, ambasciatore del tennis italiano nel mondo. Negli ultimi anni dovette anche affrontare problemi alla vista, un declino iniziato già negli anni Novanta e poi peggiorato, che lo costrinse anche a un intervento complesso. Pur vivendo con la paura concreta di una cecità totale, mantenne sempre un atteggiamento saldo e combattivo, lo stesso che aveva mostrato nelle partite più difficili della sua carriera. Pietrangeli sapeva vincere con eleganza e perdere con dignità. E soprattutto ha continuato a ribadire un principio che lo ha guidato per tutta la vita: “Non mi tiro indietro, resto dalla mia parte del campo, vedo l’ingiustizia e la denuncio.”
Oggi il suo nome rimane un punto di riferimento assoluto
La storia di Nicola Pietrangeli continua a parlare anche oggi, mentre una nuova generazione sta riscrivendo il destino del tennis italiano. Basta guardare Jannik Sinner: diverso nella fisicità, nella velocità, nella tecnica costruita, eppure sorprendentemente vicino a Pietrangeli nello spirito. Entrambi hanno mostrato che il rispetto dell’avversario è un punto di forza, ricordando che il tennis italiano vive in un’ idea di sport fatta di classe, misura, intelligenza e coraggio.
“Nicola Pietrangeli ha incarnato il vero spirito del tennis italiano. La sua eleganza in campo, la precisione dei colpi e la dedizione alla squadra hanno lasciato un segno indelebile. Ogni punto giocato racconta il valore dello sport vissuto con passione e correttezza. La sua figura rimane un faro per chi ama lo sport e per chi lotta per i valori di giustizia e responsabilità, dentro e fuori dal campo.”
Ha affermato in ricordo l’ Avv. Ezio Bonanni, vicepresidente del Comitato Nazionale Italiano Fair Play e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
