Negli ultimi anni, la ricerca medica ha fatto passi da gigante nel campo delle neuroscienze, in particolare per quanto riguarda il trattamento delle lesioni del midollo spinale. Tra i progressi più significativi c’è il caso recente di un ragazzo paraplegico che, grazie alla neurostimolazione elettrica epidurale, ha ricominciato a camminare. Si tratta di un risultato eccezionale che offre nuove speranze a migliaia di persone nel mondo affette da paralisi.
Cos’è la neurostimolazione elettrica epidurale?
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La neurostimolazione elettrica epidurale (EES, dall’inglese Epidural Electrical Stimulation) è una tecnica che consiste nell’applicazione di impulsi elettrici direttamente sulla parte inferiore del midollo spinale, nello specifico nello spazio epidurale, la zona tra la dura madre e le vertebre. L’obiettivo è riattivare i circuiti nervosi spinali danneggiati da una lesione ma ancora funzionali, se opportunamente stimolati.
A differenza di altri approcci, questa tecnica non “ripara” fisicamente il midollo spinale, ma potenzia la comunicazione tra cervello e arti inferiori, bypassando parzialmente l’interruzione neurologica.
Come avviene la procedura di Neurostimolazione elettrica epidurale:?
Il trattamento si sviluppa in diverse fasi:
- Impianto del neurostimolatore
Un dispositivo simile a un pacemaker viene chirurgicamente impiantato nella zona lombare. Il sistema comprende un generatore di impulsi e una serie di elettrodi posizionati lungo la superficie esterna del midollo spinale. - Programmazione personalizzata
Gli impulsi elettrici vengono tarati in modo personalizzato in base alla posizione della lesione e alla risposta muscolare del paziente. Ogni impulso mira a imitare i segnali naturali che il cervello invierebbe ai muscoli durante la deambulazione. - Rehab combinata con stimolazione
Il paziente esegue esercizi riabilitativi mentre riceve la stimolazione elettrica. Col tempo, questo allenamento aiuta il sistema nervoso a “reimparare” il movimento.
Il caso di Andrea: un risultato tutto italiano
Andrea, 33 anni, era rimasto paraplegico quattro anni fa a causa di un incidente sportivo che aveva provocato una grave lesione midollare a livello T11-T12 (le ultime vertebre toraciche). Un tipo di lesione che rappresenta oltre la metà dei casi di paraplegia. Nel 2024, ha deciso di aderire al trial clinico Neuro-SCS-001, condotto da un team tutto italiano formato da:
- Università Vita-Salute San Raffaele
- IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
- Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Il risultato è stato un recupero straordinario in tempi brevissimi, pubblicato sulla rivista scientifica Med di Cell Press. Andrea è il primo caso al mondo documentato di un paziente paraplegico che ha ripreso a camminare grazie a questa tecnica.
Le tappe del recupero di Andrea
- Impianto del neurostimolatore nello spazio epidurale.
- Attivazione della stimolazione che ha “riacceso” circuiti nervosi residui.
- Rehab innovativa con esercizi in realtà virtuale.
- In soli tre mesi, Andrea ha migliorato la mobilità delle gambe, il controllo della postura e la capacità di camminare con ausili.
- Dopo sei mesi, è arrivato a percorrere un chilometro con solo un deambulatore e dei tutori.
Una sinergia tutta italiana
Secondo il prof. Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia al San Raffaele, il successo risiede non solo nella tecnologia, ma in un approccio integrato e collaborativo che unisce neurochirurghi, neuroingegneri e riabilitatori. “Abbiamo inventato la ruota di legno”, afferma, “ma possiamo arrivare al pneumatico della Ferrari. E ci arriveremo”.
L’obiettivo ora è trasformare questa tecnica sperimentale in una terapia accessibile, con richiesta di autorizzazione ad ATS e Regione Lombardia per renderla un trattamento di routine. In futuro, potrebbe essere estesa anche ai tetraplegici.
Il caso clinico di Oskam: dall’immobilità alla neurostimolazione
Un altro caso recente è quello di Gert-Jan Oskam, un uomo olandese di 40 anni che era rimasto paraplegico dopo un incidente in bicicletta nel 2011. Dopo più di un decennio di paralisi, Oskam è stato sottoposto a una terapia sperimentale che ha combinato neurostimolazione epidurale e interfacce cervello-computer (BCI).
L’intervento, condotto in Svizzera dal team di neuroscienziati guidato da Grégoire Courtine del Politecnico federale di Losanna e Jocelyne Bloch del CHUV (Centro ospedaliero universitario vodese), ha permesso a Oskam non solo di camminare con l’ausilio di stampelle, ma anche di controllare i propri movimenti delle gambe con il pensiero.
La novità: il ponte digitale tra cervello e midollo
Nel caso di Oskam, i ricercatori hanno installato:
- un’interfaccia cerebrale impiantabile (nel cranio), che registra i segnali cerebrali legati al movimento;
- un modulo di stimolazione epidurale, applicato nella colonna vertebrale;
- un algoritmo intelligente che traduce i segnali cerebrali e li invia in tempo reale al neurostimolatore spinale.
Questo sistema crea un vero e proprio “ponte digitale” tra cervello e midollo spinale, permettendo il ripristino del controllo volontario degli arti inferiori.
Neurostimolazione elettrica epidurale: risultati dei trial clinici
Il caso di Oskam è uno dei risultati più avanzati di una serie di studi condotti in Europa (Svizzera e Francia) e negli Stati Uniti. Le tappe principali:
2018 – Studio STIMO
Nel 2018, il progetto STIMO (Stimulation Movement Overground), pubblicato su Nature, ha mostrato che 3 pazienti con lesione midollare cronica sono riusciti a camminare autonomamente su tapis roulant grazie alla stimolazione epidurale combinata con fisioterapia intensiva.
2022 – Studio con stimolatori di nuova generazione
Courtine e Bloch hanno sviluppato un nuovo impianto a 16 elettrodi, più preciso e adattabile. Risultato: 9 pazienti su 9 hanno ripreso a camminare con supporto parziale, alcuni anche con un’autonomia sorprendente.
2023 – Il ponte digitale cervello-midollo
Il caso di Oskam ha mostrato come la comunicazione volontaria del cervello verso il midollo spinale può essere ristabilita artificialmente. Oltre al movimento, il paziente ha riferito miglioramenti nella sensibilità e nel controllo sfinterico, segno che la neuroplasticità del sistema nervoso potrebbe essere più ampia del previsto.
Implicazioni e prospettive future per la neurostimolazione elettrica epidurale:
I risultati ottenuti finora aprono prospettive enormi, ma è importante sottolineare che:
- la procedura è ancora sperimentale, non disponibile su larga scala;
- i candidati ideali sono persone con lesioni complete o parziali ma non completamente degenerative;
- la riabilitazione richiede mesi di allenamento intensivo e supporto medico multidisciplinare.
Tuttavia, il potenziale della neurostimolazione è chiaro: non si tratta più solo di compensare una disabilità, ma di restituire una funzione reale attraverso tecnologie impiantabili e neuroplasticità guidata.