Tra il 2011 e il 2021 si sono verificate 776 morti materne dal momento del concepimento al compimento di un anno dall’esito della gravidanza.
Le principali cause sono: il suicidio materno, le patologie cardiovascolari e l’emorragia ostetrica.
Il 42% dei decessi è stato classificato come evitabile. Ciò conferma che in Italia, come in tutti i Paesi più sviluppati, circa la metà delle morti materne può essere prevenuta. È quanto emerge dagli ultimi dati disponibili relativi alla sorveglianza ItOSS. Sorveglianza coordinata dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del Cnapps (Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute) dell’ISS.
ItOss coordina una rete di referenti clinici
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L’Italia è uno degli otto Paesi europei dotati di un sistema avanzato di sorveglianza ostetrica.
«Il sistema – dichiara Serena Donati, direttrice del reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del Cnapps – analizza le cause dei decessi drammatici e inattesi. Si tratta di decessi che colpiscono le donne durante la gravidanza, il parto o il puerperio. Il sistema mira a ridurre le morti materne evitabili e a migliorare la qualità dell’assistenza alla nascita».
In collaborazione con tutte le Regioni, tranne il Molise, ItOss coordina una rete di referenti clinici in ogni struttura sanitaria dove può avvenire un decesso materno. Tra questi, punti nascita, terapie intensive, stroke unit e unità coronariche. Ogni morte materna viene segnalata e sottoposta a revisione critica attraverso audit intraospedalieri e indagini confidenziali regionali e nazionali.
I progetti di ricerca di ItOSS sulle morti materne
ItOSS cura anche la stima retrospettiva del rapporto di mortalità materna, grazie all’integrazione di flussi sanitari a livello regionale e nazionale. Questa procedura ha permesso di evidenziare come, prima dell’introduzione della sorveglianza, il 60% delle morti materne non venisse rilevato.
ItOss ha condotto studi sui cosiddetti near miss ostetrici, situazioni in cui le donne hanno affrontato un’emergenza medica acuta e potenzialmente letale durante la gravidanza. Ma anche durante il parto o fino a 42 giorni dopo la nascita, ma sono sopravvissute.
Dal 2014 a oggi, ItOSS ha coordinato 4 studi prospettici approfondendo le principali cause di mortalità identificate dalla sorveglianza.
Uno di questi, riguarda l’isterectomia, cioè l’intervento di rimozione dell’utero. A distanza di 10 anni da una precedente rilevazione si è evidenziato un miglioramento dell’appropriatezza dell’assistenza medica e chirurgica in caso di emorragia ostetrica. Si è verificata la riduzione del 50% della frequenza dell’intervento chirurgico, che come tassi si avvicina adesso a quello di altri Paesi europei.
ISS, le attività per la salute psico-sociale delle puerpere
La sorveglianza della mortalità materna ItOSS ha identificato il suicidio come principale causa di morte materna tardiva in Italia. Dal 2006 al 2012, i suicidi materni, avvenuti dal concepimento a un anno dall’esito della gravidanza, rappresentavano il 12% del totale delle morti materne.
Tra il 2011 e il 2021, tale quota è salita al 16,1%. Nello stesso arco temporale, considerando solo i decessi avvenuti tra 43 e 365 giorni dall’esito della gravidanza, il suicidio risulta responsabile del 28,7% delle morti materne.
Le conoscenze prodotte da ItOSS hanno stimolato lo sviluppo di progetti di ricerca dedicati alla salute mentale in epoca perinatale. L’ISS, in collaborazione con la rete nazionale dei consultori familiari, i punti nascita e i Dipartimenti di Salute Mentale ha coordinato i progetti. Queste iniziative mirano a rilevare i bisogni formativi dei professionisti coinvolti nel percorso nascita. E a valutare la disponibilità di strumenti operativi, percorsi dedicati e reti assistenziali integrate tra servizi di primo e secondo livello.
