Il morbo di Parkinson, una condizione complessa e sfuggente, ha reso la sua diagnosi un labirinto da attraversare. Le cause scatenanti sono ancora un mistero, tuttavia secondo un nuovo studio, una proporzione considerevole di casi potrebbe essere attribuita a fattori di rischio evitabili
Morbo di Parkinson: una malattia sfuggente
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Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa cronica, caratterizzata principalmente da tremori, rigidità muscolare, lentezza dei movimenti e problemi di equilibrio. È una sfida diagnostica spesso sfuggente nelle prime fasi, dal momento che i sintomi possono essere vaghi e facilmente confusi con altre condizioni.
I ricercatori dell’Università dell’Alabama a Birmingham (UAB) hanno tuttavia fatto una scoperta sconvolgente: un’interessante connessione tra fattori di rischio prevenibili e il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.
Se esaminati e compresi nel loro contesto, tali fattori potrebbero offrire un’opportunità senza precedenti per prevenire, ritardare o persino arrestare lo sviluppo della malattia.
A guidare la ricerca, Savannah Koplon e Haydeh Payami.
Quest’ultima ha sottolineato: «la scoperta apre una nuova porta nella nostra comprensione del Parkinson. Ciò che un tempo sembrava ineluttabile potrebbe ora essere influenzato da scelte di vita e fattori ambientali».
Morbo di Parkinson e fattori prevenibili: come si è arrivati alla scoperta
Per tanto tempo si è ritenuto che i geni giocassero un ruolo fondamentale nell’insorgenza del morbo di Parkinson. Tuttavia, solo il 5% dei casi è attribuibile a mutazioni genetiche ereditarie, mentre il restante 95% è il risultato di una complessa interazione tra fattori ambientali e predisposizione genetica.
Ed è su questo aspetto che si è concentrato il nuovo studio UAB.
La scoperta dei fattori di rischio prevenibili è arrivata esaminando attentamente 1.223 persone, di cui 808 affette da Parkinson e 415 sane.
Due i fattori scatenanti. Prima di tutto, i colpi ripetuti alla testa, anche se apparentemente innocui, subiti facendo sport (ad esempio il calcio o il combattimento), raddoppiano il rischio di sviluppare la malattia.
In secondo luogo, è emerso che il 23% dei casi di Parkinson, sia negli uomini sia nelle donne, è associato all’esposizione a pesticidi, erbicidi o sostanze chimiche simili, come quelle presenti in contesti militari.
La dottoressa Payami, professore e presidente di John T. & Juanelle D. Strain Endowed del dipartimento UAB di Neurologia, facoltà del Centro di Neurodegenerazione e Terapia Sperimentale, ha enfatizzato ulteriormente l’impatto di queste scoperte: «insieme, trauma cranico ed esposizione a tossine ambientali possono rappresentare quasi 1 caso su 3 di malattia di Parkinson negli uomini e 1 su 4 nelle donne».
Insomma, i fattori di rischio prevenibili, possono variare dalle abitudini alimentari allo stile di vita, dall’esposizione a sostanze tossiche all’attività fisica. La ricerca suggerisce pertanto che, modifiche mirate in questi ambiti potrebbero avere un impatto tangibile sulla riduzione del rischio di sviluppare il morbo di Parkinson.
Uno spunto di riflessione
Utile sottolineare che lo studio è stato condotto sulle popolazioni del profondo sud degli Stati Uniti. Secondo la dottoressa Payami, ciò suggerisce che l’incidenza della malattia potrebbe variare in base alla prevalenza dei fattori di rischio specifici presenti nelle diverse popolazioni.
Ad esempio, in Europa, dove molte delle sostanze chimiche tossiche (presenti nei prodotti americani) sono vietate, potrebbe esserci una minore incidenza di casi di morbo di Parkinson. Cosa che sottolinea l’importanza delle azioni ambientali e dei miglioramenti negli standard di salute e sicurezza nel plasmare il futuro dell’incidenza del PD.
Cosa succederà in un futuro non troppo lontano
Questa scoperta ha sicuramente il potenziale per trasformare radicalmente la vita di milioni di persone, offrendo un futuro in cui la prevenzione del Parkinson non sia solo un’idea astratta, ma una realtà tangibile.
In un futuro non troppo lontano le persone potrebbero essere dotate di strumenti di prevenzione su misura, basati su una conoscenza approfondita dei fattori di rischio.
Basteranno?
Bella domanda. Di certo, saranno necessari ulteriori studi, ma intanto siamo sulla buona strada.
Fonti
Haydeh Payami et al, Frazione di popolazione della malattia di Parkinson attribuibile a fattori di rischio prevenibili, npj Parkinson’s Disease (2023). DOI: 10.1038/s41531-023-00603-z
Fornito dall’Università dell’Alabama a Birmingham