Artrite idiopatica giovanile sistemica

La composizione del microbiota vaginale nelle donne italiane differisce in modo significativo da quella osservata nelle donne del Nord Europa.

Lo rivela uno studio condotto su 61 donne sane in età fertile, nell’ambito del progetto Women4Health. Il progetto è frutto della collaborazione tra due istituti. Ovvero, l’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irgb) e l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Burlo Garofolo di Trieste.  

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista mSystems.

Lactobacillus iners, nelle italiane è la specie più abbondante   

Gli studi hanno dimostrato che nelle donne italiane sane la specie batterica Lactobacillus iners è la più abbondante e prevalente. La scoperta mette in discussione l’ipotesi finora condivisa secondo cui la sua presenza sarebbe associata a uno stato di disbiosi o cattiva salute vaginale.

Il Lactobacillus iners è una specie batterica del genere Lactobacillus comunemente presente nel microbiota vaginale femminile, insieme ad altre specie. La presenza di questi lattobacilli è tipica di una flora vaginale considerata “normale” in donne sane in età riproduttiva.

Il L. iners ha uno dei genomi più piccoli tra i lattobacilli vaginali conosciuti, con capacità metaboliche più ridotte rispetto ad altre specie di Lactobacillus. La funzione del L. iners nella salute vaginale è oggetto di dibattito scientifico. Alcuni studi suggeriscono che possa essere un colonizzatore “transitorio”. Si ritrova sia in condizioni di equilibrio microbico sia in stati di disbiosi come la vaginosi batterica.

Lo studio ha analizzato il microbiota vaginale di molte donne

Lo studio ha analizzato il microbiota vaginale delle partecipanti lungo le diverse fasi del ciclo mestruale. Ed ha evidenziato come, nonostante le variazioni ormonali fisiologiche, la comunità microbica resti relativamente stabile, anche quando la specie predominante è Lactobacillus iners. Solo in una minoranza dei casi sono state osservate modifiche significative.

«Questa scoperta cambia la nostra comprensione di cosa significhi avere un microbiota vaginale ‘sano’ nelle popolazioni dell’Europa meridionale». Lo afferma Serena Sanna, dirigente di ricerca del Cnr-Irgb e coordinatrice dello studio. «Il nostro lavoro sottolinea l’importanza di considerare il contesto geografico e i parametri ormonali quando si valutano la salute e la composizione microbica vaginale».

Italiane e nord europee, ancora non sono chiare le cause della differenza

Ancora non sono chiare le cause di questa differenza rispetto alle donne del Nord Europa, dove la specie batterica più presente è Lactobacillus crispatus.

«Potrebbe dipendere dal minor uso della pillola contraccettiva in Italia o dalla presenza di ceppi differenti già in età puberale». Lo spiega Giorgia Girotto, dirigente biologo e responsabile del centro di reclutamento presso l’Irccs Burlo Garofolo di Trieste. «Nei prossimi studi approfondiremo questi aspetti e valuteremo l’impatto della diversità del microbiota in condizioni patologiche come l’endometriosi».

Women4Health si è esteso anche ad altri centri italiani

Lo studio Women4Health si è recentemente esteso anche ad altri centri italiani. Tra questi, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Duilio Casula di Cagliari e l’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna, grazie a nuove collaborazioni con medici e ricercatori locali. Una rete multicentrica che permetterà di ottenere un quadro sempre più rappresentativo del microbiota vaginale italiano. Con potenziali ricadute nella prevenzione e nella diagnosi personalizzata di patologie quali vaginosi batterica, infertilità ed endometriosi.

Il progetto prevede, inoltre, la caratterizzazione del microbioma intestinale delle stesse partecipanti. Ciò per approfondire il ruolo dell’asse intestino-vagina nella salute della donna e valutare il loro impatto sulla salute cardiometabolica della donna (www.women4health.it).

La ricerca è stata finanziata dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC – European Research Council – Starting Grant SEMICYCLE) e dal Ministero della Salute. È stata co-finanziata dal programma di ricerca e innovazione Age-It, nell’ambito del Pnrr.