Nell’ambito del progetto di ricerca europeo RISEBrain è stato identificato un meccanismo che contribuisce allo sviluppo delle metastasi cerebrali. Non solo, il suddetto meccanismo concorre alla definizione di possibili bersagli terapeutici.
I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica internazionale “Cancer Discovery” e ha visto coinvolti i ricercatori della Città della Salute e dell’Università di Torino,
Ad oggi, lo sviluppo di metastasi cerebrali rimane una problematica complessa della malattia oncologica. Problematica che si presenta di frequente in relazione ad alcuni tipi tumorali come il tumore polmonare, dove può interessare fino al 30% dei pazienti.
Le metastasi cerebrali sono spesso associate ad un decorso aggressivo, malgrado l’utilizzo combinato di diversi tipi di trattamento, quali chirurgia, radioterapia e terapie farmacologiche.
La rivoluzione terapeutica dell’immunoterapia
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Nell’ambito delle terapie oncologiche, l’immunoterapia ha rappresentato una rivoluzione terapeutica che ha consentito un miglioramento significativo della prognosi dei pazienti, anche in fase avanzata di malattia. Tuttavia, i risultati ottenuti fino ad oggi in pazienti con metastasi cerebrali sono variabili e difficilmente prevedibili nel singolo paziente. Ciò anche a causa della specificità e complessità del sistema nervoso.
L’immunoterapia è considerata l’ultima frontiera della lotta al cancro e combatte i tumori come se fossero un’infezione. Cioè, preparando il sistema immunitario del paziente a riconoscere le cellule tumorali e annientarle.
Le cellule tumorali hanno una proliferazione incontrollata e sono di solito riconosciute come estranee e dannose dal sistema immunitario, che scatena un attacco da parte dei linfociti T. Ma si tratta di una difesa dell’organismo che non sempre si rivela adeguata, poiché le cellule tumorali riescono ad attuare delle strategie di fuga.
Identificato un nuovo meccanismo che coinvolge gli astrociti
Con il progetto di ricerca RISEBrain è stato identificato un nuovo meccanismo che coinvolge gli astrociti, una specifica popolazione di cellule cerebrali. Essi contribuiscono a bloccare la risposta immunitaria diretta contro la metastasi facilitandone lo sviluppo. È stato possibile indagare le interazioni tra astrociti e un sottotipo di linfociti citotossici e identificare la proteina TIMP1 quale elemento fondamentale di questa interazione. Ciò attraverso la valutazione di modelli derivati da campioni di metastasi cerebrali di pazienti affetti da tipi tumorali ad elevata incidenza. Come ad esempio quelli prevalentemente di origine polmonare e mammaria.
Il legame di TIMP1 con i linfociti inibisce la risposta immunitaria facilitando lo sviluppo della metastasi.
Sfruttare TIMP1 per stimare la prognosi dei pazienti
Le potenziali ricadute di questo studio sono numerose. La prima è quella di sfruttare la proteina identificata, TIMP1, per stimare la prognosi dei pazienti con metastasi cerebrali e per ottimizzare le scelte terapeutiche.
Nello studio è stato, infatti, dimostrato come sia possibile misurare la quantità di TIMP1 a livello del liquor. Questo è un particolare liquido circolante a livello cerebrale e nel midollo spinale. Pertanto, un esame relativamente poco invasivo, come un prelievo liquorale, potrà consentire di identificare i pazienti con maggiore probabilità di rispondere al trattamento. Ciò attraverso un approccio di biopsia liquida.
Una svolta nelle terapie delle metastasi cerebrali
La seconda potenziale ricaduta di questa scoperta è terapeutica. Il meccanismo, infatti, potrà diventare un bersaglio per nuovi approcci di immunoterapia in grado di controllare la progressione di malattia in questa sede.
«Una scoperta importantissima che potrà dare una svolta nelle terapie delle metastasi cerebrali». Così Giovanni La Valle, Direttore generale della Città della Salute di Torino. «Un grande complimento ai nostri ricercatori della Città della Salute, dove alle eccellenze sanitarie si aggiungono anche quelle della ricerca».