La carenza di medici di base affligge l’Italia. Quelli esistenti sono sempre più anziani e, quando il loro specialista va in pensione, i cittadini sono costretti a cercare soluzioni alternative. Alcuni arrivano a spostare la residenza in un altro comune per trovare un medico disponibile.
Avere e tenere un medico di famiglia è ormai una sfida sempre più ardua. Lo confermano i dati: le ultime rilevazioni indicano che circa 2 milioni di cittadini hanno perso il loro perché è andato in pensione e non è stato sostituito. Oppure perché ha preferito il settore privato, che è meglio retribuito. La situazione sembra destinata a peggiorare. Infatti, fermo restando le cose, 5 milioni di italiani potrebbero rimanere senza medico di base entro i prossimi due anni.
In due anni oltre duemila medici di famiglia in meno
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L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) stima che dal 2019 al 2021 il numero totale dei medici di medicina generale si è ridotto di 2.178 unità, passando dai 42.428 professionisti del 2019 a poco più di 40mila.
Il ministero della Salute sta cercando soluzioni a questo problema. Un primo passo è rendere più attraente, e meglio pagata, la professione del medico di medicina generale. Già dal prossimo anno, grazie ai 2,4 miliardi di euro in manovra per rinnovare il contratto collettivo dei camici bianchi.
È difficile trovare anche i pediatri
Mancano anche i pediatri di libera scelta, che sono passati da 7.408 a 7.022, cioè 386 in meno. Il problema è evidenziato nel Rapporto civico sulla Salute 2023 di Cittadinanzattiva, dove si afferma che la maggior parte dei medici ha oltre 25 anni di anzianità di servizio. Tra pensionamenti, carichi di lavoro insostenibili, adempimenti burocratici che richiedono sempre più tempo, molti alla fine decidono di smettere.
Il numero massimo di assistiti di un medico di famiglia è fissato a 1.500, ma può essere aumentato fino a 1.800. Secondo Agenas, quasi un medico di famiglia su due (il 42%) ha più di 1.500 assistiti, mentre il 36,7% ne cura tra mille e 1.500.
Medico di base, ne servirebbero 10mila
Il cambio del medico di base è sempre più difficile. E lo sarà sempre di più. Infatti, anche Fondazione Gimbe ha calcolato che circa 5 milioni di italiani potrebbero rimanere senza un riferimento sanitario entro i prossimi due anni.
La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri è ancora più allarmista e stima che servirebbero oltre 10mila medici di base in più. Le aree più colpite dalla carenza sono il Lazio, dove mancano circa 350 medici di base, e Roma, dove ne mancano quasi 800.
40mila medici in meno entro il 2025
Secondo una recente indagine di Altroconsumo, condotta su 23 città in 11 Regioni, parlare di “libera scelta del medico” in Italia è diventato un problema. In città come Trento, Milano, Torino, Bologna e Cagliari solo un medico su quattro avrebbe posti disponibili. Con tutte le ricadute che questo ha anche sulle liste d’attesa.
Ma a essere in pericolo è la stessa tenuta del Sistema Sanitario Nazionale. Il Sumai parla di circa 40mila medici, contando anche dirigenti e specialisti ambulatori, che verranno a mancare entro il 2025. I motivi sono sempre gli stessi: prepensionamenti, dimissioni e trasferimenti fuori dall’Italia.
Medico di base, le soluzioni possibili
Come si può risolvere la crisi dei medici di famiglia? L’unica soluzione potrebbe essere quella di pagarli di più. Infatti, aumentare le borse di specializzazione non basta. Lo dimostra il fatto che nel 2022 non tutte sono state assegnate.
Il problema è che la professione non è più allettante per i giovani. Per questo al Ministero della Salure non hanno dubbi: «Bisogna pagarli di più», fanno sapere, precisando di avere stanziato proprio per questo 2,4 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti.
Ma anche questo potrebbe non bastare. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha proposto di trasformare i medici di base in dipendenti del Servizio sanitario nazionale. In questo modo avrebbero maggiori tutele e ci sarebbe meno burocrazia. Peccato che questa soluzione non piaccia a tutti i sindacati. Nel frattempo, si cerca di potenziare la medicina territoriale con le nuove case di comunità, che dovrebbero alleggerire il carico di lavoro dei medici e degli ospedali.