L’obiettivo è intercettare forme tumorali ai primissimi stadi e coinvolgere proattivamente i Medici di Medicina Generale (MMG) nel percorso di screening del tumore del colon retto. Queste le intenzioni dell’Asl Roma 6 che ha promosso l’evento dal titolo ‘Screening Colon Retto – Mmg’.
Le finalità dell’iniziativa sono quelle di divulgare e sensibilizzare le persone sull’importanza dei MMG e dello screening.
Ad aprire l’incontro è stato il Commissario straordinario dell’Asl Roma 6, Francesco Marchitelli. «Teniamo particolarmente agli screening – ha precisato – ma c’è un qualcosa di diverso con cui stiamo affrontando lo screening al colon retto. Non siamo soli, accanto a noi c’è Federfarma, c’è la medicina generale che non è un mondo a parte. La pandemia ci ha insegnato che solo insieme potevamo fare molto di più. Di più rispetto a quel molto di meno che hai se non fai parte di un’alleanza, un’alleanza di comunità»
Il ruolo dei MMG nei programmi di screening oncologici
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Il progetto poggia le basi sull’azione di forte prevenzione sul territorio regionale, nato per intercettare forme tumorali ai primissimi stadi. I Medici di Medicina Generale, pertanto, rivestono un ruolo fondamentale nell’assicurare la salute ai propri pazienti. Soprattutto nei programmi di screening oncologici possono aiutare i cittadini a superare il blocco iniziale quando sono invitati a sottoporsi a un controllo sanitario.
«Questa iniziativa non è di tipo economico, ma trae origine dal bisogno di esprimere una sanità che tenga conto delle proprie prerogative morali». Così il direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl Roma 6, Mariano Sigismondi. «Abbiamo infatti registrato in questo territorio un notevole incremento del numero di casi, anche in stadio avanzato, di tumore del colon retto. È per questo che vogliamo che tale malessere che insiste sui nostri concittadini si riduca il più possibile».
Il tumore del colon retto è una malattia curabile
Il carcinoma del colon retto è la seconda patologia oncologica per frequenza in tutti e due i sessi.
«Il Pdta del tumore del colon retto esiste in questa Azienda dal luglio del 2021, siamo stati i quinti a formularlo nel Lazio». Lo ha evidenziato il direttore del Dipartimento dell’Area Chirurgica dell’Asl Roma 6, Angelo Serao. «In questi ultimi 30 anni sono stati compiuti notevoli passi avanti: basti pensare che la guarigione ha raggiunto livelli abbastanza elevati. Se comprendiamo tutti i tumori ai vari stadi si arriva al 66% di sopravvivenza a cinque anni per sesso femminile e 65% per sesso maschile. Lo screening, invece, ci permette di arrivare a fare diagnosi in stadi più precoci, in cui la percentuale di sopravvivenza arriva anche al 90%. Se diagnosticato precocemente, dunque, il tumore del colon retto è una malattia che può essere curata».
La chirurgia mininvasiva riduce le degenze
Passi avanti sono stati fatti anche dal punto di vista tecnologico. Un tempo l’intervento chirurgico era estremamente debilitante. Attualmente, con la chirurgia mininvasiva le degenze si sono ridotte a 5-6 giorni dopo un intervento piuttosto complesso. La ripresa è buona in termini di qualità e di attività.
Ci sono novità che riguardano anche le terapie farmacologiche. I pazienti possono contare su farmaci che prima non c’erano. Ma anche il trattamento della malattia in fase avanzata, quella metastatica, negli ultimi anni ha permesso di compiere grandi passi avanti. Soprattutto nei pazienti con metastasi epatiche e polmonari. È dunque fondamentale che l’aderenza agli screening sia più estesa. Questo significa dare ai cittadini prospettive migliori in termini di qualità di vita e di sopravvivenza.
Riduzione della mortalità per tumore del colon retto
In questi ultimi anni si è verificata una riduzione della mortalità, dovuta alla concomitanza di diversi fattori. Tra questi:
- La diffusione di forme di prevenzione in grado di consentire una diagnosi precoce di malattia, ovvero i programmi di screening.
- La diffusione di stili di vita migliori, attraverso una alimentazione più corretta, mobilità fisica, sport e altri comportamenti virtuosi.
- La presenza di tecnologie in grado di rendere più efficace o meno invasivo il trattamento chirurgico. Come la chirurgia laparoscopica avanzata e la radiologia interventistica.
- L’utilizzo di nuove terapie farmacologiche, dai farmaci biologici alla mappatura genetica, che riducono l’area di malattia, aumentando l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti.