Nonostante un calo impressionante del 70% della mortalità per malattie cardiovascolari negli ultimi quarant’anni, queste patologie restano la principale causa di morte in Italia.

I progressi complessivi, però, nascondono un’allarmante disparità tra le regioni del Nord e del Sud del Paese, dove la forbice dei risultati continua ad allargarsi.

Un nuovo rapporto del Gruppo di Lavoro su equità e salute nelle Regioni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) getta luce su questa problematica, evidenziando come fattori socio-economici e disparità assistenziali stiano penalizzando il Meridione.

Malattie cardiovascolari e divario nord sud: bilanci amaro

Nonostante il miglioramento complessivo degli esiti negli ultimi due decenni, le malattie del sistema circolatorio, in particolare quelle ischemiche e cerebrovascolari, continuano a contribuire in modo significativo agli anni di vita persi dalla popolazione italiana: il 20% negli uomini e il 16% nelle donne. Questi valori, tuttavia, sono costantemente più alti nel Sud e nelle Isole, sottolineando un persistente svantaggio territoriale.

Il Presidente dell’ISS, Rocco Bellantone, spiega che “le variazioni regionali dipendono dalla prevalenza delle condizioni a rischio, dalla disomogeneità dei modelli assistenziali e dalle risorse organizzative presenti nel territorio”. L’obiettivo del gruppo di lavoro è proprio quello di utilizzare questi dati per elaborare strategie efficaci, volte a mitigare le disparità regionali nell’accesso all’assistenza sanitaria, che Bellantone definisce “di gran lunga il problema principale della sanità nel nostro paese”.

Stili di vita e prevenzione: male nel sud Italia

Il rapporto evidenzia due macro-tendenze geografiche, con la prevenzione che si conferma il primo determinante per la salute cardiovascolare. Le differenze tra le aree del paese diventano drammatiche quando si analizzano gli stili di vita, con dati che “non mostrano alcun reale miglioramento dal 2008 a oggi” e un netto svantaggio per il Sud.

Prevenzione: aumentano sedentarietà e sovrappeso

Solo la quota di fumatori è diminuita a livello nazionale, passando dal 30% al 24%. Per tutti gli altri indicatori, invece, la situazione è peggiorata:

  • la sedentarietà è aumentata dal 23% al 28%.
  • L’eccesso ponderale affligge il 43% della popolazione, con il 33% in sovrappeso e il 10% obeso.
  • Il consumo di frutta e verdura è peggiorato.

L’ISS sottolinea come questi fattori siano direttamente proporzionali alle disuguaglianze sociali. Sono penalizzate n modo sproporzionato le persone con maggiori difficoltà economiche o un basso livello di istruzione.

Questo divario negli stili di vita si traduce direttamente in un maggiore rischio di malattie cardiovascolari per le popolazioni del Sud.

Mortalità: calo nazionale e in aumento a livello regionale

Negli ultimi quarant’anni, dal 1980 al 2021, l’Italia ha assistito a una riduzione significativa della mortalità per malattie del sistema circolatorio. Con un tasso standardizzato di decessi che è passato da 903,70 a 266,28 ogni 100.000 abitanti, pari a una diminuzione del 70%. Sia negli uomini che nelle donne si è registrato un calo consistente.

Tuttavia, analizzando i dati regionali, emerge un quadro più complesso:

  • negli uomini, il Nord presentava un tasso di mortalità superiore alla media nazionale nel 1980, mentre nel 2021 i valori del Sud (362,17) risultano superiori alla media nazionale.
  • Nelle donne, quelle del Meridione hanno costantemente presentato un tasso di mortalità per malattie del sistema circolatorio superiore alla media nazionale, sia nel 1980 che nel 2021.

Questo significa che, nonostante i progressi generali, il Sud Italia continua a pagare un prezzo più alto. Sia in termini di ricoveri, decessi che migrazione sanitaria legati alle malattie cardiovascolari, evidenziando una disparità che richiede interventi mirati e urgenti. La sfida è ora trasformare i dati in azioni concrete per un sistema sanitario più equo e una salute migliore per tutti i cittadini.