L’intervento chirurgico rappresenta la terapia antitumorale più antica per la lotta contro il cancro. Il suo obiettivo è quello di rimuovere la neoplasia e guarire il paziente. Tuttavia, non sempre questo è reso possibile. Quando accade, l’intervento chirurgico diventa una terapia non più curativa, ma di tipo palliativo. Questo vuol dire che, grazie all’operazione chirurgica, il paziente beneficia di una qualità di vita migliore, di una sopravvivenza maggiore ed è alleviato dalle sofferenze.
Ancora oggi, l’intervento chirurgico è una delle migliori armi per la cura di un numero di tumori solidi e localizzati. Motivo per il quale, è fondamentale diagnosticare tempestivamente le malattie in modo da poterle rimuovere tramite la chirurgia. Infatti, la diagnosi e lo stadio del tumore rappresentano due momenti fondamentali per la corretta pianificazione terapeutica.
Tumori, chirurgia e guarigione dei pazienti oncologici
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I tumori originano da una singola cellula che subisce alcune mutazioni a livello del patrimonio genetico, il DNA. Da questa cellula si genera una progenie cellulare, che oltre ad ereditare le precedenti mutazioni, ne accumula di nuove, fino a formare la massa tumorale. La crescita cellulare, nelle prime fasi del tumore, è molto lenta. Superata la fase iniziale, le cellule tumorali perdono i meccanismi di regolazione del ciclo cellulare e impazziscono. Iniziano a replicarsi in maniera esponenziale fino ad invadere gli organi circostanti, per entrare nella fase metastatica.
In oncologia, i tumori possono essere distinti in due macro categorie. Prendono nome di tumori solidi tutti quei tumori che originano a livello degli organi umani, fatta eccezione per il sistema linfatico e circolatorio. Questi ultimi due, infatti, rappresentano i tumori ematologici e colpiscono le cellule del sangue e le cellule del sistema immunitario.
Diagnosticare i tumori idonei all’intervento chirurgico
L’intervento chirurgico è ammesso solo quando il tumore si trova nel suo stadio iniziale. Questo vuol dire che la malattia deve essere diagnosticata tempestivamente, prima che raggiunga dimensioni tali da non permettere l’asportazione. Solo una volta individuata la patologia e identificato il suo stadio, il medico oncologo potrà valutare l’opzione terapeutica più idonea al paziente. Solitamente, la strumentazione diagnostica impiegata per identificare queste caratteristiche è rappresentata da:
- l’ecografia: permette individuare la presenza di possibili ammassi di cellule tumorali, di studiarne la forma, la dimensione, la struttura ed eventuale compromissione degli organi più vicini;
- la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata): permette la diagnosi e stadiazione di moltissimi tumori solidi;
- la PET (Tomografia ad Emissione di Positroni): permette di individuare precocemente la massa tumorale e di valutare la localizzazione e le dimensioni del tumore;
- la risonanza magnetica permette, oltre alla diagnosi del tumore, anche la sua stadiazione. Generalmente, la risonanza magnetica permette di valutare anche la risposta ad un trattamento chemioterapico.
Una volta diagnosticata la presenza della patologia, l’estensione locale o sistemica del tumore nell’organismo, l’oncologo incrocia i dati di laboratorio, la diagnostica per immagini e la storia clinica del paziente per procedere con la terapia più idonea.
Intervento chirurgico in combinazione con altri protocolli oncologici
Spesso accade che l’intervento chirurgico venga associato a terapie come la chemioterapia, radioterapia e immunoterapia. Questa scelta fonda le sue radici in diversi studi che hanno confermato il raggiungimento di risultati migliori per un gran numero di pazienti. Infatti, la combinazione di alcuni protocolli terapeutici per alcune forme di tumore, migliora di gran lunga la guarigione dei pazienti.
Ad esempio, la chemioterapia complementare, effettuata prima di un intervento chirurgico, permette la riduzione della massa tumorale prima della sua asportazione. Allo stesso modo, le sedute di chemioterapia, effettuate dopo un intervento chirurgico, permettono di abbassare il rischio che la malattia si ripresenti in forma aggressiva. Tuttavia, non è possibile ricorrere alla chirurgia per guarire dal tumore quando la malattia è in stadio avanzato ed ha già sviluppato una forma metastatica. Stessa sorte per i tumori del sangue, i quali non possono essere asportati proprio perché non si presentano con natura “solida”.
Classificazione degli interventi di chirurgia per la cura dei tumori
Sebbene la chirurgia rappresenti il protocollo di cura per il cancro più antico, negli anni ha permesso la risoluzione di molteplici malattie e malformazioni anatomiche. Infatti, il campo di applicazione della chirurgia è molto vasto e può assolvere a diverse funzioni. In particolar modo, la chirurgia:
- per diagnostica: permette la rimozione della massa tumorale e della zona marginale per scopi diagnostici. In questo modo è possibile valutare se nella sede del tumore sono rimaste tracce di cellule tumorali, potenzialmente pericolose;
- di prevenzione: permette l’asportazione di tessuti compromessi dalle cellule tumorali, o tessuti che potrebbero sviluppare mutazioni genetiche ereditarie o ex-novo;
- terapeutica: permette la rimozione ed il trattamento del tumore primitivo, nonché l’asportazione delle metastasi isolate. In alcuni casi, la chirurgia terapeutica assume anche una funzione palliativa, permettendo la rimozione di masse cellulari che provocano dolore da compressione;
- ricostruttiva: permette di ricostruire organi o tessuti danneggiati a causa di malattie pregresse o difetti anatomici.
Come prepararsi per affrontare un intervento chirurgico
Tutti i pazienti oncologici, prima di affrontare un intervento chirurgico, devono sottoporsi ad una serie di accertamenti clinici e diagnostici. Questi accertamenti servono a valutare le condizioni fisiche del paziente e a valutare eventuali rischi prima di procedere con la terapia. Tra gli esami maggiormente richiesti, in caso di neoplasia, vi sono gli esami ematochimici, l’elettrocardiogramma, la risonanza magnetica del torace, le analisi delle urine ed altri accertamenti in funzione dell’età e della patologia in questione.
Inoltre, coloro che stanno per subire un’operazione chirurgica devono prestare maggiore attenzione a seguire sane abitudini di vita. Innanzitutto è indispensabile seguire un’alimentazione corretta nei giorni che precedono e seguono l’intervento. I malati oncologici devono evitare il fumo e l’uso di sostanze alcoliche, ed evitare situazioni di stress, sia fisico che psichico. Inoltre, è necessario valutare con il proprio medico l’assunzione dei farmaci di uso quotidiano, perché l’assunzione di alcuni di essi potrebbe compromettere l’operazione chirurgica.
Cosa fare dopo un intervento chirurgico
I postumi dell’intervento chirurgico dipendono dall’entità dell’operazione. Solitamente, quando si tratta di piccoli interventi, i pazienti oncologici possono lasciare la struttura presso la quale hanno effettuato l’operazione e continuare la degenza presso la propria abitazione. Quando l’intervento è di portata maggiore, come spesso accade, la degenza si prolunga di qualche giorno nella struttura sanitaria. In questo modo, lo stato di salute del paziente è costantemente monitorato da tutto il personale sanitario.
Solitamente, i pazienti che subiscono un’operazione di portata maggiore riferiscono effetti come infezione della ferita, polmoniti, trombosi e accumulo di liquido nel sito di interesse. Il personale sanitario, per alleviare le sofferenze del paziente, prescrive la somministrazione di antibiotici o antidolorifici che il paziente assume in caso di necessità.
Prevenzione e monitoraggio post intervento chirurgico
La prevenzione è l’arma migliore che abbiamo per la tutela della nostra salute. Prevenire in termini salutistici vuol dire proprio monitorare tutti gli aspetti della salute. Infatti, come affermato precedentemente, i tumori presentano dei comportamenti che sono tutt’altro che prevedibili. Può capitare che alcuni di essi si ripresentano anche a distanza di parecchi anni. Quindi, la prevenzione, ancora una volta, rappresenta uno strumento in grado di predire la formazione della neoplasia e le sue forme recidive.
Così, il monitoraggio oncologico permette alle persone di tenere sotto controllo la malattia. Infatti, durante il monitoraggio oncologico, il personale sanitario prescrive con cadenza regolare esami clinici e diagnostici che permettono di tenere sotto controllo il paziente. Gli esami variano da patologia a patologia e prendono in considerazione l’età del paziente, malattie pregresse e le caratteristiche del tumore. In questo modo, l’oncologo può valutare la possibilità, in qualsiasi momento, di ricorrere a nuovi protocolli di cura di tipo adiuvante, come chemioterapia e radioterapia.
Patologie asbesto correlate, prevenzione e chirurgia
Le patologie asbesto correlate sono patologie che insorgono in seguito all’esposizione alle polveri e fibre di amianto. Queste patologie interessano in particolar modo le membrane degli organi addominali e sono complessivamente riconosciute con il nome di mesotelioma. Anche il tumore del polmone, dello stomaco, del fegato, delle ovaie, del testicolo, della faringe e della laringe sono patologie causate dall’amianto.
La particolarità di queste forme tumorali risiede nel fatto che le cellule cancerose si formano anche a distanza di anni dall’esposizione alla fibra killer. Inoltre, la formazione della massa tumorale è totalmente silenziosa, finché non raggiunge dimensioni tali da non poter essere più asportata. Per questo motivo, le attività di prevenzione sono fondamentali affinché le persone possano ricevere una diagnosi tempestiva. A ribadirlo anche l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che da anni si batte per tutte le vittime della fibra killer.
Assistenza legale e medica gratuita
L’Osservatorio Nazionale Amianto offre assistenza medica e legale gratuita su tutto il territorio nazionale. Possono usufruire della consulenza gratuita non solo le vittime primarie, ma anche i loro familiari.
Tutti gli altri possono partecipare attivamente alla lotta contro l’amianto grazie allo strumento informatico a disposizione di cittadini e istituzioni: l’APP Amianto. L’applicazione è gratuita e permette a tutti di segnalare, anche in forma anonima, i siti ancora contaminati dall’amianto. La segnalazione può esser fatta anche tramite smartphone. Grazie a questo strumento l’ONA ha realizzato la mappatura nazionale sull’amianto, denunciando la presenza di fibre killer in 2.292 scuole, 1.000 biblioteche ed edifici culturali e 250 ospedali.
Per scoprire di più sulla terribile questione dell’amianto in Italia, è disponibile gratuitamente l’ultima pubblicazione dell’Avv. Ezio Bonanni: Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed. 2022.