Il nostro sistema immunitario è allenato fin dalla nascita da un istruttore invisibile: il microbioma.  Come in ogni “addestramento”, tutto dipende dal momento in cui inizia: nei primi 1.000 giorni di vita può fare la differenza tra salute e malattia.

«Agire sul microbioma nei primi due anni di vita è una forma di prevenzione primaria comparabile a quella delle vaccinazioni». Così Alessio Fasano, Direttore del Mucosal Immunology and Biology Research Center del Massachusetts General Hospital di Harvard durante l’80° Congresso della Società Italiana di Pediatria (SIP). Nella sua Lectio Magistralis, l’esperto nel campo delle interazioni tra microbioma, sistema immunitario e malattie infiammatorie croniche ha proposto un cambio di paradigma. Addestrare il microbioma secondo Fasano «significa programmare un sistema immunitario capace di distinguere ciò contro cui combattere da ciò che va tollerato».

Parte dall’intestino una rivoluzione silenziosa

Finora si è parlato molto di microbioma, ma raramente è stato collegato con precisione alla “finestra critica” dei primi 1.000 giorni. È in questo periodo che si costruisce un equilibrio duraturo tra organismo e microbi. Se disturbato – da un parto cesareo non necessario, un’alimentazione sbilanciata o un uso eccessivo di antibiotici – il sistema immunitario può essere programmato male. E può «diventare iperattivo, favorendo infiammazioni croniche se geneticamente predisposti», spiega Fasano.

Secondo gli esperti, alcune condizioni sempre più diffuse in età pediatrica che possono trovare origine proprio in una “disbiosi” precoce. Tra queste condizioni sono ricomprese le allergie, l’obesità, la celiachia, il diabete di tipo 1, ma anche i disturbi del neurosviluppo come autismo e ADHD.

Accorgimenti da mettere in atto per evitare problemi di salute

Cosa possiamo fare ora che le evidenze scientifiche non mancano e alcune azioni sono già alla portata di pediatri e famiglie? Ecco alcuni consigli:

  • Favorire il parto vaginale quando possibile: il neonato eredita un microbioma “selezionato” e compatibile con il proprio profilo genetico.
  • Limitare l’uso non necessario di antibiotici, soprattutto nei primi due anni di vita. Molte infezioni virali non richiedono trattamenti antibiotici che possono alterare l’equilibrio del microbioma.
  • Promuovere l’allattamento materno ed in genere un’alimentazione sana e ricca di fibre, già dallo svezzamento. Quello che mangiamo noi, lo mangiano anche i nostri microrganismi. E se diamo ‘cibo spazzatura’, nutriamo i batteri sbagliati.
  • Evitare stress eccessivo e abitudini troppo ‘occidentalizzate’ nei primi mesi di vita, quando il microbioma è ancora in costruzione e cerca un “accordo” con l’organismo.

Il microbioma come marcatore precoce di rischio

La sfida è quella di passare da un approccio empirico a una medicina di precisione su base microbica. «Non possiamo pensare di somministrare lo stesso probiotico a tutti: serve un’analisi personalizzata e mirata, per sapere quali batteri mancano e come ripristinarli», dichiara Fasano.

Le tecnologie per farlo già esistono, ma sono ancora costose e poco accessibili. Analizzare in dettaglio il microbioma costa oggi più di 1.000 euro, e pochi professionisti sono formati per interpretare i dati. «Quando il sequenziamento del microbioma costerà come un’analisi standard delle feci – e succederà presto – allora avremo in mano uno strumento potentissimo. Il microbioma diventerà un vero marcatore precoce di rischio per molte malattie croniche», conclude l’esperto.

I cinque pilastri dell’infiammazione cronica precoce

Secondo Fasano, sono 5 i pilastri che trasformano una predisposizione genetica in malattia conclamata. Due di questi – microbioma e barriera intestinale – sono modificabili, ed è lì che possiamo agire.

1. Genetica. È il patrimonio ereditario con cui nasciamo. Non si può cambiare, ma da solo non determina la comparsa delle malattie multifattoriali.

2. Fattori ambientali. Inquinamento atmosferico, cambiamenti climatici, stress cronico: elementi spesso fuori dal controllo individuale, ma con forte impatto pro-infiammatorio.

3. Permeabilità intestinale. Quando la barriera intestinale è compromessa, sostanze nocive possono entrare in circolo e attivare una risposta immunitaria inappropriata.

4. Sistema immunitario iperattivo. Se programmato male nei primi anni di vita, reagisce anche in assenza di reali minacce, favorendo uno stato di infiammazione cronica.

5. Microbioma. È uno degli elementi più influenzabili. Nei primi 1.000 giorni di vita, alcuni fattori possono alterarlo o favorirne l’equilibrio. Tra questi: parto cesareo, uso di antibiotici, alimentazione e stile di vita (vita sedentaria, uso di dispositivi elettronici o igiene del sonno).

Un microbioma in salute aiuta a modulare correttamente la risposta immunitaria.