Il 25 febbraio 2025, nella suggestiva Sala Laudato Sì in Campidoglio, Roma, si è tenuto un convegno di dedicato alla sicurezza sul lavoro e al benessere psicologico dei lavoratori.

Promosso dall’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, l’evento ha riunito esperti, rappresentanti istituzionali e professionisti per analizzare le sfide contemporanee della tutela lavorativa e delineare strategie innovative volte a migliorare le condizioni di chi opera nei diversi settori produttivi

Obiettivo “sicurezza”

L’avv Bonanni presidente ONA

La sicurezza sul lavoro non può più essere considerata un semplice obbligo normativo. Deve diventare un principio fondante di ogni realtà aziendale, poiché incide direttamente sulla qualità della vita, sulla produttività e sulla dignità dei lavoratori. Allo stesso modo, la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali non è solo un dovere giuridico.

Diventa una responsabilità sociale che implica un impegno congiunto da parte di imprese, istituzioni e sindacati.

Accanto alla sicurezza fisica, il convegno ha posto in primo piano anche il benessere psicologico, un tema sempre più urgente nell’epoca moderna. Lo stress lavorativo, il burnout e l’instabilità contrattuale non solo minano l’equilibrio mentale dei dipendenti, ma incidono pesantemente sulla loro efficienza e sul clima aziendale. Affrontare questi aspetti significa garantire ambienti di lavoro più sani, stimolanti e rispettosi della persona, dove la tutela della salute mentale diventi una priorità.

L’incontro ha rappresentato un’occasione di confronto multidisciplinare, con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete affinché le imprese possano adottare modelli sostenibili di sviluppo lavorativo, fondati sulla sicurezza, sul rispetto delle normative e sulla centralità del benessere dei dipendenti.

L’avvocato Ezio Bonanni da sempre in prima linea nella lotta all’amianto

L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto(ONA), ha posto l’accento su un principio cardine nel dibattito sulla sicurezza sul lavoro e sul benessere psicofisico dei lavoratori.

Ha evidenziato la necessità di superare le divisioni politiche per giungere a una riforma unitaria ed efficace, sottolineando come la tutela della salute nei luoghi di lavoro rappresenti una questione trasversale e di interesse collettivo.

Secondo Bonanni, l’approccio alla sicurezza non deve limitarsi alla prevenzione di infortuni e malattie professionali, ma deve considerare il benessere complessivo del lavoratore. L’obiettivo non si esaurisce nella sola protezione fisica, ma include anche la stabilità emotiva e la possibilità di guardare al futuro con serenità, elementi essenziali per una vita lavorativa dignitosa e produttiva.

Il presidente dell’ONA ha evidenziato come il diritto alla sicurezza sul lavoro non sia una prerogativa esclusiva dei lavoratori civili, ma debba estendersi anche a forze dell’ordine e forze armate. Ha denunciato le difficoltà operative e le carenze strutturali con cui questi professionisti si confrontano quotidianamente, mettendo a rischio la loro incolumità.

«Il cittadino lavoratore, ma anche il cittadino lavoratore militare, deve essere tutelato. Questo tema non è estraneo alle forze armate, che hanno diritto alla sicurezza sul lavoro come qualsiasi altro cittadino».

Ha poi ricordato che anche il Consiglio di Stato ha recepito gli orientamenti della Cassazione in merito all’applicabilità delle tutele dell’articolo 2087 del Codice Civile ai militari.

La sicurezza: un imperativo categorico

Bonanni ha evidenziato le difficoltà operative delle Forze dell’Ordine.

Ha denunciato come spesso debbano lavorare con mezzi inadeguati, insufficienti ad affrontare le sfide quotidiane.

«Dobbiamo cominciare a pensare che i nostri carabinieri e la nostra polizia sono spesso dotati di veicoli non adeguati, come Fiat Panda o Fiat Uno, con cui devono inseguire pericolosi delinquenti armati di tutto punto e dotati di mezzi molto più potenti e attrezzati».

«Non si tratta solo di un problema di sicurezza fisica, ma anche di dignità. Negare ai nostri uomini in divisa strumenti adeguati significa negare la loro stessa dignità professionale».

Infine, ha sottolineato l’importanza della digitalizzazione per le forze dell’ordine, evidenziando la necessità di dotarle di strumenti tecnologici avanzati per affrontare le sfide del crimine moderno.

Alla fine del suo intervento, l’avvocato ha rivolto un appello alla politica, esortando ad agire senza indugi per dare concretezza alle riforme necessarie. «Credo che possiamo subito iniziare con azioni concrete, perché non possiamo più permetterci di ignorare queste problematiche».

L’avv. Riccardo Brigazzi e la lotta per il riconoscimento del nesso causale tra esposizione all’amianto e malattia

L’avvocato Riccardo Brigazzi ha descritto il suo coinvolgimento nei processi in cui l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) si è costituito parte civile. Ha sottolineato che la vera sfida legale riguarda la dimostrazione del nesso causaletra l’esposizione all’amianto e l’insorgere della malattia.

«Sono stato inviato a cercare di farla parte tecnica professionale nella ricerca di questa giurisprudenza di cui l’ONA è in caccia ormai da diverso tempo, che fissi finalmente dei paletti utili a far ottenere giustizia oltre che risarcimenti alle vittime delle patologie derivanti dall’amianto».

IIl penalista ha spiegato che, sebbene il legame tra amianto e malattia sia ormai ampiamente riconosciuto, le strategie difensive puntano sulla questione delle concause. Questo approccio complica il lavoro dei giudici, rendendo più difficile l’accertamento della responsabilità.

«Due anni di lavoro precedenti fatti vent’anni prima da un’altra parte hanno dato la possibilità agli stimati colleghi della difesa di poter dire che la cosiddetta dose killer poteva essere stata assunta in quei due anni, e questo ha portato più di una volta i giudici a non poter riconoscere al di là di ogni ragionevole dubbio la responsabilità principale del datore di lavoro».

Ha riportato casi di operai esposti per decenni senza adeguate protezioni, così come delle loro famiglie contaminate dalle polveri in modo inconsapevole. Ha spiegato che l’ONA punta a consolidare una giurisprudenza uniforme, affinché la giustizia venga garantita a chi ha subito danni.

«Dal 1992, con la messa al bando dell’amianto, si sono fatti passi da gigante, ma gli strumenti processuali per ottenere giustizia sono ancora inadeguati. Dobbiamo continuare questa battaglia affinché si possano ottenere risultati concreti nel minor tempo possibile, perché la vita non aspetta».

Prevenzione e sicurezza: il parere della Dottoressa Melissa Trombetta

La dottoressa Melissa Trombetta ha affrontato il tema della sicurezza sul lavoro con un approccio preventivo e criminologico, spiegando che un’impresa solida si basa su regole chiare, prevenzione costante e tutela del benessere psicologico.

La criminologa sottolinea che gestione delle risorse, legalità e prevenzione dei rischi sono aspetti fondamentali per garantire un ambiente lavorativo sicuro. Ha evidenziato la necessità di strategie globali, capaci di affrontare ogni aspetto della sicurezza.

Un punto innovativo del suo intervento ha riguardato l’utilizzo della terapia assistita con i cavalli per il recupero psicologico delle vittime del lavoro.

Secondo l’esperta, il contatto con gli animali aiuta a superare paura e traumi in modo naturale. Il che, offre un supporto concreto a chi ha vissuto situazioni difficili.

Secondo la criminologa, la sicurezza sul lavoro deve includere anche percorsi di sostegno emotivo per chi ha subito danni fisici o psicologici. Ha concluso sottolineando che un’impresa responsabile non deve solo proteggere dai rischi, ma anche prendersi cura della salute mentale dei lavoratori.

Tenente Pasquale Trabucco: il $ Novembre deve tonare ad essere la Festa dell’Unità Nazionale

Il Tenente Pasquale Trabucco, presidente del Comitato per il ripristino della Festa del 4 Novembre, è intervenuto sottolineando la necessità di una maggiore consapevolezza individuale nella sicurezza sul lavoro e l’importanza del riconoscimento delle vittime del dovere.

‹‹Noi discutiamo sempre del problema dei datori di lavoro, ma il problema è sempre del singolo, è sempre individuale. Siamo noi che dobbiamo stare attenti alla nostra salute, che è una salute che è appunto psicofisica››.

Ha poi annunciato il suo viaggio simbolico da Roma al Vallo di Adriano per sensibilizzare sul ripristino del 4 Novembre come Festa dell’Unità Nazionale.

‹Lo farò per il 4 Novembre, perché la nuova legge non è sufficiente. Noi vogliamo che torni ad avere gli effetti civili che aveva fino al 1976››.

Ha inoltre ribadito la necessità di equiparare le vittime del dovere alle vittime del terrorismo.

‹‹Non è possibile che ci siano benefici differenti. Nessuno sceglie da chi farsi colpire. Le vittime del dovere devono essere equiparate alle vittime del terrorismo››.

Infine, ha evidenziato la disparità nell’applicazione delle leggi e ha ribadito il suo sostegno all’ONA.

‹C’è scritto ‘la legge è uguale per tutti’, poi ci accorgiamo che in fondo la legge non è uguale per tutti. Su questo dobbiamo lavorare››.

La presidente di Accademia della Legalità Paola Vegliantei affronta il tema della cultura giuridica come strumento di tutela e sicurezza

La dottoressa Paola Vegliantei, presidente dell’Accademia della Legalità, ha sottolineato l’importanza della consapevolezza del proprio ruolo e della disciplina per garantire un lavoro di qualità. «Se sei preparato, il tuo ruolo lo ricopri all’eccellenza».

Ha poi denunciato la scarsa tutela in molti settori, mettendo in evidenza come il problema fosse preesistente alla pandemia. Ha spiegato che la crisi sanitaria ha solo amplificato criticità già esistenti, senza esserne la causa principale. «Non è stata la pandemia a tirare fuori le criticità. C’erano già prima».

Si è soffermata sul ruolo dei datori di lavoro, sottolineando la loro responsabilità nel garantire condizioni adeguate. Ha evidenziato una mancanza di cultura della sicurezza, spesso trascurata. «Purtroppo non c’è la cultura del volersi bene».

Secondo la dottoressa, la sicurezza e il benessere psicologico devono essere un impegno condiviso tra lavoratori e aziende. «La responsabilità è 50-50, nessuno è escluso».

Ha poi affrontato le difficoltà di donne e giovani nel mondo del lavoro, spiegando che l’assenza di supporto da parte dei datori di lavoro compromette la produttività. «Se il datore di lavoro non mi consente di poter lavorare, come faccio a rendere?».

In tal senso, ha puntualizzato che il benessere psicologico dipende anche dalla leadership aziendale. Ha spiegato che un ambiente di lavoro sano favorisce la crescita personale e professionale. «Se il datore di lavoro mi dà dei semplici ma importanti strumenti per crescere, io fiorirò e fiorirà anche l’azienda».

Ha infine lanciato un appello alla trasparenza e alla chiarezza nelle dinamiche lavorative. Ha denunciato il problema dei contratti illeciti e della precarietà occupazionale, sottolineando che la mancanza di regole chiare genera insicurezza e sfruttamento. «Laddove c’è chiarezza, trasparenza e buona volontà, non ci possono essere altre situazioni».

Un impegno per la giustizia sociale: la proposta di legge sull’amianto


L’On. Giovanni Maiorano, membro della Commissione Antimafia, ha presentato la sua proposta di legge per garantire l’accesso pensionistico anticipato ai lavoratori che hanno trascorso almeno dieci anni in ambienti contaminati da amianto. Ha evidenziato la gravità della questione, ricordando che migliaia di persone hanno subito esposizioni prolungate a questa fibra letale senza adeguate misure di protezione.

Ha sottolineato con determinazione che il governo ha espresso parere favorevole alla sua iniziativa, un passo importante ma non ancora sufficiente per tradurre la proposta in legge. Il cammino legislativo, ha spiegato, è ancora lungo e complesso, ma non per questo si può accettare l’inazione.

«A me non interessa che si chiami Legge Maiorano, mi interessa che questa cosa si faccia».

Il deputato ha insistito sul fatto che il riconoscimento di questo diritto non può cancellare il dolore di chi si è ammalato a causa dell’amianto, né restituire la vita a chi è stato vittima dell’esposizione. Tuttavia, ha spiegato, questa misura rappresenta un atto di giustizia per chi ha sacrificato la propria salute sul posto di lavoro.

Ha ribadito che la legge avrebbe un valore etico e sociale inestimabile, perché non si tratta solo di pensioni anticipate, ma di riconoscere la dignità di migliaia di lavoratori esposti a un rischio evitabile, troppo spesso ignorato dalle istituzioni.

Sergio Costa: sicurezza sul lavoro e sostenibilità ambientale, una battaglia indivisibile


Il vicepresidente della Camera dei Deputati, Sergio Costa, già ministro dell’Ambiente, ha affrontato il tema della sicurezza sul lavoro in relazione alla sostenibilità ambientale. Ha sottolineato come la tutela della salute dei lavoratori non possa prescindere da un’adeguata gestione delle contaminazioni ambientali, in particolare quelle causate dall’amianto, una minaccia ancora troppo diffusa nel Paese.

Ha denunciato la presenza di oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparse sul territorio italiano, un dato allarmante che, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), potrebbe addirittura superare i 40 milioni di tonnellate. Ospedali, scuole e intere aree urbane risultano ancora gravemente contaminate, nonostante la presenza di una legge specifica dal 1992.

«L’amianto non ha colori. La priorità non ha colori».

L’ex ministro ha espresso preoccupazione per l’inerzia istituzionale, ribadendo la necessità immediata di fondi per avviare bonifiche su larga scala. In particolare, ha ricordato come, nel corso del suo mandato, fosse riuscito a dimostrare l’esistenza di risorse già disponibili, che però necessitano di un chiaro indirizzo politico per essere impiegate con efficacia.

Di conseguenza, ha rivolto un appello alla maggioranza parlamentare affinché si passi dalle parole ai fatti. Ha chiesto di calendarizzare e approvare entro il 31 dicembre 2025 una legge organica sull’amianto, in linea con le direttive europee, evitando ulteriori ritardi che potrebbero compromettere il diritto alla salute dei cittadini.

«Se non approfittiamo di questa spinta europea, poi non ci lamentiamo».

Costa ha ribadito che la sicurezza sul lavoro non può essere garantita senza un ambiente sano.

Ha concluso il suo intervento con un monito chiaro: senza un impegno serio e tempestivo nella rimozione dell’amianto, si continuerà a esporre lavoratori e cittadini a gravi rischi per la salute, con conseguenze che potrebbero protrarsi per generazioni.

Fabrizio Santori: un approccio amministrativo per la sicurezza sul lavoro

Il consigliere capitolino Fabrizio Santori ha espresso con fermezza la necessità di un monitoraggio continuo della sicurezza nei luoghi di lavoro, sottolineando il ruolo centrale delle istituzioni nel garantire condizioni adeguate per tutti i lavoratori.

Ha elogiato l’impegno dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) e delle istituzioni nella lotta contro il rischio amianto, ponendo particolare attenzione alla sua presenza nelle scuole e negli edifici pubblici. Ha ribadito che il coinvolgimento attivo dei cittadini è fondamentale per portare alla luce situazioni di pericolo, permettendo alle autorità di intervenire in modo tempestivo.

«Le istituzioni avevano timore non solo dell’organo politico, ma anche della presenza dell’ONA, che ha sempre aiutato a raggiungere risultati concreti».

Santori ha evidenziato l’importanza di un controllo capillare del territorio, ricordando che a Roma è già attivo un osservatorio dedicato alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Ha sottolineato che questo strumento rappresenta un passo avanti, ma occorre un impegno costante per garantirne l’efficacia.

Il consigliere ha concluso il suo intervento sottolineando che la prevenzione e il rispetto della legalità devono essere considerati obiettivi prioritari. Ha richiamato le istituzioni alla loro responsabilità, invitandole a promuovere azioni incisive per arginare il fenomeno degli infortuni e delle morti sul lavoro, un’emergenza che richiede interventi concreti e strutturali.

Nicola De Marinis: il ruolo della giurisprudenza nella sicurezza sul lavoro

Il consigliere della Corte di Cassazione, Nicola De Marinis, ha affrontato con rigore il quadro giuridico della sicurezza sul lavoro, ripercorrendo le sentenze più rilevanti e analizzando le trasformazioni normative che hanno ridefinito la tutela dei lavoratori negli ultimi anni. Ha sottolineato come il diritto del lavoro sia in continua evoluzione, cercando di adattarsi alle nuove sfide imposte dai cambiamenti organizzativi e tecnologici.

Secondo De Marinis, il concetto di sicurezza sul lavoro non può più limitarsi alla prevenzione dei rischi fisici, ma deve includere anche quelli psichici e organizzativi. Il mondo del lavoro è stato rivoluzionato da profondi mutamenti strutturali, come l’adozione dello smart working, la diffusione di sistemi decisionali automatizzati e l’affermazione dell’intelligenza artificiale nelle dinamiche aziendali.

«Si ha una traslazione ormai dal rischio fisico al rischio psichico».

L’avvento dell’intelligenza artificiale ha determinato una ristrutturazione delle relazioni lavorative, con un impatto crescente sulle modalità di valutazione delle prestazioni, sulle prospettive di avanzamento professionale e persino sulla stabilità occupazionale. De Marinis ha evidenziato come gli algoritmi stiano progressivamente sostituendo le decisioni umane, imponendo criteri di valutazione opachi e in continua evoluzione.

Ha portato come esempio il caso dei rider e dei lavoratori delle piattaforme digitali, il cui destino professionale dipende da sistemi automatizzati che premiano o penalizzano i dipendenti senza alcun margine di intervento umano. L’assenza di trasparenza nei processi decisionali ha reso queste nuove forme di impiego instabili e imprevedibili, generando insicurezza economica e impattando negativamente sulla salute mentale dei lavoratori.

Il giurista ha infine ribadito la necessità di un adeguamento normativo che garantisca tutele efficaci anche nei nuovi scenari lavorativi, affinché il progresso tecnologico non diventi uno strumento di precarizzazione, ma un’opportunità per migliorare la qualità del lavoro e la sicurezza di chi opera in questi contesti.

Giorgio Trabucco: sicurezza e bonifiche per il Giubileo 2025

Il consigliere dell’Assemblea Capitolina, Giorgio Trabucco, ha ribadito l’importanza di una collaborazione istituzionale efficace. Ha sottolineato che solo attraverso un’azione coordinata sarà possibile garantire bonifiche tempestive e rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Ha posto particolare attenzione ai cantieri avviati per il Giubileo 2025, evidenziando l’urgenza di un controllo rigoroso sulle opere in corso.

Secondo Trabucco, il grande piano infrastrutturale che sta trasformando Roma deve rispettare rigidi standard di sicurezza. Ha sottolineato la necessità di garantire che ogni intervento venga realizzato nel pieno rispetto delle normative, per tutelare la salute e i diritti dei lavoratori.

«Queste battaglie non hanno colore politico».

Ha poi fornito un aggiornamento sulla rimozione di 3.500 metri quadrati di amianto dall’Istituto Ambroselli di Centocelle, un’operazione tra le più rilevanti degli ultimi anni. Ha spiegato che questo risultato è stato possibile grazie a un coordinamento interistituzionale tra Roma Capitale, Regione Lazio, PNRR e Città Metropolitana.

Questo lavoro congiunto ha permesso di ottenere i finanziamenti necessari e avviare gli interventi di bonifica in tempi rapidi.

Infine, ha messo in guardia contro il rischio di ribassi indiscriminati negli appalti legati al Giubileo. Ha avvertito che il taglio dei costi potrebbe compromettere la qualità delle opere e, soprattutto, mettere a rischio la salute e la dignità dei lavoratori.

Luigi Abbate: la battaglia per il riconoscimento delle vittime dell’amianto

Il giornalista e presidente del Consiglio Comunale di Taranto, Luigi Abbate, ha denunciato le gravi difficoltà nel riconoscimento delle malattie asbesto-correlate. Ha raccontato la storia di suo padre, la cui patologia era stata riconosciuta dalla commissione medico-ospedaliera, ma negata dalla commissione di verifica. Solo dopo una lunga battaglia legale, il tribunale ha riconosciuto lo status di vittima del dovere, rendendo la sentenza definitiva.

«La cosa che mi ha fatto rabbia è voler negare la letteratura scientifica. Oramai è chiaro come il sole che queste patologie hanno un periodo di latenza enorme».

Abbate ha evidenziato le enormi difficoltà che le vittime dell’amianto e le loro famiglie incontrano nel far valere i propri diritti. Ha spiegato che le battaglie legali contro lo Stato sono impegnative e logoranti, soprattutto per chi già soffre a causa della malattia.

«Si gioca molto sulla difficoltà delle persone ad affrontare un giudizio, perché tu hai di fronte lo Stato, non un privato».

Ha infine sottolineato il ruolo fondamentale dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), che rappresenta un punto di riferimento essenziale per chi combatte per ottenere giustizia e riconoscimento.

Matteo Villanova: l’urgenza di un approccio scientifico alla salute pubblica

Il professore Matteo Villanova, docente dell’Università Roma Tre, ha lanciato un allarme sulle sostanze tossiche, soffermandosi in particolare sul pericolo dell’amianto, spiegando che la sua diffusione incontrollata non minaccia solo i lavoratori esposti, ma rappresenta un rischio concreto per le generazioni future.

L’esperto, ha illustrato gli effetti devastanti dell’inquinamento ambientale, sottolineando che le sue conseguenze non si esauriscono nell’immediato, ma possono manifestarsi con danni a lungo termine. Ha evidenziato come l’amianto incida sulla salute psico-neuro-endocrino-immunitaria, alterando il patrimonio genetico e trasmettendo il danno alle generazioni successive.

«Il cittadino deve vedere nello Stato un padre che protegge, nutre, istruisce e non qualcosa da cui doversi difendere».

Villanova ha poi puntato il dito contro la corruzione e la mancanza di cooperazione tra il mondo medico, giuridico ed educativo. Non è mancata poi una denuncia su questa frammentazione istituzionale. Essa infatti ostacola l’adozione di strategie efficaci per la tutela della salute pubblica, rallentando le risposte a emergenze sanitarie e ambientali.

Il professore sottolinea insomma l’urgenza di un approccio multidisciplinare.

Infine, ha ribadito la necessità di una gestione scientificamente fondata delle crisi sanitarie, abbandonando logiche di interesse e inerzia burocratica, per costruire un sistema più trasparente e orientato al benessere collettivo.

Pasquale Bacco: un’Ingiustizia sistemica per le vittime dell’amianto

Il medico legale Pasquale Bacco ha denunciato con forza l’ingiustizia sistematica che pesa sulle vittime dell’amianto. Ha evidenziato come, troppo spesso, si investano più risorse per negare il nesso di causalità piuttosto che per prevenire il problema e proteggere la salute pubblica.

«L’amianto è uno degli scandali d’Italia. Se solo si fosse voluto, e ancora oggi si volesse, tutto questo potrebbe essere evitato».

Bacco ha sottolineato l’impatto sociale devastante della malattia. Il dramma non riguarda solo i pazienti, ma colpisce intere famiglie, che si trovano a combattere non solo contro la malattia, ma anche contro un sistema sanitario e legale ostile. Ha denunciato la disuguaglianza nell’accesso alla sanità, dove la tutela della salute è diventata un privilegio per pochi, anziché un diritto universale.

«Ci sono bambini che studiano in scuole con l’amianto e altri che non sanno nemmeno cosa sia. Noi non possiamo più continuare così».

Ha infine ribadito che la medicina moderna e l’intelligenza artificiale offrono ormai strumenti avanzati per garantire giustizia e cure adeguate alle vittime. Tuttavia, ha denunciato con amarezza come il vero ostacolo non sia la mancanza di soluzioni, ma l’assenza di volontà politica nell’applicarle.

Giampiero Cardillo: leggi inefficaci senza una vera applicazione

Il Generale Giampiero Cardillo ha denunciato l’inefficacia delle normative sulla sicurezza sul lavoro, sottolineando come le leggi esistenti non abbiano realmente ridotto il numero di infortuni e morti.

Il militare ha evidenziato che, nonostante l’introduzione di leggi come la 626 e la 81, gli incidenti sul lavoro continuano a rappresentare un’emergenza costante.

Nello specifico, ha spiegato che il problema non risiede solo nel quadro normativo, ma nella mancanza di una reale applicazione delle leggi.

Inoltre ha sottolineato che la sicurezza nei luoghi di lavoro è stata spesso regolamentata più per tutela degli interessi delle assicurazioni che per rispondere alle reali esigenze dei lavoratori. Questo ha portato a normative formali, prive di strumenti concreti per farle rispettare.

Ha infine evidenziato la carenza di strutture adeguate per applicare efficacemente la normativa esistente. Senza una rete di controlli efficace e sanzioni adeguate, qualsiasi legge resta una promessa sulla carta.

«Se promulghi una legge senza avere l’apparato per applicarla, non serve a nulla».

Cardillo ha concluso il suo intervento con un richiamo alla necessità di azioni concrete, sottolineando che una normativa, per essere efficace, deve essere supportata da un sistema di controlli e risorse adeguate.

Guerrino Petillo: giustizia per le vittime silenziose dell’amianto

L’avvocato Guerrino Petillo ha evidenziato il ruolo cruciale delle sentenze ottenute dall’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) nella lotta contro l’amianto. Ha spiegato che queste vittorie legali hanno avuto il merito di portare alla ribalta un problema a lungo ignorato dalle istituzioni e dall’opinione pubblica.

«Le morti sul lavoro impressionano perché sono un evento traumatico, ma quelle di cui ci stiamo occupando sono le morti silenziose».

Ha sottolineato come le malattie legate all’amianto non ricevano la stessa attenzione riservata agli incidenti sul lavoro, nonostante i numeri allarmanti delle vittime. La lentezza nel riconoscimento dei diritti di chi si ammala rende il percorso ancora più difficile e doloroso per i lavoratori e le loro famiglie.

Petillo ha poi ribadito la necessità di un impegno costante e strutturato, in grado di andare oltre interventi sporadici e iniziative isolate. Ha chiarito che la battaglia per la giustizia non può basarsi su azioni occasionali, ma deve poggiare su un percorso solido e continuativo.

«Non è un percorso che può essere trattato per spot. Servono tenacia, pazienza e programmazione».

L’avvocato ha concluso sottolineando che solo con una strategia chiara e a lungo termine sarà possibile garantire diritti certi e tutele efficaci per tutte le vittime dell’amianto.