I ritardi nell’adozione dei decreti attuativi previsti dal DL 73/2024 sulle liste d’attesa (convertito dalla L. 107/2024) destano preoccupazioni nella Fondazione GIMBE. Sebbene le dichiarazioni istituzionali evidenzino progressi nell’attuazione delle misure volte ad abbattere i tempi di attesa, l’analisi indipendente della Fondazione rileva una situazione ben diversa. Infatti, dopo sei mesi dalla conversione in legge del DL liste di attesa si registra uno stallo che paralizza l’attuazione delle misure previste dalla norma. Ciò ritarda un provvedimento cruciale per risolvere i problemi dei cittadini. «Per questo motivo – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – abbiamo condotto un’analisi indipendente sullo stato di avanzamento della legge. L’obiettivo è quello di identificarne le criticità di attuazione e informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico. Questo per evitare aspettative irrealistiche e tracciare un confine netto tra realtà e propaganda».
Stato di avanzamento dei decreti attuativi
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Il DL sulle liste d’attesa prevede almeno sei decreti attuativi, un numero elevato che è in contrasto con il carattere di urgenza del DL. La Fondazione GIMBE lo aveva evidenziato in occasione dell’audizione in 10a Commissione Affari sociali in Senato, mostrando perplessità sui tempi di attuazione delle misure.
«La storia parlamentare – spiega Cartabellotta – insegna che dei decreti attuativi spesso si perdono le tracce nei passaggi tra valutazioni tecniche e attriti politici. Ma anche tra iter burocratici tra Camere e Ministeri, rendendo di fatto impossibile applicare le misure previste».
Al 29 gennaio 2025, secondo quanto riportato dal Dipartimento per il Programma di Governo, risulta approvato un solo decreto attuativo. Degli altri, tre sono già scaduti (due da quasi 4 mesi e l’altro da quasi 5 mesi) e per due non è stata definita alcuna scadenza.
Liste d’attesa, l’analisi della Fondazione GIMBE
Il ministro Schillaci ha dichiarato che «sono prossimi all’adozione tutti i rimanenti decreti attuativi, quindi il processo di attuazione del DL 73/24 è in dirittura d’arrivo». Ma l’analisi della Fondazione GIMBE dimostra che non è possibile prevedere con certezza i tempi di attuazione di tutti i decreti attuativi. In particolare, desta molte perplessità quello relativo al superamento del tetto di spesa per il personale sanitario. Oltre alla mancanza di una scadenza definita, dopo la sperimentazione 2022-2024 la “nuova metodologia” Agenas per stimare il fabbisogno di personale non è ancora stata approvata. «Questo è uno step cruciale – sottolinea Cartabellotta – perché a cascata condiziona l’intero art. 5 del DL liste di attesa. È quello di fatto più rilevante perché vincola l’assunzione di personale sanitario».
Un miraggio i potenziali benefici previsti dal DL
I potenziali benefici previsti dal DL Liste di attesa, nel frattempo, rimangono un lontano miraggio. Tra questi, l’obbligo per le Regioni di creare un centro unico di prenotazione integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate. Ed anche l’introduzione di un sistema di disdetta delle prenotazioni; il divieto di chiudere le agende; l’attivazione dei percorsi di garanzia. Infatti, se il cittadino non ottiene una prestazione nei tempi previsti nel pubblico, questa deve essere erogata nel privato convenzionato o tramite l’attività intramuraria.
Inoltre, si devono considerare anche i benefici volti a migliorare la governance delle liste di attesa. Come la piattaforma nazionale per uniformare la lettura dei dati sui tempi di attesa tra le Regioni. O l’istituzione di un organismo di verifica e controllo che può esercitare i poteri sostitutivi nelle Regioni inadempienti.
Liste d’attesa interminabili spia dell’indebolimento del SSN
La complessità del DL liste di attesa, sommata al giogo amministrativo di sei decreti attuativi, allunga le tempistiche perché si scontra con numerosi ostacoli. Tra questi, attriti istituzionali a livello centrale, diseguaglianze regionali nella completezza e trasparenza dei dati. Ma anche modalità poco trasparenti nella gestione delle agende di prenotazione sia del pubblico sia del privato convenzionato. Oppure l’impossibilità di assumere personale sanitario per gli stringenti vincoli economici imposti dal MEF.
«Le interminabili liste d’attesa – conclude Cartabellotta – sono il sintomo di un indebolimento tecnologico, organizzativo e soprattutto professionale del SSN. Affrontare questa criticità richiede consistenti investimenti sul personale sanitario e coraggiose riforme organizzative. In definitiva, le riforme annunciate restano un esercizio retorico se non tradotte in azioni concrete. Mentre il raggiungimento di risultati parziali è solo una magra consolazione politica, priva di reali benefici per la società».