Il fumo in Italia ed Europa rimane una delle principali cause evitabili di malattia e morte. In Italia, secondo i dati Eurostat, il 24% della popolazione sopra i 15 anni fuma. Una percentuale che ci colloca in linea con la media dell’Unione Europea, ma che indica quanto la dipendenza dal tabacco sia ancora radicata.
Le differenze tra Paesi e tra generi sono notevoli. In Svezia fuma solo l’8% della popolazione, mentre in Bulgaria e Grecia le percentuali superano il 35%. In Italia gli uomini fumatori sono il 28%, le donne il 20%. Il divario di genere resta marcato, così come in tutta Europa, dove il fumo colpisce di più la popolazione maschile.
L’Italia nella classifica europea: dove si trova e perché
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L’Italia si colloca in posizione intermedia tra i Paesi europei. Non siamo ai livelli preoccupanti dei Balcani, ma neppure vicini ai valori virtuosi della Svezia o dei Paesi Bassi.
Dal 2017 al 2023 si è osservata una riduzione modesta, dal 26% al 24%. Questo calo lento mostra come le politiche di prevenzione abbiano effetti positivi, ma insufficienti.
I programmi di informazione e i divieti introdotti nei luoghi pubblici hanno ridotto l’esposizione passiva, ma il fumo resta parte della quotidianità di milioni di italiani.
Qual è l’impatto delle differenze di genere?
Le differenze di genere nel consumo di tabacco sono costanti. In Italia fuma il 28% degli uomini contro il 20% delle donne.
La forbice è simile a quella della media europea, dove la quota di fumatori è del 28% per gli uomini e del 21% per le donne.
Le ragioni di questa differenza sono culturali, storiche e sociali. In molti Paesi il fumo maschile è stato a lungo considerato più accettabile. Tuttavia, tra le giovani donne la diffusione è in crescita, segnalando un cambiamento nei modelli di consumo.
Perché la Svezia è il Paese più virtuoso?
La Svezia è un caso a parte. Solo l’8% della popolazione fuma. Si tratta del tasso più basso in Europa.
Le ragioni di questo successo sono legate a politiche molto severe contro il tabacco e a un cambiamento culturale diffuso.
In Svezia ha avuto un ruolo anche lo snus, un prodotto del tabacco da mettere sotto il labbro. Pur essendo anch’esso nocivo, ha contribuito a ridurre il consumo di sigarette tradizionali.
Perché Bulgaria, Grecia e Croazia registrano i dati peggiori?
In Bulgaria fuma il 37% della popolazione. Quasi un uomo su due è fumatore. In Grecia e Croazia le percentuali non sono molto più basse.
Infatti in questi Paesi le campagne di prevenzione hanno avuto scarso impatto e i prezzi delle sigarette restano bassi. Inoltre, il fumo è profondamente radicato nella cultura sociale.
L’uso della sigaretta elettronica nei giovani
Negli ultimi dieci anni si è diffuso rapidamente l’uso della sigaretta elettronica, soprattutto tra i più giovani.
Le e-cig infatti vengono percepite come meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali. Il design moderno, i gusti fruttati e la facilità di acquisto hanno attratto molti adolescenti.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia circa un terzo degli studenti delle scuole superiori ha provato almeno una volta la sigaretta elettronica. Una percentuale in crescita rispetto a pochi anni fa.
Il problema principale è che le e-cig non sono prive di rischi. La nicotina contenuta provoca dipendenza e può interferire con lo sviluppo del cervello degli adolescenti. Inoltre, gli aromi e le sostanze inalate non sono innocui.
Gli studi mostrano che molti ragazzi che iniziano con la sigaretta elettronica passano poi al tabacco tradizionale. Questo fenomeno, noto come “porta di ingresso”, è una delle preoccupazioni maggiori delle autorità sanitarie.
Cannabis e sigaretta elettronica: un nuovo rischio emergente
Negli ultimi anni si è diffuso anche l’uso della sigaretta elettronica per inalare cannabis, in particolare sotto forma di oli o estratti.
Questo uso aumenta i rischi per la salute, perché le sostanze inalate hanno effetti diretti sul cervello e sui polmoni. Gli studi hanno evidenziato che l’uso di cannabis attraverso le e-cig è associato a una maggiore probabilità di sviluppare dipendenza.
Tra gli adolescenti, questa modalità è spesso considerata più discreta e meno riconoscibile. Ciò favorisce la diffusione nascosta della pratica anche a scuola o in contesti familiari.
Gli esperti sottolineano che la combinazione tra nicotina e cannabis aumenta i rischi cognitivi e comportamentali. I giovani che utilizzano entrambe le sostanze hanno più probabilità di sviluppare ansia, depressione e difficoltà di apprendimento.
Quali sono i danni del fumo tradizionale?
Il fumo è la principale causa evitabile di morte in Europa. Ogni anno provoca milioni di decessi e decine di milioni di malati cronici.
Le sostanze contenute nel tabacco danneggiano ogni organo del corpo. Il rischio di tumori, soprattutto al polmone, è altissimo. Ma il fumo è associato anche a tumori della bocca, della laringe, del pancreas e della vescica.
Dal punto di vista cardiovascolare, il tabacco aumenta il rischio di infarto, ictus e aterosclerosi. Le sostanze chimiche danneggiano le pareti dei vasi sanguigni e aumentano la pressione.
Il fumo colpisce anche l’apparato respiratorio. Le bronchiti croniche e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono strettamente legate al consumo di sigarette.
Gli effetti negativi non si fermano ai fumatori. Anche chi respira passivamente il fumo, cioè i familiari e i colleghi, subisce danni importanti. I bambini esposti al fumo passivo hanno più infezioni respiratorie e un rischio maggiore di asma.
Perché il fumo resta un problema di salute pubblica?
Il fumo non è solo una scelta individuale. È un problema collettivo di salute pubblica.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ricorda che il tabacco provoca otto milioni di morti ogni anno. Di queste, circa un milione è attribuibile al fumo passivo.
Il costo sociale del fumo è enorme. Comprende le spese sanitarie per curare malattie croniche e i costi economici derivanti dalla perdita di produttività.
Prevalenza di fumatori in Europa (2023)
Paese | Percentuale fumatori |
---|---|
Svezia | 8% |
Paesi Bassi | 11% |
Danimarca | 14% |
Italia | 24% |
Croazia | 35% |
Grecia | 36% |
Bulgaria | 37% |
Quali sono le prospettive future?
La riduzione dei fumatori negli ultimi anni è un segnale positivo, ma il ritmo del cambiamento è troppo lento.
Per centrare gli obiettivi dell’Agenda 2030, sarà necessario rafforzare le politiche di prevenzione. Aumentare i prezzi, limitare la pubblicità e potenziare le campagne educative sono passi fondamentali.
Anche il controllo sull’uso delle sigarette elettroniche tra i giovani diventerà cruciale. Senza una regolamentazione chiara, il rischio è che una nuova generazione di fumatori cresca sotto forma di svapatori.
Domande frequenti sul fumo in Italia
Quanti italiani fumano oggi?
Secondo Eurostat, il 24% della popolazione sopra i 15 anni fuma, in linea con la media europea.
Chi fuma di più, uomini o donne?
Gli uomini restano i più colpiti: il 28% fuma contro il 20% delle donne.
Qual è il Paese con meno fumatori in Europa?
La Svezia, dove solo l’8% della popolazione fuma.
Quali sono i Paesi più colpiti?
Bulgaria, Grecia e Croazia, con percentuali superiori al 35%.
Le sigarette elettroniche sono sicure?
No. Contengono nicotina e altre sostanze nocive. Possono creare dipendenza e favorire il passaggio al fumo tradizionale.
È vero che molti ragazzi usano la sigaretta elettronica per la cannabis?
Sì. È una pratica sempre più diffusa e rischiosa, perché aumenta i danni cerebrali e comportamentali.
Quali sono i principali danni del fumo tradizionale?
Tumori, malattie cardiovascolari, broncopatie croniche e danni per chi è esposto al fumo passivo.