Fincantieri

Fincantieri: dopo oltre 35 anni di lavoro e interminabili giornate trascorse a stretto contatto con l’amianto, il triestino Alfio Derin è deceduto per mesotelioma pleurico all’età di 74 anni. Il Tribunale di Trieste ha condannato l’industria navalmeccanica per il decesso dell’elettricista. Alla famiglia un risarcimento pari a 850mila euro. Ma l’impresa non è stata semplice. Decisivo l’intervento dell’Avv. Ezio Bonanni

Fincantieri: vinta una triste battaglia

Fincantieri. Trieste, 16 ottobre 2023 – Quella di Alfio Derin è la storia di una delle tante tragedie legate all’utilizzo irresponsabile dell’amianto, un “killer silente” che continua ad uccidere coloro che hanno lavorato nei cantieri navali, da Monfalcone a Castellammare di Stabia, a Palermo come a Trieste.

La sua agonia era iniziata con la diagnosi impietosa di mesotelioma nel marzo 2017, quando i sanitari dell’Ospedale di Cattinara (Trieste) gli comunicarono che la sua malattia aveva origine dalla “pregressa esposizione ad asbesto”. Facile intuire che la responsabilità fosse da attribuire all’insalubre ambiente lavorativo.

Eppure, nonostante l’evidenza, davanti all’uomo e ai familiari si ergeva il solito muro di gomma fatto di negazionismo, secondo cui non vi sarebbe stato alcun nesso tra la malattia e l’esposizione!  

Nel caso di Alfio Derin, la famiglia ha tuttavia intrapreso una lunga battaglia legale per ottenere giustizia. A guidarla l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), affiancato dall’Avv. Corrado Calacione. Lo staff è riuscito a dimostrare il pieno nesso di causalità tra l’esposizione ad amianto e la morte dell’operaio.

Risultato?

L’entità del risarcimento: un importante risultato

Il Tribunale di Trieste ha condannato la società Fincantieri S.p.A. al risarcimento del danno per € 869.000,00, per la morte dell’operaio esposto ad amianto nei cantieri riuniti dell’Adriatico, assorbiti da Italcantieri, poi Fincantieri.

Alla famiglia Derin sarà riconosciuto un importo complessivo pari a 850mila euro, di cui 224 mila circa per i danni subiti dal lavoratore, da liquidare pro quota agli eredi, 243mila circa per la vedova, Fides Fontanot, 197mila e 204mila circa per le due figlie orfane, Lucilla Derin e Patrizia Derin.

Questo risultato non rappresenta solo una vittoria per la famiglia Derin, se di vittoria si può parlare quando muore una persona cara, ma è anche un importante risultato legale che sottolinea la responsabilità delle aziende nel garantire la sicurezza e la salute dei propri lavoratori.

 La strage da amianto: non solo Fincantieri

La vicenda di Alfio Derin non è un caso isolato. Stando ai dati (approssimativi per difetto tra l’altro), la strage delle malattie da amianto continua, soprattutto nelle comunità legate alla cantieristica navale. Patologie come il mesotelioma e altre malattie polmonari correlate all’amianto sono ancora una realtà per troppi lavoratori. In aggiunta, dal momento che i tempi di latenza fra l’esposizione e l’insorgenza delle patologie sono lunghissimi (fino a 40 anni), si potrebbe assistere a un picco di mortalità nei prossimi anni. Ricordiamo che il killer silente, ampiamente utilizzato in quasi ogni segmento dell’industria e non solo, fino alla sua messa al bando con la legge n.257/1992 , è stato riconosciuto come una delle sostanze più dannose per la salute umana. Le sue fibre microscopiche possono essere inalate e depositarsi nei polmoni, causando danni irreversibili. Su tutti il temibile mesotelioma, una rara forma di cancro incurabile che colpisce le cellule mesoteliali.

Fincantieri: vittoria dell’Avv. Ezio Bonanni

Il commento dell’Avv. Bonanni

 “Finalmente abbiamo ottenuto giustizia” – dichiara Bonanni – “continua purtroppo la strage di malattie di amianto per l’esposizione nella cantieristica navale. Secondo i dati dell’ONA, all’estate del 2023, i casi di mesotelioma, dall’inizio del censimento, sono superiori a 2000. Tant’è che il ReNaM al VII Rapporto, fermi al 2018, alla voce Cantieri Navali, sono riportati 1318 casi di mesotelioma (6%). Si aggiungono sempre nei cantieri, per la riparazione demolizione altri 304 casi, pari all’1,4%, così complessivamente i casi sono pari a 1622, che corrispondono al 7,4% del totale censito, che però costituiscono una sottostima. Infatti, tenendo conto di tutti i cantieri navali (anche oltre Fincantieri), il dato deve essere aggiornato complessivamente a tutto il 2022, in circa 2000 casi.

L’amianto, però, causa anche il tumore del polmone, il quale incide almeno per il doppio, e dunque per circa ulteriori 4000 decessi. Purtroppo, non si può non rilevare che le fibra di asbesto provocano anche tumore della laringe, delle ovaie ed asbestosi con eguale certezza scientifica. Poi, ci sono tutta una serie di altri tumori come quello della faringe, dello stomaco, del colon, ecc. Pur con qualche incertezza, sono attribuiti ad esposizione ad amianto. Per questi motivi, stimiamo che, tenendo conto di tutti i cantieri navali, e non solo di Fincantieri, il dato complessivo dell’impatto dell’amianto per gli ultimi venticinque anni, in questo comparto, ha determinato il decesso di almeno 7000 persone. Una vera e propria epidemia, contro cui dobbiamo lottare. Lottiamo prima di tutto con la diagnosi precoce, la terapia e cura, e poi assicurando il giusto risarcimento dei danni alle vittime”- conclude l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA.

ONA a difesa della salute  

Per dire no definitivamente all’amianto, occorre garantire in primis la sicurezza sul lavoro. Le aziende devono assumersi la responsabilità di proteggere i dipendenti e adottare pratiche sicure nell’ambiente di lavoro.

La battaglia dell’Avv. Ezio Bonanni non si limita alle aule di tribunale. L’ONA, promuove ogni forma di tutela degli esposti, perché in un mondo in cui la salute e il benessere dei lavoratori sono messi in secondo piano, è fondamentale alzare la voce e combattere per un cambiamento reale. Solo così potremo assicurare che storie come quella di Alfio Derin diventino una triste memoria del passato, anziché una realtà quotidiana. La battaglia continua e, con determinazione e impegno, possiamo sperare in un futuro in cui nessun altro lavoratore debba sacrificare la propria salute a causa di condizioni di lavoro pericolose.