
In questa guida ci occupiamo di conservanti: sono presenti in numerosi alimenti, sappiamo tutti che non fanno bene alla salute se assunti in grandi quantità, ma facciamo chiarezza. Cosa sono? Perché sono usati? Come si rintracciano nell’etichetta degli ingredienti del prodotto? Ma soprattutto quali danni alla salute provocano in realtà?
Sulle etichette alimentari li troviamo spesso indicati con sigle misteriose (come E250 o E202) oppure nomi chimici poco familiari: sono i conservanti, sostanze utilizzate per prolungare la durata dei cibi, evitando che si deteriorino troppo in fretta. Ma cosa sono davvero e dove si trovano?
Negli ultimi anni, la consapevolezza su ciò che mangiamo è cresciuta, così come l’interesse per i possibili effetti dei conservanti sull’organismo. Alcuni studi sollevano preoccupazioni, in particolare su un possibile legame con malattie cardiovascolari e tumori. Cerchiamo di fare chiarezza.
Cosa sono i conservanti e perché si usano
Indice dei contenuti
I conservanti sono additivi alimentari che servono a prevenire la crescita di batteri, muffe e lieviti, rallentando il processo naturale di deterioramento degli alimenti. In pratica, evitano che il cibo “vada a male” troppo presto.
Sono usati in una vasta gamma di prodotti:
- insaccati e carni lavorate (come prosciutto cotto, salame, wurstel),
- prodotti da forno industriali,
- formaggi confezionati,
- bevande zuccherate e succhi,
- salse, conserve, sottaceti e prodotti in salamoia.
La loro funzione principale è garantire sicurezza igienica e prolungare la conservabilità, permettendo di trasportare e vendere i prodotti su larga scala.
I tipi più comuni di conservanti: quali sono?
Tra i più diffusi tipi di conservanti troviamo:
- nitrati e nitriti (E249, E250, E251, E252): usati nelle carni per inibire la crescita del Clostridium botulinum, un batterio pericoloso, e mantenere il colore rosato.
- Benzoati (E210–E213): usati in bevande, salse, marmellate.
- Sorbati (E200–E203): presenti in formaggi e prodotti da forno.
- Anidride solforosa e solfiti (E220–E228): nei vini, nella frutta secca e nei succhi.
Tutti questi additivi sono regolati da norme europee e utilizzati entro limiti considerati “sicuri” dalle autorità sanitarie. Ma la questione non è così semplice.
Conservanti: fanno male alla salute?
La risposta è: dipende dalla quantità, dalla frequenza e dalla sensibilità individuale.
In persone sane, un consumo occasionale e moderato di alimenti contenenti conservanti non rappresenta un rischio immediato. Tuttavia, un’esposizione cronica, soprattutto associata a una dieta ricca di cibi ultra-processati, può nel tempo avere effetti negativi.
Alcuni conservanti sono considerati potenzialmente dannosi:
- I nitriti (come E250) possono reagire con alcune proteine nel nostro corpo formando nitrosammine, composti considerati probabilmente cancerogeni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
- I solfiti possono provocare reazioni allergiche o asmatiche in soggetti sensibili.
- I benzoati, in combinazione con la vitamina C, possono generare benzene, una sostanza anch’essa con effetti cancerogeni.
Qui trovate uno studio che approfondisce i possibili danni alla salute dei conservanti.
Effetti sull’apparato cardiovascolare
Studi recenti stanno mettendo in evidenza un possibile legame tra il consumo regolare di conservanti (soprattutto nitrati e nitriti) e un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. L’assunzione regolare di nitriti attraverso carni lavorate è associata a un aumento del rischio di ipertensione, infarto e ictus.
Il meccanismo non è ancora completamente chiaro, ma si ipotizza che queste sostanze possano influenzare la funzione dei vasi sanguigni o contribuire a processi infiammatori cronici e alla formazione di placche arterosclerotiche.
I conservanti sono cancerogeni?
Lo IARC ha classificato le carni lavorate (che contengono nitriti e nitrati) come “carcinogeni di gruppo 1”, ovvero sostanze per cui esistono prove sufficienti di cancerogenicità per l’uomo, in particolare per il tumore del colon-retto.
Questo non significa che un panino con il salame sia un veleno, ma che un consumo frequente e regolare aumenta il rischio nel lungo periodo. Approfondisci qui.
Prevenzione: cosa possiamo fare nella vita quotidiana
La chiave è sempre la moderazione e una scelta consapevole. Ecco alcuni consigli pratici:
- preferisci alimenti freschi o poco trasformati.
- Leggi le etichette: meno ingredienti industriali ci sono, meglio è.
- Limita il consumo di carni lavorate (prosciutti, salumi, wurstel).
- Fai attenzione a succhi, bibite e snack industriali.
- Varia la tua dieta: più verdure fresche, cereali integrali, legumi e frutta.
La buona notizia quindi è che possiamo ridurre facilmente l’esposizione con piccole scelte quotidiane, privilegiando alimenti freschi, leggendo le etichette e limitando i cibi ultraprocessati.