ANEURISMA RISOLTO CON TECNICA MININVASIVA DI CHIRURGIA VASCOLARE: A PALERMO UN INTERVENTO PIONIERISTICO RIDUCE I RISCHI E ACCORCIA I TEMPI DI DEGENZA

Un aneurisma dell’arco aortico e dell’aorta toracica discendente risolto con un intervento mininvasivo, condotto per via esclusivamente endovascolare, rappresenta oggi un importante traguardo per la chirurgia vascolare in Italia. È accaduto a Palermo, presso l’ARNAS Civico Di Cristina Benfratelli, dove l’equipe diretta dal dott. Gabriele Ferro ha trattato con successo un paziente ad alto rischio, impiantando un’innovativa endoprotesi ramificata di ultima generazione, la TBE (Thoracic Branch Endoprosthesis).

Cos’è un aneurisma e perché è pericoloso?

Un aneurisma è una dilatazione anomala e localizzata di un vaso sanguigno, dovuta a un indebolimento della sua parete. Quando colpisce l’aorta, l’arteria principale che trasporta il sangue dal cuore verso il resto del corpo, può diventare particolarmente pericoloso. In particolare, l’aneurisma dell’arco aortico, che interessa la porzione dell’aorta che si incurva tra la parte ascendente e discendente, comporta rischi elevati per la sua vicinanza a strutture vitali come le arterie che portano sangue al cervello e agli arti superiori.

Se un aneurisma cresce troppo o si rompe, può provocare emorragie interne gravissime, spesso fatali. Da qui l’importanza di trattarlo in modo efficace, e possibilmente con tecniche che riducano al minimo i rischi chirurgici.

Una nuova strada: il trattamento endovascolare

L’intervento eseguito a Palermo segna un punto di svolta, perché evita la necessità di una chirurgia tradizionale “a cielo aperto”, estremamente invasiva, optando invece per una procedura endovascolare, che prevede l’inserimento di una protesi attraverso le arterie, tipicamente partendo da un’incisione all’inguine.

Il device TBE, utilizzato in questo caso, ha una struttura avanzata che consente non solo di escludere l’aneurisma dalla circolazione (impedendo che il sangue continui a dilatarlo), ma anche di preservare la perfusione dell’arteria succlavia sinistra, un ramo fondamentale che, in molti pazienti, garantisce l’apporto ematico al braccio sinistro e, indirettamente, al cervello.

Vantaggi clinici e tempi record della nuova chirurgia vascolare

La novità è che il tutto è stato fatto in un’unica seduta, senza dover ricorrere al tradizionale bypass carotido-succlavio, un intervento in più che avrebbe comportato ulteriori rischi e complicazioni. Grazie al design del nuovo dispositivo, che si adatta perfettamente all’anatomia complessa dell’arco aortico, l’equipe ha potuto operare in modo rapido, sicuro e con un impatto minimo per il paziente, già sottoposto in passato a molteplici interventi cardiaci.

Il risultato? Dimissione in soli tre giorni, senza complicanze, e con un netto miglioramento del comfort e della qualità di vita del paziente, che ha evitato un lungo ricovero e una difficile riabilitazione post-operatoria.

Chirurgia vascolare: tecnologia e visione innovativa

Questo tipo di successo non sarebbe stato possibile senza l’investimento strategico dell’azienda ospedaliera. Ha scelto di dotarsi di una strumentazione all’avanguardia, capace di potenziare il lavoro degli specialisti e migliorare lo standard delle cure. Come sottolinea la direzione strategica dell’ARNAS Civico, l’adozione del device TBE rientra in una visione moderna e lungimirante della sanità pubblica. Meno invasività, più sicurezza, riduzione dei costi e centralità del paziente.

L’intervento è stato eseguito da un team multidisciplinare. I chirurghi vascolari Arduino Farina, Chiara Palermo, Fabrizio Valentino, Angelo Sanfiorenzo, affiancati dal personale infermieristico altamente specializzato (Liliana Angela Critti, Alessia Provenzano, Claudio Mannina) e dalla dottoressa Maria Teresa Strano, anestesista-rianimatrice, a conferma del valore della collaborazione tra diverse competenze cliniche.

Verso il futuro della chirurgia vascolare

Quello di Palermo è un caso esemplare di come la tecnologia medica possa cambiare radicalmente l’approccio alle malattie vascolari gravi. Rendendo possibile ciò che fino a pochi anni fa richiedeva interventi rischiosi e lunghe degenze. La diffusione di tecniche simili su larga scala potrebbe trasformare la gestione degli aneurismi toracici in tutta Italia. Soprattutto nei pazienti fragili o già operati, migliorando gli esiti clinici e contenendo i costi sanitari.

Il prossimo passo sarà rendere accessibili questi dispositivi nei centri ospedalieri di tutto il territorio nazionale. Garantendo a sempre più pazienti la possibilità di curarsi con tecnologie meno invasive, più intelligenti e più efficaci. Perché anche nel cuore delle patologie più gravi, l’innovazione può fare la differenza.