Sono in crescita nel mondo i casi di epatite acuta di origine sconosciuta. Sono infatti saliti a 228 (dato OMS aggiornato al primo maggio) i casi di epatite accertati nei bambini al di sotto dei 16 anni. Oltre cinquanta casi sono ancora sotto inchiesta. In almeno 15 casi sarebbe stato necessario il trapianto di fegato.
Intanto – anche se non ci sono ancora certezze in merito – si sta facendo sempre più strada l’ipotesi che la causa di queste epatiti possa essere l’adenovirus ritrovato nella maggioranza dei casi. Le epatiti di origine sconosciuta infatti nulla hanno a che fare con i virus già noti come responsabili dello sviluppo di questa patologia.
Le segnalazioni di casi di epatite di origine sconosciuta provengono da 20 paesi di Europa, Usa, Sud America e Sud-est asiatico.
Casi di epatite, come si sta muovendo l’Italia
In Italia a seguire l’andamento dei casi di epatite è una Unità di Crisi costituita alcuni giorni fa. Il Ministero della Salute vuole inoltre uniformare le misure da adottare sul territorio nazionale ed aggiornare le scuole con una campagna di comunicazione.
I dati della Società Italiana Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica (Sigenp), raccolti nella settimana 21-28 aprile, nel frattempo parlano di 20 casi in Italia. E sono rassicuranti: “Il numero di casi segnalati è sovrapponibile a quello del triennio precedente (2019-2021)” – hanno riportato i gastroenterologi pediatrici. “I risultati dell’indagine evidenziano che, fino ad oggi, nessun incremento anomalo di casi di epatite acuta severa sia stato registrato in Italia“- hanno concluso.
All’indagine hanno risposto 71 centri di cui 33 ospedali di I e II livello, 11 ospedali di III livello, 13 centri universitari, 14 IRCCS. “In 70/71 centri (98%), i medici non hanno avuto la percezione di assistere ad un incremento anomalo di casi di epatite acuta severa“. I 20 casi casi italiani riguardano 18 pazienti fino ai 10 anni di età e 2 al di sopra dei 10 anni; solo uno ha avuto bisogno del trapianto di fegato.
“Dobbiamo solo essere attenti e vigilare” – ha detto Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP). “Nei prossimi giorni comprenderemo meglio il fenomeno e stabiliremo quindi se dare l’allarme oppure no. Per ora suggerisco solo cautela nella valutazione dei dati”. L’invito per tutti è quello a non creare allarme ingiustificato.