Il Carboplatino è un farmaco molto importante nella cura del cancro attraverso la chemioterapia e vedremo nel dettaglio, in questa guida, di cosa si tratta. Si tratta infatti di un medicinale usato non solo nella cura specifica di alcune neoplasie, ma anche di una nuova speranza per alcuni pazienti che non rispondono più ad altre terapie.
Il cancro in Italia rappresenta una delle principali cause di morte, con un aumento dei decessi sia per gli uomini con 100.200 casi (+0,6%) che per le donne con 81.100 casi (+2%). Si tratta di numeri altissimi, resi noti in occasione del World Cancer Day 2022 e che purtroppo continuano a crescere, nonostante le politiche di screening attivate dal Sistema sanitario nazionale per numerosi tipi di tumore.
Si stima che ogni giorno in Italia vi siano 1.000 nuove diagnosi: circa 370mila all’anno. Ogni anno sono più di duemila i minorenni che si ammalano per tumori linfatici, solidi, o leucemia (circa 1.400 bambini e 800 adolescenti).
La notizia positiva è che il miglioramento progressivo delle tecniche di cura è riuscito negli ultimi tempi a dare una migliore aspettativa di vita. La sopravvivenza a 5 anni è risultata in aumento per tutti i tumori nel 2021 rispetto alla precedente rilevazione: 59,4% negli uomini (+5,4%) e 65% nelle donne (+2%).
In questo quadro non si può non evidenziare il ruolo dei fattori di rischio, che vanno dalle malattie pregresse agli stili di vita, ma anche al contesto ambientale in cui viviamo.
Il ruolo dell’ambiente infatti è di fondamentale importanza per restare in salute e prevenire lo sviluppo dei tumori: l’inquinamento è sempre più preponderante nelle città, ma anche l’uso di pesticidi in agricoltura e di altre sostanze cancerogene nei settori produttivi andrebbe ulteriormente limitato. Ecco dunque che si evidenzia quanto il ruolo della prevenzione sia fondamentale.
Carboplatino farmaco chemioterapico, di cosa si tratta?
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Il Carboplatino è un farmaco chemioterapico che si trova in forma di soluzione per infusione (liquido chiaro). Si tratta di un farmaco citotossico. Il suo meccanismo d’azione consiste nel legarsi al Dna delle cellule. Ne blocca la sintesi e impedisce loro di replicarsi, e dunque non permette al tumore di crescere. La cellula tumorale ha un meccanismo di riparazione poco efficace, quindi muore.
“Il carboplatino è un farmaco altamente tossico con un ristretto indice terapeutico ed è improbabile
che l’effetto terapeutico avvenga senza il manifestarsi di qualche evento di tossicità” – è riportato nel riassunto delle caratteristiche del prodotto, pubblicato da Aifa, che mette in guardia sui possibili diversi effetti collaterali che possono interessare chi si cura con questo farmaco.
Al di là dei possibili effetti collaterali che non mancano in alcun farmaco, nemmeno in quelli da banco, si può dire che il Carboplatino rappresenta una speranza in più per i pazienti. Con tale farmaco – usato nella cura dei tumori cerebrali pediatrici e di altre neoplasie che vedremo in seguito – è stato osservato infatti un incremento della risposta terapeutica fino a sette mesi nei pazienti che non rispondevano ad altre terapie. Il dato è emerso nel 2019 in uno studio di fase 2 dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma pubblicato sul Journal of Neuro-Oncology. Il gruppo ristretto – 32 pazienti – era affetto da recidiva di un tumore cerebrale maligno già trattato e non più responsivo a temozolomide e nitrosouree; con la somministrazione settimanale del Carboplatino il 30% dei pazienti ha beneficiato di un ritardo di progressione della malattia e un tempo più lungo di sopravvivenza.
Uso del Carboplatino in chemioterapia
La chemioterapia è un trattamento che serve ad eliminare le cellule tumorali in via sistemica. Possiamo distinguere tra chemioterapia neoadiuvante, quando precede la chirurgia, generalmente allo scopo di ridurre le dimensioni del tumore e favorirne la rimozione; e adiuvante, quando si attiva dopo l’intervento chirurgico per potenziarne gli effetti, rimuovendo gli eventuali residui tumorali.
Il Carboplatino è indicato nel trattamento di vari tipi di cancro:
- carcinoma del polmone a piccole cellule
- ovaio, carcinoma epiteliale (fase avanzata)
- carcinoma epidermoide della testa e del collo
- carcinoma della mammella
- mesotelioma pleurico
- tumori pediatrici, anche se non sono disponibili dati sufficienti per stabilire quali siano le dosi raccomandate
Altri farmaci chemioterapici, a seconda del tipo di tumore, possono essere usati per i trattamenti.
- Alectinib, Brigatinib, Carboplatino, Ceritinib: utili per la cura di neoplasie che presentano la positività a ALK
- Cisplatino, Gemcitabina, Nintedanib, Pemetrexed, Taxolo, Trametinib: usati per l’inibizione dei processi di crescita e divisione cellulare
- Etoposide, Osimertinib, Vinorelbina
Uso in associazione con Gemcitabina o Taxolo
Il Carboplatino può essere usato sia in monoterapia che in associazione con Gemcitabina o Taxolo (Paclitaxel), che sono altri farmaci chemioterapici.
Il trattamento GemCarbo, si usa soprattutto per il carcinoma polmonare e si può attuare in day hospital. Prima del trattamento potrebbe essere somministrato un farmaco antiemetico per prevenire nausea ed episodi di vomito. Un ciclo completo consiste nella somministrazione, al giorno 1: prima Gemcitabina e poi Carboplatino, entrambi goccia a goccia per circa trenta minuti ciascuno. Dopo una settimana, stesso giorno, solo Gemcitabina. Poi sospensione di due settimane; la terza settimana si riprende con un nuovo ciclo. Il trattamento completo in genere consiste in 4-6 cicli nell’arco di 3-4 mesi.
Il trattamento chemioterapico Taxolo (Paclitaxel) – Carboplatino si effettua in day hospital o in degenza breve; una somministrazione dura in tutto 4-5 ore; anche in questo caso può essere preceduta da un antiemetico. Il Paclitaxel si somministra per infusione goccia a goccia, per circa tre ore; poi si somministra il Carboplatino, sempre goccia a goccia, per circa un’ora. L’antiemetico dopo la terapia va assunto, se prescritto, anche in assenza di sintomi. Si osservano tre settimane di sospensione e il ciclo si considera concluso. I cicli possono essere 6-8 nell’arco di 5-6 mesi.
Precauzioni per l’uso del Carboplatino
Deve essere posta particolare attenzione nell’uso del Carboplatino. La sua natura citotossica lo rende pericoloso da trattare e quindi vanno usate tutte le misure di sicurezza. Inoltre c’è una procedura specifica da seguire per la sua somministrazione ai pazienti: a partire dalla diluizione, passando per l’organizzazione dei cicli della terapia, per arrivare al monitoraggio dei valori del paziente successivo all’assunzione di questo farmaco chemioterapico.
Il Carboplatino si diluisce con soluzione di glucosio al 5%, oppure con soluzione fisiologica (cloruro di sodio allo 0,9%) fino a concentrazioni minime di 0,5 mg/ml (500 mcg/ml). Si usa soltanto per via endovenosa e in infusione lenta, per un tempo variabile di 15-60 minuti. Per l’infusione prolungata si raccomanda di non diluire con fisiologica perché il Carboplatino degrada la concentrazione iniziale (5% circa nell’arco di 24 ore): può essere convertito a cisplatino e può verificarsi un aumento del rischio di tossicità.
I cicli successivi al primo non possono avvenire prima di quattro settimane o comunque fino a quando non siano ripristinati valori accettabili di neutrofili (almeno 2.000 cellule/mm3) e piastrine (100.000 cellule/mm3), monitorati attraverso la conta. Il nadir ematologico (il livello più basso di neutrofili) va determinato con controlli settimanali al fine di vagliare eventuali cambi di dosaggio in seguito al primo ciclo di trattamento.
I pericoli nell’uso del Carboplatino
Trattandosi di un farmaco di natura citotossica, lo stesso Carboplatino può risultare pericoloso per la salute. Deve essere usato infatti con particolari precauzioni dal personale sanitario ed i materiali che sono venuti a contatto con il suo principio attivo devono essere smaltiti secondo una procedura ben precisa. I maggiori pericoli derivano dalla sua stessa composizione.
Una delle raccomandazioni è quella di non usare mai materiali in alluminio a contatto con Carboplatino. Aghi o kit per la somministrazione endovenosa che abbiano parti in alluminio, possono infatti dare luogo alla formazione di precipitati e/o possono causare una perdita di potenza del farmaco. I precipitati sono prodotti dell’interazione tra farmaci e tra farmaci ed altre sostanze, e possono avere conseguenze pericolose per la salute dei pazienti.
Inoltre il Carboplatino deve essere maneggiato da personale esperto con l’osservanza di tutte le misure di sicurezza per le sostanze pericolose, preferibilmente sotto cappa, con maschera per il viso, guanti ed indumenti protettivi. Tutti gli oggetti usati per la preparazione devono essere eliminati in sacchetti di politene a doppia chiusura e inceneriti a 1100 °C.
Le donne in gravidanza, siano essere personale sanitario o pazienti, non dovrebbero usare Carboplatino. Alle pazienti in cura è infatti consigliato di evitare la gravidanza, ma in caso essa si verifichi comunque, bisogna avvisare la donna dei rischi. Non esistono studi controllati condotti su donne stato di gravidanza, ma nei ratti è stata dimostrata l’azione embriotossica e teratogena del Carboplatino durante l’organogenesi, quindi si tratta di un farmaco da evitare nel periodo della gestazione. Questo farmaco va evitato anche dalle neomamme nel periodo di allattamento: quest’ultimo deve essere interrotto per evitare possibili danni al bambino. Non vi sono dati infatti sull’escrezione del Carboplatino o dei suoi metaboliti nel latte materno, quindi è preferibile non correre rischi inutili.
Carboplatino effetti collaterali e controindicazioni
Per alcune condizioni cliniche il Carboplatino è controindicato:
- se il paziente presenta ipersensibilità al principio attivo o agli eccipienti
- nei pazienti con mielosoppressione grave
- in caso di danno renale grave preesistente (a meno che i benefici non superino i rischi, condizione che medico e paziente debbono valutare)
- se il paziente ha tumori con emorragia
- anamnesi con grave reazione allergica a componenti contenenti platino (da valutare eventuale aggiustamento della dose, consentendo l’uso in presenza di danno moderato)
- in caso di uso concomitante del vaccino per la febbre gialla: comporta il rischio di malattia vaccinale generalizzata mortale; relativamente all’uso del carboplatino in concomitanza di vaccini vivi attenuati diversi da quello della febbre gialla, c’è il rischio di una malattia sistemica potenzialmente fatale (rischio aumentato in soggetti già immunodepressi a causa della malattia) e va dunque usato – se esistente – un vaccino inattivato (poliomielite)
Come ogni farmaco, anche il Carboplatino può presentare effetti collaterali e indesiderati. Ad esempio, influisce lievemente sulla capacità di guidare veicoli o usare macchinari: può causare infatti nausea, vomito, alterazioni della vista, ototossicità.
Molti degli effetti indesiderati sono purtroppo inevitabili per via dell’azione del farmaco stesso, ma sono generalmente reversibili quando individuati precocemente.
Le reazioni avverse causate dal Carboplatino
Anche le reazioni avverse sono sempre possibili alla somministrazione di qualsiasi farmaco. Il Carboplatino non fa eccezione, ma essendo un chemioterapico citotossico l’attenzione deve restare alta. Il parametro delle reazioni avverse è basato su circa 1800 segnalazioni.
- Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi): leucemie mielogene acute e sindromi mielodisplastiche sono state di rado segnalate, dopo il trattamento con Carboplatino in combinazione con altri potenziali agenti leucemogeni.
- Patologie del sistema emolinfopoietico causate dall’azione mielosoppressiva (dose-relativa) del Carboplatino. Le manifestazioni sono con trombocitopenia, leucopenia, neutropenia e/o anemia con rapido recupero, che permette una nuova somministrazione di Carboplatino dopo 4 settimane.
- Anomalie elettrolitiche quali ipopotassiemia (scarsa concentrazione di potassio nel sangue, 20%), ipocalcemia (difetto di calcio nel sangue, 22%), iponatriemia (basso livello di sodio nel sangue, 29%) e/o ipomagnesemia (bassi livelli di magnesio nel sangue, 29%). Le perdite di elettroliti sono lievi e generalmente asintomatiche.
- Il sistema nervoso può essere coinvolto con manifestazioni come parestesia e riduzione dei riflessi tendinei profondi; effetto comune in pazienti over 65 principalmente se sottoposti ad una terapia prolungata e/o in precedente trattamento con Cisplatino.
- Neurotossicità come risultato di una combinazione con alcuni degli effetti ritardati conseguenti ad un precedente trattamento con Cisplatino.
- Disturbi visivi come diminuzione transitoria (totale per la luce e per i colori) e modifiche del gusto (1%). Cecità corticale è stata segnalata in pazienti con funzione renale trattati con alte dosi di Carboplatino.
- Difetti uditivi: tinnito (suono continuo senza sorgenti sonore oggettive); ipoacusia (rarissima); disturbi della gamma delle alte frequenze (15%).
- Insufficienza cardiaca; cardiopatie ischemiche come infarto del miocardio, arresto cardiaco, angina, ischemia miocardica; eventi cerebrovascolari.
- Nausea (15%) e/o vomito (lievi o moderati, 65% e per un terzo è grave), con manifestazione successiva di 6-12 ore alla somministrazione; persistenti anche oltre le 24 ore.
- Mucositi, diarrea, stipsi e dolori addominali.
Tumori e tutela legale per le vittime
I tumori possono avere varie cause e fattori di rischio predisponenti, derivanti ad esempio da malattie pregresse o dallo stile di vita condotto dal paziente. Uno tra i più importanti è l’esposizione a sostanze cancerogene presenti nell’ambiente di vita quotidiana o sul lavoro. In quest’ultimo caso, vi sono dei casi per i quali è messa in conto l’esposizione ad agenti nocivi.
Lo Stato ha previsto programmi di sorveglianza sanitaria come forma di prevenzione sul lavoro. Il lavoratore deve essere sempre informato e messo in condizione di svolgere le sue mansioni in perfetta sicurezza. Più in generale invece i cittadini per determinate patologie possono partecipare ai programmi di screening al fine di ottenere, in caso di tumore, una diagnosi precoce.
Non per tutti i tumori, purtroppo, è sufficiente una diagnosi precoce per avere salva la vita o per limitare i danni. Purtroppo come nel caso dei vari tipi di mesotelioma la diagnosi è piuttosto difficile: si tratta di neoplasie estremamente rare e dalle quali nella maggior parte dei casi non si guarisce. Nel caso dei mesoteliomi la causa riconosciuta è l’amianto: emblema della correlazione ambiente-salute e dell’importanza di agire in prevenzione, come anche sottolineato dall’avv. Ezio Bonanni nel suo recente intervento in audizione al Senato del 17 febbraio 2022 (è possibile ascoltare l’intervento dal minuto 13′). In Italia ci sono ancora migliaia di siti contaminati dall’amianto: per scoprire dove sono e sollecitare bonifiche locali, si può scaricare l’App Amianto.
I tumori possono essere malattie professionali?
La risposta è sì. Se il lavoratore sviluppa una malattia a causa delle proprie condizioni di lavoro, ne può chiedere il riconoscimento come malattia professionale. La procedura per farlo però può risultare particolarmente accidentata e far seguire il proprio caso da un legale specializzato come l’avv. Ezio Bonanni e dal suo staff, è essenziale per far valere i propri diritti e quelli dei propri familiari.
Una diagnosi di tumore infatti non lascia mai indenni il paziente e la sua famiglia. Si entra immediatamente in un clima di incertezza e di paura che sono assolutamente normali, ma che non possono lasciare spazio al caso ed alle indecisioni. Purtroppo i dati parlano fin troppo chiaro e la mortalità è ancora molto alta per i tumori: la possibilità che si verifichino eventi infausti non può essere mai del tutto esclusa. Il primo pensiero del paziente è mettere al sicuro i propri cari per quando, un giorno, non ci sarà più.
Quindi è bene sapere che possono essere attivate anche tutte le procedure di prevenzione terziaria (tutela legale). Si possono chiedere ed ottenere da parte dell’Inail, a seconda del danno biologico subìto, un indennizzo o una rendita (che è anche reversibile); i dipendenti pubblici possono avviare la causa di servizio per il riconoscimento di malattia professionale. All’Inps si possono chiedere maggiorazioni contributive per ottenere pensioni di invalidità, prepensionamento o rivalutazione del trattamento. Infine si può chiedere il risarcimento danni. I dipendenti delle Forze Armate e del Comparto sicurezza possono anche chiedere il riconoscimento status Vittima del Dovere.
Consulenza sanitaria gratuita sul Carboplatino
L’Osservatorio Vittime del Dovere APS nasce come supporto alle persone mediante la consulenza gratuita offerta dai professionisti volontari che si sono messi a disposizione dell’associazione. Per ottenerla basta chiamare il numero verde o inviare un messaggio via whatsapp al numero indicato, oppure in alternativa inviare una comunicazione attraverso il modulo.
Ferma resta naturalmente l’importanza del rapporto medico-paziente, che non si intende in alcun modo sostituire ma che, anzi, si incoraggia. L’associazione invita sempre le persone che la contattano a rivolgersi alle strutture sanitarie pubbliche e al proprio medico curante.
L’informazione e la consulenza sanitaria sono temi di fondamentale importanza per l’Osservatorio, che individua nella testata giornalistica “Diritto alla Salute” un mezzo idoneo per divulgarle e che nelle proprie consulenze rappresenta una secondo parere che serve al paziente e ai suoi familiari per orientarsi meglio nel percorso medico-legale da seguire.