«La legge sull’Autonomia differenziata, o meglio sul regionalismo potenziato, approvata con una maratona notturna, segna l’inizio della fine per l’indivisibilità dei diritti civili e sociali. A cominciare da quello alla salute». È stato questo il commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio.
Esperti in materia, alcuni presidenti di Regione, la CEI, forze politiche e sociali diverse hanno da mesi cercato di far comprendere la rischiosità del provvedimento. Un vero pericolo per la coesione sociale e la stessa identità nazionale, ma la logica degli scambi politici ha finito con il prevalere. «Legittimando così – aggiunge Di Silverio – l’esistenza di più sistemi sanitari in barba alla Legge 833 del 1978 e all’articolo 32 della Costituzione».
Le cure non saranno più garantite in maniera omogenea
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«La possibilità concessa alle Regioni ricche (il Nord) di trattenere più gettito configura un extra finanziamento destinato ad alimentare prestazioni sanitarie aggiuntive per alcuni cittadini. Rendendo – prosegue Di Silverio – un diritto costituzionale funzione del reddito e della residenza. Chi risiede in Regioni “forti” si curerà, gli altri potranno solo aspettare o migrare o rinunciare alle cure, come già fanno 4,5 milioni di italiani».
È d’obbligo ora porsi alcune domande: un sistema indebitato e sottofinanziato potrà colmare l’attuale differenza del 25% di spesa sanitaria individuale tra Nord e Sud?
«Si sancisce così – aggiunge Di Silverio – la fine del welfare state unitario, per anni elemento cardine della nostra democrazia. E le cure non saranno più garantite in maniera omogenea secondo il dettato dell’art. 32 della Costituzione».
Ci sarà un maggior ricorso alla sanità privata
«In un Ssn gravato da sottofinanziamento cronico, liste di attesa infinite, carenze di personale, di tecnologia e infrastrutture si abbatte come una scure questa legge. Venduta come toccasana per i problemi di tutti – fa notare Di Silverio – anche dei cittadini del Sud. La Corte dei Conti fa rilevare che non esistono prove per affermare che maggiore autonomia nelle disponibilità economiche aumenti il grado di efficienza dei servizi erogati. Ci troveremo di fronte a maggiori oneri per le regioni in difficoltà. Più gettito a livello locale significa meno risorse disponibili a livello centrale per garantire un livello omogeneo di prestazioni essenziali. E maggior ricorso alla sanità privata che finirà per superare di gran lunga il costo di 41 miliardi odierni. Non resteremo inerti – conclude Di Silverio – di fronte a una cittadinanza in sonno e a forze politiche che condannano a morte il Ssn».
Contrarietà e opposizione da parte dell’Anaao
Secondo Di Silverio, i poteri concessi in sanità dall’autonomia differenziata non sono pochi. Si va dalla determinazione di tariffe e ticket alla gestione dei fondi integrativi. Si rischia di fa risorgere i sistemi mutualistici-assicurativi con la possibilità di un sistema arlecchino e si darà mano libera al sistema di formazione post laurea.
L’Anaao ribadisce la propria contrarietà e opposizione alla legge appena approvata. E farà tutto ciò che è necessario per cercare di evitare la rottura del Paese e la frammentazione dei diritti costituzionali. Sarà una voce che continuerà a farsi sentire, ultimo baluardo per la difesa del SSN, della sanità pubblica e del valore del lavoro dei suoi professionisti.
Gimbe: “È stato dato il colpo di grazia al Ssn”
«Oggi siamo davanti ad una ‘frattura strutturale’ Nord-Sud che compromette qualità dei servizi sanitari, equità di accesso, esiti di salute e aspettativa di vita alla nascita. E alimenta un imponente flusso di mobilità sanitaria dal Sud al Nord». Così Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe in merito alla recente approvazione della legge sull’autonomia differenziata in sanità.
«La legge sull’autonomia differenziata non potrà che amplificare le diseguaglianze già esistenti in sanità. Anzi, renderà il Mezzogiorno ancora più dipendente dalle ricche Regioni del Nord, che a loro volta rischiano di peggiorare la qualità dell’assistenza per i propri residenti. Questo perché non potranno aumentare in maniera illimitata la produzione di servizi e prestazioni sanitarie a favore dei ‘migranti della salute’. Oggi è stato dato il colpo di grazia al Ssn, pilastro della nostra democrazia e strumento di coesione sociale. Ciò per un machiavellico ‘scambio di cortesie’ tra le forze politiche di maggioranza», conclude Cartabellotta.