La terapia con anticorpi antitumorali rappresenta un protocollo di cura recente e altamente innovativo. Il nuovo approccio terapeutico mira a mantenere sotto stretto controllo i tumori e a migliorare la sopravvivenza dei malati. Infatti, i destinatari della nuova terapia sono tutti quei pazienti oncologici che non rispondono più alle cure tradizionali, quali chemioterapia e radioterapia.
Il successo di questi farmaci è rappresentato dall’alto profilo di sicurezza e dallo sviluppo di una memoria immunologica. In questo modo, le persone non sviluppano effetti collaterali gravi e sono protette nel caso di sviluppo di recidive della malattia. In più, la memoria immunologica permette di avere benefici anche dopo la sospensione del trattamento, determinando, così, un impatto positivo sulla sopravvivenza del paziente.
Approvazione degli anticorpi antitumorali
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Oggi, gli anticorpi monoclonali rappresentano lo strumento innovativo nel campo della medicina. La loro realizzazione è avvenuta grazie all’avvento della genomica, ovvero la scienza che studia il DNA e le informazioni contenute nelle cellule. Questa grande scoperta ha permesso così la produzione dei c.d. “farmaci intelligenti“. Sono definiti “intelligenti” gli anticorpi antitumorali perché si legano, con elevata specificità, alle molecole espresse dalle cellule del tumore.
Queste molecole sono rappresentate da proteine espresse in seguito a mutazioni genetiche, oppure rappresentano particolari proteine della regolazione della risposta immunitaria. Infatti, i farmaci antitumorali sono realizzati sulla base delle caratteristiche della neoplasia e permettono di sconfiggere la malattia. Attualmente, gli anticorpi antitumorali approvati per la cura dei tumori sono 12, ma centinaia di altre molecole stanno per terminare la fase di sperimentazione.
Anticorpi antitumorali diretti contro mutazioni geniche
Le mutazioni genetiche sono responsabili dell’insorgenza dei tumori. Infatti, eventuali mutazioni che interessano il DNA causano la sovra espressione di proteine o antigeni, direttamente collegati alla neoplasia. Questi particolari antigeni sono espressi esclusivamente dalle cellule del tumore oppure rappresentano normali costituenti della cellula, la cui espressione risulta sregolata. Tale caratteristica permette alle cellule tumorali di replicarsi velocemente e di formare la massa tumorale.
Per questo motivo, nel corso degli anni, sono stati progettati differenti anticorpi monoclonali diretti proprio verso queste mutazioni o loro prodotti. Di seguito, elencheremo gli anticorpi antitumorali che hanno, di gran lunga, migliorato lo stile di vita dei malati oncologici.
Trastuzumab per la mutazione del recettore HER2
Le mutazioni del gene HER2 sono mutazioni tipiche del tumore alla mammella. Queste mutazioni sono responsabili della sovra espressione del recettore HER2, un recettore indispensabile per la crescita e differenziazione cellulare. Le cellule tumorali che subiscono la mutazione di questo recettore, si moltiplicano rapidamente e formano la massa tumorale.
Alcuni studi sulle cellule tumorali, in generale, hanno evidenziato come il 20% dei tumori presenta una quantità maggiore del gene che codifica per il recettore. Per questo motivo, i ricercatori hanno realizzato anticorpi monoclonali diretti proprio contro questo recettore. In questo modo, il legame tra recettore e l’anticorpo Trastuzumab blocca la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule tumorali. La somministrazione dell’anticorpo è per endovena e ha ottenuto l’approvazione anche per il carcinoma gastrico in fase metastatica. Per approfondire la scheda delle caratteristiche dell’anticorpo.
Panitumumab per la mutazione del gene RAS
L’anticorpo monoclonale antitumorale Panitumumab è un anticorpo diretto contro tutte quelle cellule che presentano la mutazione del gene RAS. Questo gene svolge un ruolo importante nei processi di crescita e moltiplicazione cellulare. Infatti, il gene codifica per dei recettori espressi sulla superficie cellulare che permettono alla cellula di dividersi e replicarsi. Solo recentemente, alcuni ricercatori hanno evidenziato come la mutazione del gene RAS sia una caratteristica intrinseca delle cellule del tumore colon-retto.
Infatti, se gli esami diagnostici rivelano la mutazione del gene RAS nelle cellule del tumore, i pazienti possono sottoporsi alla terapia. Il protocollo prevede la somministrazione per endovena del farmaco, con un tempo di somministrazione di 90 minuti per ciclo. Inoltre, il trattamento deve essere effettuato sotto la supervisione di un medico specializzato. Consulta la scheda delle caratteristiche del prodotto.
Cetuximab per la mutazione del fattore di crescita epidermico
L’anticorpo antitumorale Cetuximab è approvato per il trattamento di pazienti positivi per la mutazione del fattore di crescita epidermico (EGFR). Secondo alcuni studi, queste mutazioni sono tipiche dei tumori della testa e del collo, nonché del colon-retto in fase metastatica, e quindi avanzata. La terapia con Cetuximab è risultata efficace anche nel trattamento della popolazione pediatrica. In questo modo, un gran numero di pazienti ha ottenuto un netto miglioramento dello stile di vita.
La via di somministrazione per questo farmaco è endovena ed il tempo di infusione dipende dalla gravità della patologia. Tuttavia, il trattamento non deve superare la durata di 120 minuti. Per approfondire le reazioni correlate all’infusione.
Bevacizumab per bloccare l’angiogenesi tumorale
Tra gli anticorpi antitumorali, il monoclonale Bevacizumab è l’unico anticorpo che sconfigge i tumori privandoli delle risorse energetiche e metaboliche. Infatti, l’anticorpo interferisce con un meccanismo tipico del tumore, ovvero quello dell’angiogenesi. Il processo di angiogenesi permette la formazione di nuovi vasi sanguigni nell’area in cui si forma la massa tumorale. In questo modo, le cellule del tumore si assicurano l’approvvigionamento di sostanze nutritive ed energetiche che alimentano la loro crescita e divisione cellulare.
La terapia con l’anticorpo Bevacizumab, spesso, è combinato con altre terapie, quali la chemioterapia o altri anticorpi monoclonali. Così facendo, l’effetto sinergico dei farmaci permette di raggiungere risultati maggiori nei pazienti affetti da carcinoma. Infatti, ad oggi, il farmaco è somministrato per diverse forme di carcinoma:
- del colon e del retto in forma metastatica;
- mammario metastatico;
- polmonare non a piccole cellule;
- renale in stadio avanzato e/o metastatico;
- ovarico di tipo epiteliale;
- alle tube di Falloppio;
- peritoneale primario;
- della cervice.
Per approfondire la sceda tecnica dell’anticorpo.
Rituximab per la cura dei tumori del sangue
L’anticorpo monoclonale Rituximab è un anticorpo antitumorale particolarmente indicato per il trattamento dei pazienti affetti da tumore del sangue. Infatti, l’anticorpo lega la proteina CD20, un’antigene presente sulla superficie dei linfociti B, che sono particolari globuli bianchi.
Il legale dell’anticorpo con la proteina CD20, permette al sistema immunitario di attaccare le cellule tumorali e distruggerle. Attualmente, la terapia con questo anticorpo ha restituito ottimi risultati in pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin. Il trattamento è eseguito in combinazione con la chemioterapia o radioterapia. Per approfondire la scheda tecnica del farmaco.
Anticorpi antitumorali per i checkpoint immunologici
Il miglior risultato ottenuto nel campo dell’immunoterapia dei tumori è stato raggiunto mediante il blocco dei “checkpoint immunitari”. Questi ultimi rappresentano i punti di controllo del sistema immunitario, utilizzati dalle cellule tumorali per spegnere il sistema di sorveglianza. Infatti, alcune evidenze scientifiche affermano che le cellule tumorali utilizzano questi normali circuiti di regolazione per moltiplicarsi ed invadere i tessuti circostanti.
Si tratta principalmente di due recettori: il CTLA-4 ed il PD-1. Questi recettori regolano l’accensione e lo spegnimento delle risposte immunitarie. Infatti, a tal proposito, le cellule tumorali possono esprimere delle molecole che disattivano la funzione di questi due recettori. Per questo motivo, i ricercatori hanno creato delle molecole che fossero in grado di legare le molecole espresse dalle cellule tumorali. In questo modo, il legame tra l’anticorpo con la molecola espressa dalle cellule tumorali non fa spegnere il sistema immunitario.
Ipilimumab, il primo tra gli anticorpi antitumorali
L’anticorpo monoclonale Ipilimumab (nome commerciale: Yervoy) è il capostipite degli anticorpi monoclonali umani. Rappresenta il primo anticorpo ad esser stato approvato per un gran numero di neoplasie. Tra queste il melanoma non operabile in fase metastatica, il melanoma pediatrico ed il carcinoma a cellule renali.
In alcuni casi, la somministrazione dell’anticorpo Ipilimumab è combinata con l’anticorpo Nivolumab per raggiungere benefici maggiori. Infatti, alcune patologie come il melanoma metastatico, carcinoma renale, carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), mesotelioma maligno della pleura e per il carcinoma del colon-retto, raggiungono maggiori benefici con la terapia di combinazione. La somministrazione dell’anticorpo avviene per via endovenosa. Il trattamento ha una durata di 90 minuti circa ed il protocollo prevede una pausa di tre settimane tra una dose e l’altra. Per approfondire, consulta la scheda tecnica del farmaco.
Tremelimumab, il più recente tra gli anticorpi antitumorali
Gli anticorpi Tremelimumab sono gli anticorpi antitumorali più recenti ad aver ricevuto l’approvazione. Sono stati brevettati dalla casa farmaceutica AstraZeneca per il trattamento del carcinoma epatocellulare. Tuttavia, la casa farmaceutica sta testando l’efficacia della somministrazione combinata con l’anticorpo Durvalumab per numerose forme di tumore. Tra queste il mesotelioma e melanoma in stadio metastatico e diverse forme di carcinoma:
- del polmone;
- epatico;
- della vescica;
- della testa e del collo.
I pazienti che si sono sottoposti a terapia con questo anticorpo non hanno riscontrato effetti collaterali gravi, confermando così il profilo di sicurezza del farmaco. Per approfondire, consulta l’informativa del farmaco.
Nivolumab, l’anticorpo monoclonale per un gran numero di patologie
L’anticorpo monoclonale Nivolumab (nome commerciale: Opdivo) è stato approvato per la cura di un gran numero di patologie. Infatti, il farmaco risponde molto bene nelle terapie di combinazione con altri protocolli di cura o con altri anticorpi. Ad esempio, la somministrazione di questo anticorpo con l’anticorpo Ipilimumab ha restituito ottimi risultati per diverse forme di tumore. Il trattamento combinato prevede anche l’associazione con l’anticorpo Cabozantinib per il carcinoma a cellule renali avanzato e Linfoma di Hodgkin classico. Altre patologie sconfitte grazie all’anticorpo Nivolumab sono:
- il melanoma in fase avanzata;
- il carcinoma polmonare non a piccole cellule in fase metastatica;
- il carcinoma a cellule renali;
- il linfoma di Hodgkin classico;
- il carcinoma squamoso della testa e del collo in forma metastatica e recidiva;
- il carcinoma uroteliale localmente avanzato non resecabile o metastatico.
Per approfondire la scheda tecnica di Nivolumab.
Pembrolizumab per la terapia dei tumori solidi e del sangue
Pembrolizumab (nome commerciale: Keytruda) è il secondo anticorpo monoclonale anticancro ad aver ricevuto l’approvazione per un gran numero di patologie. Infatti, il successo della terapia ha permesso alle persone affette da melanoma avanzato non operabile di ottenere miglioramenti della salute. Risultati analoghi li hanno raggiunti anche i pazienti affetti da tumore del sangue, come il linfoma di Hodgkin, e numerose forme di carcinoma:
- polmonare metastatico non a piccole cellule;
- squamoso avanzato della testa e del collo;
- uroteliale metastatico;
- gastrico e gastroesofageo;
- cervicale;
- epatocellulare avanzato;
- cellule di Merkel;
- polmonare metastatico a piccole cellule;
- esofageo;
- alla vescica metastatico non muscolare ad alto rischio.
Per approfondire la scheda tecnica di Pembrolizumab.
Durvalumab dopo il fallimento della chemioterapia
L’anticorpo monoclonale Durvalumab (nome commerciale: Imfinzi), è il primo anticorpo anti PD-L1 ad essere stato approvato. Il farmaco è somministrato per la cura di pazienti con carcinoma uroteliale in stadio metastatico, che non hanno ottenuto miglioramenti con il trattamento chemioterapico. La terapia con questo farmaco ha ricevuto l’approvazione anche nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule di tipo non operabile e metastatico. Per approfondire la scheda tecnica di Durvalumab.
Atezolizumab per la lotta contro i tumori
L’anticorpo monoclonale Atezolizumab (nome commerciale: Tecentriq), presenta un meccanismo di azione simile a Durvalumab. Il farmaco è stato approvato sulla base degli ottimi risultati raggiunti in un gran numero di pazienti affetti da differenti neoplasie. Ad esempio, pazienti affetti da carcinoma uroteliale in stadio metastatico e carcinoma polmonare non a piccole cellule, hanno ottenuto un miglioramento della sopravvivenza rispetto alle cure tradizionali.
Solo più recentemente, l’anticorpo è stato approvato per il carcinoma mammario non resecabile o metastatico. Tuttavia, sono in corso ulteriori sperimentazioni per valutare l’efficacia del farmaco in altre forme di cancro. Per approfondire la scheda tecnica di Atezolizumab.
Avelumab, il più recente tra gli anticorpi antitumorali
L’anticorpo monoclonale Avelumab (nome commerciale: Bavencio), è l’anticorpo più recente ad essere entrato in commercio. La somministrazione di questo farmaco ha mostrato benefici in pazienti con età superiore ai 12 anni, affetti da diverse forme di neoplasia. Infatti, attualmente, la terapia è indicata per coloro che sono affetti da carcinoma a cellule di Merkel in stadio metastatico e da carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico.
Una caratteristica importante di questo anticorpo è proprio l’elevato profilo di tollerabilità rispetto gli altri farmaci. Infatti, attualmente, è l’unico anticorpo la cui somministrazione può superare la durata di due anni. Per approfondire la scheda tecnica di Avelumab.
Effetti collaterali degli anticorpi monoclonali antitumorali
Uno dei vantaggi degli anticorpi monoclonali è il loro profilo di sicurezza. Rispetto alle terapie tradizionali, quali chemioterapia e radioterapia, gli anticorpi antitumorali hanno degli effetti collaterali contenuti e controllabili. Infatti, sono molecole altamente specifiche che non colpiscono gli organi sani del nostro corpo, contrariamente alla chemioterapia. Per questo motivo, anche le reazioni avverse sono davvero limitate e possono essere controllate modificando il piano terapeutico. Inoltre, per limitare il più possibile questi effetti collaterali avversi, i farmaci sono iniettati direttamente nella sede del tumore.
Gli effetti collaterali precoci, che insorgono poco dopo la terapia, sono da attribuire all’attivazione del sistema immunitario. Infatti, questi effetti collaterali sono da identificare nei rash cutanei, irritazioni delle mucose, diarrea, colite ed epatotossicità. Gli effetti collaterali tardivi, che si verificano anche a distanza di qualche mese dalla fine del trattamento sono:
- infiammazione delle membrane dei polmoni e delle componenti dell’occhio;
- insufficienza renale;
- pancreatite;
- sindromi neurologiche ed ematologiche.
Tuttavia, questi effetti possono essere facilmente gestiti con farmaci di uso quotidiano e non destano gravi preoccupazioni per lo stato di salute dei pazienti.
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