A contatto con l’amianto in Aeronautica. E’ stato per questo motivo che la Corte di Appello di Milano ha condannato il Ministero della Difesa per la morte dell’aviere missilistico Fabio Fabretti. Alla vedova è andato un risarcimento di 500mila euro.
“Finalmente la Corte di Appello di Milano rende giustizia a Fabio Fabretti, alla vedova e ai figli, anche se quella di oggi riguarda solo il riconoscimento di vittima del dovere” – ha dichiarato l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) e legale della famiglia del militare, coadiuvato nella difesa dall’avv. Massimiliano Fabiani.
“La nostra battaglia processuale, oltre che istituzionale, proseguirà sia per tutelare i due orfani, esclusi dall’indennizzo perché non a carico; su questo punto proporremo ricorso in Cassazione, sia per ottenere il risarcimento del danno, perché quello ottenuto è il riconoscimento solo di natura previdenziale, per cui si agirà anche per il pregiudizio subìto direttamente dalla vittima che per quello subìto dai suoi familiari, iure proprio“. I figli, Davide e Ilaria, oggi hanno rispettivamente 39 e 42 anni.
Amianto in Aeronautica, il militare fu vittima del dovere
L’aviere missilistico Fabio Fabretti fu vittima del dovere. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Milano, che ha accertato la prova piena della causa di servizio per il militare deceduto. L’uomo fu in servizio nell’Aeronautica Militare dal marzo 1965 all’aprile 1966 ed è morto a Rozzano (Milano) nel giugno 2012, all’età di 67 anni. La causa del decesso, un mesotelioma pleurico dovuto all’esposizione ad amianto.
Il militare, dopo il periodo di addestramento a Cuneo, fu assegnato alla Prima Aerobrigata di Padova; e successivamente trasferito alla base operativa missilistica di Cordovado, dove si occupò dell’area lancio dei missili, a stretto contatto con militari americani della NATO distaccati nella vicina base di Vicenza. In quel periodo, stazionò un missile “speciale”, predisposto con una testata nucleare.
Il Tribunale di Pavia aveva rigettato le domande per presunta carenza di prove, invece ora arriva la condanna della Corte di Appello di Milano, che nel processo ha disposto ulteriori verifiche. Sono state anche esibite foto scattate in quel periodo, che hanno dimostrato che il militare ha operato in stretta contiguità con i sistemi missilistici.
La Corte di Appello di Milano ha disposto quindi la condanna del Ministero della Difesa al pagamento di una somma che, complessivamente, raggiunge circa mezzo milione di euro per la vedova ed al riconoscimento dello status di vittima del dovere per il militare deceduto.