Lastre di amianto tra i rifiuti pericolosi sversati in prossimità degli argini dei Regi Lagni, a Casal di Principe, nel casertano, in Campania. Cresce la preoccupazione per una possibile emergenza ambientale perché alla prima piena del canale i cumuli di materiali abbandonati potrebbero arrivare fino al mare.
Amianto, l’inciviltà diventa criticità
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Altro inquinamento a quello già esistente. In Campania la criticità ambientale non sembra cambiare direzione e l’inciviltà continua a disseminare i suoi frutti: lastre di amianto, guaine, plastica, cartongesso, pneumatici, legno, taniche con solventi e prodotti infiammabili, gesso e anche un’autovettura data alle fiamme. Così riporta la cronaca locale. Ma quasi più non fa notizia, quasi ci si abitua.
Amianto in Campania, i dati del convegno ONA
Lo scorso maggio l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) ha organizzato un convegno “La lotta contro l’amianto riparte dalla Campania“. Un appuntamento che ha visto l’intervento delle istituzioni propense a finanziare interventi di decontaminazione da amianto nel territorio regionale.
Dal confronto sono emersi alcuni dati relativi al 2022. Le statistiche, infatti, parlano di oltre 600 decessi correlati all’amianto in Campania. Scendendo nel particolare: 100 quelli per mesotelioma, 200 per tumore polmonare, 300 per altre patologie asbesto correlate.
Diversi gli insediamenti produttivi ad alto rischio: Eternit e Italsider di Bagnoli, Fincantieri, Sofer di Pozzuoli, AVIS di Castellammare di Stabia. E continuano con: Firema di Caserta, Grandi officine delle ex Ferrovie dello Stato di Santa Maria La Bruna.
Avv. Bonanni: “non il diritto penale risolve il problema”
Dai dati relativi alle bonifiche, aggiornati al 2018, ciò che si evince sono i ritardi. Mentre l’amianto permane in 3 nuovi siti industriali, 85 edifici pubblici, 955 edifici privati, 3043 coperture in eternit. A questo si aggiunge la mancanza di discariche destinate alla ricezione di materiali con asbesto, di impianti di inertizzazione dello stesso, e l’inattività del Cor Centro operativo regionale che registra i casi di mesotelioma).
Come detto dal presidente nazionale Ona, l’avvocato Ezio Bonanni: “Non è il diritto penale che può risolvere il problema amianto, il problema si risolve con la bonifica e messa in sicurezza”.
Amianto in Campania, Buonopane: “Nessun passo avanti”
Dopo le proposte e promesse fatte nel corso degli anni, cosa hanno fatto le istituzioni per decontaminate il territorio campano dall’amianto?
Sulla questione interviene il presidente Ona Campania, Giacomo Buonopane, che spiega come al momento non siano stati fatti decisivi passi avanti.
“Non mi risultano passi in avanti rispetto agli impegni che in qualche modo la Regione Campania aveva promesso – dichiara Buonopane -. Purtroppo è una prassi frequente quella di assumersi l’impegno di fare qualcosa e alla fine niente si fa. L’ultimo importante intervento relativo alle bonifiche risale a circa tre anni fa nei locali dell’EAV (Ente Autonomo Volturno). Con un investimento corposo di circa 10 milioni di euro. L’intervento ha riguardato i grandi capannoni dove si eseguivano le manutenzioni delle locomotive. Ebbene, questi capannoni erano tutti in amianto, poi sostituito con il fotovoltaico. Per il resto non ci sono state altre iniziative di rilievo“.
Amianto, Buonopane: “Cresce il numero dei malati”
“La criticità importante relativa ai marittimi, non è tanto la bonifica delle navi, quanto l’entità dei danni che l’amianto ha prodotto – prosegue Buonopane -. I numeri crescono ogni giorno perché queste gravi patologie hanno una lunga latenza. Ricordo la storica azienda Eternit con 150 lavoratori deceduti per patologie asbesto correlate. La peggiore situazione che ci siamo trovati a gestire e per la quale siamo ancora in conflitto con l’azienda madre Italcementi. Continuiamo a lavorare per tutelare i diritti sia dei lavoratori morti sia delle famiglie che è giusto che continuino a vivere dignitosamente“.
Buonopane: “L’Inail allunga i tempi degli indennizzi”
“In Campania cresce il numero delle persone malate per amianto ma sono anche frequenti situazioni atipiche. Come quando l’INAIL si rifiuta di pagare: allungando i tempi dei risarcimenti! Questo avviene quando il certificato di morte non riporta come causa una delle patologie riconosciute dall’ente previdenziale: il tumore polmonare o mesotelioma. Spesso accade che il malato muoia per un arresto cardio circolatorio provocato dalla malattia. In questi casi nel certificato non è scritta la vera causa, ossia la patologia asbesto correlata, ma la possibile conseguenza della malattia.
L’INAIL si trincera dietro a questi cavilli. Al momento della stesura del certificato, i familiari si dovrebbero accertare che il medico riporti la vera causa legata all’amianto. Ma la gente cosa ne sa? Cerchiamo di difendere chi vive non solo il dolore della perdita ma anche gli ostacoli annebbiano giustizia” conclude il presidente Buonopane.