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Lo Stato dell’Alaska, per la prima volta nella sua storia, ha annullato la caccia al granchio. Questi animali infatti non si trovano quasi più. Ne sono scomparsi circa il 90% nell’arco di tre anni – dal 2018 al 2021 – a causa del riscaldamento delle acque del Mare di Bering. Qui, fino a qualche anno fa, erano molto diffusi. A dare la notizia è stato il New York Times.

A prendere questa decisione, il Dipartimento della pesca e della selvaggina dell’Alaska. Negli Usa, l’Alaska è lo Stato che sta subendo i maggiori danni del riscaldamento globale e del conseguente cambiamento del clima. I granchi delle nevi (snow crab, ndr) hanno bisogno di acque gelide per sopravvivere. Invece il riscaldamento del mare avrebbe, da un lato, modificato l’habitat degli animali e, dall’altro, accelerato il loro metabolismo. Quindi i granchi hanno cercato più cibo dove ce n’era di meno. E la loro condanna è stata morire di fame.

Le granseole sono una specie artica, hanno bisogno di acqua fredda per sopravvivere” – ha spiegato la biologa americana Miranda Westphal. Tra il 2018 e il 2019 il Mare di Bering è stato “estremamente caldo e l’intera popolazione di granseole si è ritirata nelle acque più fresche che ha trovato. Probabilmente sono morti di fame, non c’era abbastanza cibo. Non sapremo mai davvero perché i granchi se ne sono andati“. Non sarebbe esclusa nemmeno l’ipotesi della malattia.

Alaska, pesca annullata: duro colpo per l’economia

La pesca della granseola artica sarebbe dovuta iniziare proprio in questi giorni, ma è stata annullata. Oltre alla questione ambientale, c’è anche quella economica. Secondo un rapporto dell’Alaska Seafood Marketing Institute, questo settore industriale vale oltre 200 milioni di dollari e fornisce il 60% dei granchi degli Usa, nonché il 6% su scala globale.

La granseola delle nevi infatti si trova al largo della costa dell’Alaska nei mari di Bering, Beaufort e Chukchi e dà da vivere a 65 barche. “La decisione del governo statale di annullare la stagione avrà ripercussioni su migliaia di famiglie e sulle 65 comunità che vivono di questa attività“. Ne è convinto Jamie Goen, direttore esecutivo di Alaska Bering Sea Crabbers, associazione di categoria rappresentativa di circa il 70% dei pescatori di granchi. “Sono tempi senza precedenti e preoccupanti per l’iconica pesca del granchio dell’Alaska e per i pescatori laboriosi e le comunità che dipendono da loro“.

La speranza è che, con l’interruzione della pesca per una intera stagione, la specie torni a proliferare e che ripopoli il Mare di Bering. E che quindi nei prossimi anni si torni a pescare con regolarità. Se lo augurano i pescatori, che nel frattempo hanno chiesto dei sostegni al governo, e ci auguriamo tutti la ripresa della specie per la tutela della biodiversità e la salute del Pianeta.