L’AIDS è una malattia ancora presente. Le diagnosi del 2024 in Italia hanno registrato circa 2500 nuovi riscontri, i numeri sono stabili rispetto agli anni precedenti, ma ancora importanti.
«In base all’epidemiologia, questi dati vanno divisi in soggetti con trasmissione eterosessuale (40%) e soggetti con trasmissione omosessuale (40%)». Così Barbara Menzaghi, Dirigente Medico UOC di Malattie Infettive ASST Valle Olona. «Ciò significa che il nostro impegno è sempre richiesto, di lavoro da svolgere ce n’è ancora molto».
Nonostante le nuove diagnosi si siano stabilizzate, i dati non sono in remissione. Un altro fattore importante da tenere in considerazione è che quando si riscontra una nuova diagnosi da HIV, la stessa avviene tardi. Equivale a dire che i pazienti hanno già delle difese immunitarie molto basse e, dunque, sono afflitti da patologie molto severe. Questo è ciò che si deve cercare di evitare.
Curare i pazienti e sensibilizzare le persone in tutti gli ambiti
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Il lavoro dei sanitari oggi deve cambiare in parte. Infatti, oltre che curare i pazienti, il personale sanitario deve anche sensibilizzare quante più persone possibili in tutti gli ambiti. A partire dalle scuole, sino ad arrivare nei reparti di degenza, anche con coloro i quali pensano di non avere fattori di rischio. «Oggi, infatti, la maggior parte delle diagnosi – continuaMenzaghi – viene effettuata su pazienti eterosessuali che non pensano di poter essere dei soggetti a rischio. É fondamentale fare una valutazione il più precoce possibile e tracciare quelli che possono essere stati i contatti del paziente, per cercare di intervenire con tempestività».
La prognosi dell’AIDS è cambiata in questi anni
La prognosi della malattia è profondamente cambiata in questi anni. Dagli anni 2000, periodo in cui il paziente doveva modificare completamente la sua vita la situazione è notevolmente migliorata. Ricordiamo, difatti, che chi era affetto da AIDS non poteva neppure recarsi al lavoro per poter assumere correttamente la terapia farmacologica, poiché produceva importanti effetti collaterali. Di fatto, oggi, le terapie sono fatte quasi su misura e la loro durata varia dai due ai sei mesi.
Sempre presente il rischio di essere dei pazienti più fragili
«Il rischio di essere comunque dei pazienti più fragili – prosegue l’esperta – è sempre presente. Ecco perché la prevenzione diventa l’elemento chiave sul quale lavorare. Negli ultimi anni si è registrato un incremento delle malattie sessualmente trasmissibili, non solo l’HIV, ma anche patologie come la clamidia, la gonorrea e la sifilide. Queste malattie si sono verificate soprattutto nei ragazzi molto giovani (15-24 anni). Sono infezioni molto diffuse ed è pertanto facile contrarle, ma soprattutto restano asintomatiche anche per molto tempo», conclude Menzaghi.
L’ASST Valle Olona, sede di un Centro Infezioni Sessualmente Trasmissibili, dispone di due ambulatori dedicati. Uno è aperto il martedì, tutto il giorno ed è dedicato alla PreP (profilassi pre-esposizione). L’altro, che per ora è aperto il giovedì pomeriggio (ma che da febbraio sarà accessibile anche il mercoledì pomeriggio), è dedicato alle malattie sessualmente trasmissibili. A questo ambulatorio si può accedere gratuitamente. Qui si può essere sottoposti a screening completo.
