Dal 7 maggio la zona Nord Ovest di Roma è segnalata come “zona rossa” per la PSA, peste suina africana. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha emanato infatti un’ordinanza in cui si istituisce l’interdizione dell’area al libero accesso e che impone alcuni comportamenti per evitare che il contagio si diffonda.
L’altra informazione importante da conoscere, comunque, è che questa malattia virale non si trasmette all’uomo, ma è molto pericolosa per maiali e cinghiali e rappresenta un rischio economico rilevante per il settore perché causa la morte degli animali entro dieci giorni dal contagio.
Il numero verde per segnalare casi sospetti o il rinvenimento di carcasse è 803.555; la chiamata è gratuita e risponderà h24 la Protezione Civile Regionale.
La “zona rossa” di Roma si trova all’interno del Grande Raccordo Anulare (GRA) ed è delimitata a Nord-Nord Ovest dal raccordo stesso; Est – Sud Est: Fiume Tevere; Sud: Circonvallazione Clodia, via Cipro, via di San Tommaso D’Acquino, via Arturo Labriola, via Simone Simoni, via Pietro De Cristofaro, via Baldo Degli Ubaldi; Sud – Ovest: via di Boccea. Comprese anche zone del Parco dell’Insugherata, del Parco di Veio, del Parco del Pineto e della Riserva di Monte Mario. L’area è segnalata da cartelli; vietati pic-nic ed eventi e tutte le attività venatorie all’interno del GRA.
Peste suina, la situazione epidemiologica in Italia
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La peste suina africana, prima di quest’anno, si trovava soltanto in Sardegna (dal 1978) in focolai isolati ma ricorrenti. Il 7 gennaio 2022, invece, dal Centro di referenza nazionale per le pesti suine dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche è stato confermato un primo caso al di fuori. Si trovava nel Comune di Ovada, in Provincia di Alessandria, dove la presenza del virus è stata confermata in una carcassa di cinghiale. Non si tratterebbe però di infezioni interne al Paese. Riporta infatti il Ministero della Salute: “Il profilo genetico del virus isolato mostra somiglianza con quello circolante in Europa, mentre è completamente diverso dal virus sardo. Pertanto, al momento, la via di ingresso sembra essere legata prevalentemente alle movimentazioni degli animali selvatici (cinghiali)“. Al 5 maggio 2022 i casi notificati di peste suina africana sono stati 69 in Piemonte e 44 in Liguria.
In Europa l’epidemia da peste suina africana è diffusa dal 2014 ed in particolare nei Paesi dell’Est. La PSA ha visto la una grande diffusione, con migliaia di focolai, negli allevamenti di suini domestici e tra i cinghiali selvatici in Polonia, Germania, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Grecia, Lituania, Romania, Ungheria, Bulgaria.
In un video la EFSA (European Food Safety Authority) ha diffuso un video con alcune indicazioni pratiche per evitare la propagazione del contagio e avviato una campagna di comunicazione nei vari Paesi, tra cui anche l’Italia, per sensibilizzare allevatori e cacciatori alla prevenzione. Non esiste un vaccino per questa malattia, quindi è molto importante l’azione di contenimento.
La carne è sicura? Cosa dice il Ministero della Salute
La premessa è sempre che la malattia PSA non è trasmissibile all’uomo, il quale tuttavia può diventare un vettore per la trasmissione del virus.
L’agente responsabile della peste suina africana è il virus a Dna appartenente alla famiglia Asfarviridae, genere Asfivirus. In base alle evidenze scientifiche, si inattiva in 70 minuti se posto a 56°C e in 20 minuti se posto a 60°C. Si tratta di un virus molto stabile anche a diversi livelli di Ph: si inattiva rapidamente inattivato solo al di fuori dell’intervallo di pH <3.9 o >11.5.
In un documento, il Ministero della Salute ha evidenziato tutte le principali caratteristiche del virus, anche alla luce della normativa vigente ed ha potuto stabilire che le carni italiane sono sicure. “Alla luce della normativa vigente in Italia, è possibile concludere che tutti i prodotti italiani cui vengano applicati i trattamenti tecnologici ed inattivanti del virus della PSA riconosciuti dal Regolamento UE 687/2020 (immediatamente applicabile nell’ordinamento giuridico italiano laddove l’area di provenienza degli animali da cui originano le carni e/o l’area in cui è localizzato l’impianto di trasformazione dovesse essere soggetta a restrizioni per PSA) nonché dalle indicazioni dell’OIE (OIE, 2021), sono totalmente sicuri dal punto di vista dell’inattivazione del virus della PSA e dell’immissione sui mercati internazionali“.