Il Tribunale di Termini Imerese ha pronunciato una sentenza che riporta al centro dell’attenzione una vicenda risalente agli anni Sessanta e conclusa tragicamente nel 2011. Infatti un militare originario di Campofelice di Roccella morì per mesotelioma pleurico. Nella ricostruzione compiuta in questa fase del procedimento, i giudici hanno ritenuto plausibile un nesso tra la patologia e l’esposizione ad amianto durante il servizio. Una sentenza che ha accolto le richieste della vedova e dei figli del militare, assistiti dall’Avv. Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto.
Si tratta, tuttavia, di una valutazione non definitiva. Infatti il ministero della Difesa ha scelto di impugnare il verdetto, aprendo la strada al giudizio d’appello.
Amianto: perché viene considerato un rischio per la salute
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L’amianto è un insieme di minerali fibrosi che per decenni è stato impiegato in diversi contesti industriali grazie alla sua resistenza al calore e alle sue proprietà isolanti. Quando le fibre si disperdono nell’aria e vengono respirate, possono depositarsi nei tessuti polmonari e, nel tempo, provocare patologie gravi.
In Italia l’uso dell’amianto è vietato dal 1992. Tuttavia la presenza in edifici, impianti e strutture realizzate in precedenza rappresenta ancora oggi una criticità che richiede interventi continui di bonifica.
Le valutazioni tecniche richiamate
Nella motivazione della decisione, il Giudice del lavoro ha richiamato le valutazioni dei consulenti tecnici nominati nel procedimento. Secondo quanto emerso dalla perizia, le condizioni operative e infrastrutturali della struttura militare dell’epoca avrebbero potuto determinare un’esposizione significativa a materiali contenenti asbesto.
Partendo da queste considerazioni, il Tribunale ha disposto l’iscrizione del militare nell’elenco nazionale delle vittime del dovere e il riconoscimento dei relativi benefici previsti dalla legge. Specificando che si tratta di misure adottate in sede di primo grado.
La posizione della famiglia e il lavoro dell’avvocato Bonanni dell’Osservatorio Nazionale Amianto
La sentenza accoglie le richieste avanzate dai familiari, rappresentati dall’avvocato Ezio Bonanni, che da anni segue il caso. La difesa ha presentato documenti, testimonianze e ricostruzioni riguardanti le modalità operative del servizio svolto negli anni Sessanta, sostenendo che quelle condizioni avrebbero potuto influire sull’insorgenza della malattia.
Il riconoscimento ottenuto al momento rappresenta per la famiglia un passo importante. Pur nella consapevolezza che l’iter giudiziario non è ancora concluso.
L’appello della Difesa e gli scenari futuri
Il ministero della Difesa, pur prendendo atto della decisione, ha ritenuto necessario rivolgersi alla Corte d’Appello di Palermo. Saranno quindi i giudici di secondo grado a pronunciarsi sulla vicenda, valutando se confermare, modificare o riformare completamente il verdetto emesso dal Tribunale di Termini Imerese.
L’avvocato Bonanni ha espresso tuttavia soddisfazione per quanto riconosciuto in questa fase, ribadendo la volontà di proseguire il percorso legale rispettando i tempi e le modalità previste dal procedimento.
