PIÙ DELLA METÀ DEI COMMERCIANTI NON VERIFICA L’ETÀ. ALCOL, FUMO, GIOCO D’AZZARDO, PORNOGRAFIA E VIDEOGIOCHI 18+ SONO ANCORA FACILMENTE ACCESSIBILI AI RAGAZZI.
I DATI RACCOLTI SU OLTRE DUEMILA ADOLESCENTI DISEGNANO UN’URGENZA EDUCATIVA E ISTITUZIONALE CHE NON PUÒ PIÙ ESSERE IGNORATA.
Venduti ai minori: fotografia di un Paese che non li protegge
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L’edizione 2025 di Venduti ai Minori, l’indagine realizzata dal Moige con il supporto dell’Istituto Piepoli, porta alla Camera dei Deputati un quadro che inquieta e interroga. Oltre duemila ragazzi tra i 10 e i 17 anni hanno raccontato abitudini, accessi e comportamenti che rivelano una normalizzazione dell’illegalità quotidiana, spesso resa possibile dall’assenza di controlli nei luoghi in cui i divieti dovrebbero essere rigorosi.
I numeri sono nitidi e difficili da ignorare: più della metà dei commercianti continua a vendere alcolici, tabacco e prodotti vietati senza verificare l’età, mentre online la barriera dell’età viene aggirata con incredibile facilità.
Secondo il Moige, questa diffusione non dipende solo dalla curiosità dei ragazzi, ma dalla disponibilità di adulti e commercianti che ignorano norme pensate per tutelare una fascia particolarmente vulnerabile. È un problema culturale, prima ancora che normativo, perché segnala una frattura nel patto educativo che dovrebbe unire famiglie, scuole e istituzioni nella protezione dei minori.
Venduti ai minori: alcol
Molti adolescenti sanno che l’alcol può danneggiare la salute, ma la conoscenza non basta a fermare i consumi. Quasi un terzo dei ragazzi dichiara di aver bevuto almeno una volta. Una parte crescente lo fa abitualmente, spesso per sentirsi più disinvolta o meno ansiosa nei contesti sociali.
La facilità di acquisto contribuisce a rendere questo comportamento ancora più diffuso. Bar, pub, discoteche e supermercati vendono alcol senza controllare l’età nel 59% dei casi. Il dato più sorprendente riguarda gli esercenti che ignorano anche lo stato evidente di alterazione: più della metà serve comunque da bere a chi appare già alticcio.
È una dinamica che espone i ragazzi a rischi immediati, come incidenti o intossicazioni, ma anche a conseguenze a lungo termine: maggiore vulnerabilità agli abusi di sostanze e una precoce dipendenza da modelli di consumo disfunzionali.
Venduti ai minori: tabacco
Il fumo resta uno dei comportamenti più radicati tra gli adolescenti. Un ragazzo su quattro ha già provato una sigaretta, spesso per imitazione o desiderio di sperimentare. Tra chi fuma abitualmente, la quantità consumata cresce rispetto agli anni precedenti: alcuni arrivano a un pacchetto al giorno o più.
A rendere tutto più semplice è il ruolo dei rivenditori. Il 60% delle tabaccherie non controlla l’età e quasi la metà non si oppone neppure quando sa che sta vendendo a un minore. A questo si aggiungono i distributori automatici, facilmente utilizzati con la tessera sanitaria di amici o parenti, che permettono un accesso praticamente immediato al tabacco trinciato o alle sigarette.
Sigarette elettroniche: uso in aumento e liquidi sempre più ricchi di nicotina
Le e-cig attirano soprattutto per la percezione di minore pericolosità, ma i dati raccolti mostrano una realtà diversa. Un terzo degli adolescenti le ha provate almeno una volta e l’uso abituale è raddoppiato nel giro di un anno.
Il dato più significativo riguarda i liquidi contenenti nicotina: quasi il 70% dei giovani utilizzatori svapa prodotti nicotinici, con un incremento netto rispetto al 2023.
Tabaccherie e distributori automatici restano i punti di acquisto più frequenti, mentre altri ricorrono agli amici. La facilità di accesso, insieme a un marketing molto vicino al mondo giovanile, rende la sigaretta elettronica un dispositivo molto più normale e socialmente accettato di quanto dovrebbe essere.
Sigarette elettroniche di nuova generazione: percezione di non pericolosità
Venduti ai minori: gioco d’azzardo
Il gioco con vincite in denaro è vietato ai minori, ma l’indagine conferma che i divieti non bastano. Una parte significativa degli adolescenti ha già giocato almeno una volta, attraverso gratta e vinci, scommesse sportive o slot, spesso in compagnia di coetanei.
Il problema non riguarda solo l’accesso, ma anche la percezione del rischio. Molti riconoscono che il gioco può causare dipendenza, ma quasi la metà ritiene innocuo un uso moderato, come se la dipendenza fosse un rischio distante e poco realistico.
Ancora una volta, i controlli risultano inconsistenti: il 50% delle attività commerciali non si rifiuta di far giocare un minore, mentre online un terzo dei siti non prevede verifiche efficaci. Il risultato è un ambiente in cui il limite dei diciotto anni appare più formale che reale.
Pornografia: esposizione precoce e scarsa consapevolezza dei rischi
Quasi la metà dei ragazzi ha visto contenuti pornografici almeno una volta, spesso da soli e tramite smartphone. La facilità di accesso, unita alla curiosità e alla pressione del gruppo, espone molti adolescenti a materiale che può influenzare in modo significativo la salute emotiva e relazionale.
Molti sanno che la pornografia è vietata ai minori, ma una parte significativa crede che si tratti solo di una raccomandazione. Le piattaforme raramente verificano l’età e la maggioranza degli intervistati ammette di aver mentito per accedervi.
Videogiochi 18+: regole poco conosciute e acquisti troppo facili
Il mondo dei videogiochi resta centrale nella vita dei ragazzi, ma la presenza di titoli non adatti rappresenta un rischio spesso banalizzato. Quasi la metà dei minori ha giocato almeno una volta a videogiochi vietati per età.
In molti casi i contenuti violenti vengono percepiti come innocui e i simboli come il Pegi non sono sempre riconosciuti o compresi.
Anche qui il problema riguarda i controlli: un terzo degli shop non segnala i limiti d’età in modo chiaro e molti ragazzi riescono a scaricare giochi inadeguati senza alcuna barriera. L’installazione dei parental control viene vista con crescente favore, ma non è ancora una pratica diffusa nelle famiglie.
Un problema culturale che richiede una risposta collettiva
L’indagine del Moige disegna un Paese in cui i divieti esistono, ma vengono applicati in modo discontinuo. Troppi adulti ignorano il proprio ruolo di tutela, mentre i ragazzi navigano un mercato sempre più accessibile, in cui prodotti pericolosi o inadatti diventano parte della loro quotidianità.
Per invertire questa tendenza serve una strategia integrata:
- controlli più rigorosi,
- sanzioni più incisive,
- maggiore formazione per i commercianti,
- informazione nelle scuole,
- sostegno alle famiglie,
- responsabilità condivisa da parte delle istituzioni.
È un impegno che non può essere rimandato, perché riguarda la salute, la sicurezza e la crescita di una generazione che merita protezione, non complicità o indifferenza.
