Avv. Carolina De Feo e Ruggero Alcanterini

Il 26 settembre 2025, nella Sala Giunta del CONI, si è svolto un incontro dedicato a sport, ambiente e salute. L’evento ha visto la partecipazione di esponenti dal mondo della cultura e dello sport.
Una conferenza programmatica relativa alle prossime attività del Comitato Nazionale Italiano Fair Play.

Il tema centrale: il fair play come valore universale, non solo nello sport, ma anche nella vita sociale, ambientale e sanitaria.

L’Italia del Fair Play

Il presidente del Comitato, Ruggero Alcanterini, ha evidenziato come il concetto di “gioco corretto” vada oltre lo sport. Ispirandosi a William Shakespeare, ha ricordato che il rispetto deve riguardare persone, animali, ambiente e società.

L’idea di fondo è creare “un’Italia del fair play”, capace di coniugare etica, rispetto e solidarietà.

La collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Amianto

All’incontro era presente l’Avv. Carolina De Feo, in rappresentanza dell’ONA presieduto dall’Avv. Ezio Bonanni. Ha spiegato come la sinergia con il Comitato Fair Play non sia una semplice iniziativa d’immagine, ma una strategia concreta di prevenzione e tutela della vita.

L’ONA, oltre alla lotta all’amianto, si occupa di salute pubblica, bonifiche, formazione e assistenza medico-legale. Questa missione si integra perfettamente con i valori del fair play, inteso come rispetto e responsabilità verso la collettività.

Eventi e progetti in programma

Nei prossimi mesi sono previsti appuntamenti rilevanti:

  • 13-14 ottobre 2025: corso di formazione ECM per medici presso il Centro Giulio Onesti.
  • 28 ottobre 2025: evento al Ministero della Salute con il sottosegretario Marcello Gemmato, per il lancio del progetto “Fair Play della Salute”.
  • 27 e 28 settembre Festival of Inclusivity al Palatorrino di Roma, con discipline che spaziano dal basket in carrozzina alla kickboxing

Queste iniziative mirano a unire sport, salute e prevenzione, diffondendo buone pratiche a livello nazionale.

Il Fair Play della salute

Il progetto congiunto tra ONA e Comitato Fair Play si basa su tre principi chiave:

  1. Prevenire prima di curare → riduzione delle esposizioni e bonifiche ambientali.
  2. Educare prima che il rischio diventi danno → sensibilizzazione nelle scuole e nella società.
  3. Tutela globale della persona → supporto legale, medico e sociale.

Questa visione considera lo sport un mezzo per diffondere valori etici e promuovere la salute pubblica.

La collaborazione tra il Comitato Nazionale Italiano Fair Play e l’Osservatorio Nazionale Amianto rappresenta un modello innovativo. Sport, ambiente e salute vengono uniti in un’unica strategia di prevenzione.

Come ha ricordato l’Avv. Bonanni, il rispetto della vita è la prima regola del fair play, dentro e fuori dai campi da gioco.

La presenza illustre di personaggi della cultura e dello sport

Sono intervenuti nel confronto denso e ricco di proposte: Fabrizio Fasani, Carolina De Feo, Luciana Marcellini Hercolani Gaddi, Alessandro Alcanterini, Augusto Basile, Claudio Perazzini, Roberto Antonangeli Cecilia, Ferraro Sergio Garroni.

L’intervento di Fabrizio Fasani

Fabrizio Fasani ha ricordato il successo della prima Giornata del World Fair Play organizzata al Senato.

Guardando al futuro, Fasani ha annunciato la preparazione della seconda edizione a Roma, prevista nel 2026. L’obiettivo è rafforzare la rilevanza istituzionale e diplomatica della manifestazione, coinvolgendo ministeri, enti sportivi e realtà internazionali.

Un altro punto centrale del suo intervento è stato lo sviluppo delle “Fair Play Company” e della figura del “Fair Play Manager”, iniziative pensate per portare la logica del fair play all’interno delle aziende. L’idea è creare un modello che favorisca sponsorizzazioni e collaborazioni, generando così nuove risorse per il Comitato Nazionale Fair Play.

Fasani ha anche ricordato i premi assegnati nell’ultima edizione:

  • Katia De Ross, già vicepresidente di Confindustria con delega alla cultura.
  • Cesare Massetti, presidente del Consorzio Quali Vita, che riunisce i marchi DOP e IGP dell’agroalimentare italiano.

Secondo Fasani, questi riconoscimenti dimostrano come il fair play non sia solo sport, ma anche cultura e valorizzazione delle eccellenze italiane.

Luciana Marcellini Hercolani Gaddi, fair play come stile di vita

Luciana Marcellini Hercolani Gaddi ha condiviso una visione personale e profonda del fair play come stile di vita. Secondo lei, il principio “mens sana in corpore sano” deve guidare l’educazione dei giovani: lo sport non serve solo a vincere o a guadagnare, ma a stare bene e crescere in modo equilibrato.

Ha sottolineato che il fair play significa anche comportarsi correttamente nella vita quotidiana, mostrando educazione e rispetto verso gli altri. Un valore che, a suo avviso, oggi rischia di perdersi in una società troppo spesso dominata dalla ricerca del profitto.

Marcellini ha anche evidenziato le difficoltà di accesso allo sport per tutti, ricordando come i costi elevati e l’ingresso di logiche commerciali abbiano limitato la pratica sportiva.

Durante il suo intervento ha poi ripercorso la sua carriera sportiva: iniziò a nuotare giovanissima, ottenne importanti risultati a livello nazionale e internazionale e partecipò alle Olimpiadi di nuoto a soli 12 anni. Nel corso della carriera raggiunse anche il quinto tempo mondiale e conquistò numerosi titoli. Tuttavia, decise di interrompere l’attività agonistica a 16 anni per dedicarsi agli studi, coerente con l’idea che sport e formazione debbano andare di pari passo.

La sua testimonianza ha offerto un messaggio chiaro: lo sport è parte integrante della vita e deve restare un mezzo per crescere in salute, rispettando sé stessi e gli altri.

Augusto Basile, campione di karate

Il campione di karate Augusto Basile ha definito il fair play come una vera e propria rivelazione. Per lui, il fatto che esista un’organizzazione dedicata al rispetto, alla convivenza corretta e all’etica nello sport rappresenta un valore fondamentale in un’epoca in cui tali principi rischiano di andare perduti.

Basile ha sottolineato con commozione che lo sport senza etica, disciplina e rispetto non avrebbe senso. Il fair play, a suo avviso, è il ponte che unisce sport e vita quotidiana, permettendo di raggiungere obiettivi di pace e fratellanza. Attraverso la pratica condivisa di una disciplina sportiva, è possibile superare barriere, differenze e pregiudizi, creando legami autentici tra le persone.

Con passione ha ricordato come oggi la società tenda spesso a dividersi dietro bandiere e appartenenze, mentre lo sport – se vissuto con spirito di fair play – può unire e insegnare il valore della collaborazione.

La carriera sportiva di Augusto Basile

  • Ha iniziato con la scherma nel 1949, praticando il fioretto con abilità ambidestra.
  • Nel 1950 è passato al judo, per poi approdare al karate nel 1958, disciplina che lo ha consacrato a livello internazionale.
  • È stato direttore tecnico dell’Unione Europea di Karate, un ruolo di grande prestigio che testimonia la sua autorevolezza nel settore.
  • Ha partecipato a numerosi campionati mondiali con la nazionale italiana, ottenendo risultati significativi, tra cui un secondo posto in Giappone, in un contesto reso ancora più complesso da un arbitraggio non sempre imparziale.

Claudio Perazzini, formazione e lotta alla sedentarietà

Claudio Perazzini ha ricordato l’importanza della lotta alla sedentarietà. Ha parlato anche del a sua prima esperienza con lo sport, risalente alla metà degli anni ’50, quando iniziò a frequentare una palestra di judo diretta da maestri come Vinicio Volpi. Da bambino rimase colpito dalla severità e dal rigore educativo di quegli insegnamenti. Una delle prime regole apprese fu che quanto imparato sul tatami non poteva essere usato fuori per fare a botte: una vera lezione di fair play, che gli fece comprendere il significato di rispetto e disciplina.

Partendo da questo ricordo personale, Perazzini ha evidenziato il ruolo fondamentale delle strutture sportive nella formazione dei giovani. Ha denunciato la carenza di impianti nelle grandi città, ricordando che in alcuni municipi romani con oltre 150-200 mila abitanti non esistono né piscine né campi di atletica.

Ha sottolineato che, sebbene discipline come calcio o nuoto attirino maggiori risorse economiche, lo sport di base e le attività promosse dagli enti di promozione sportiva hanno una funzione sociale insostituibile, soprattutto nei quartieri periferici di città come Napoli o Palermo.

Secondo Perazzini, queste realtà vanno valorizzate e integrate nel discorso sul fair play, perché già oggi ne incarnano i principi. Per lui è importante trovare strumenti per riconoscere e premiare il loro lavoro, che spesso viene svolto con enormi difficoltà e senza adeguati sostegni.

Roberto Antonangeli, sport in antitesi con la guerra

Antonangeli ha sottolineato il legame tra sport e pace, evidenziando come lo sport possa contrastare la tendenza alla disumanizzazione del nemico tipica dei conflitti armati. Ha spiegato che nella guerra la prima strategia è rendere “nemico” chi si affronta, togliendogli la dignità umana, mentre nello sport tutti diventano umani e pari, indipendentemente da provenienza o cultura.

Pur riconoscendo che lo sport da solo non può eliminare tutte le barriere, Antonangeli sostiene che esso sia uno strumento per valorizzare comportamenti etici e relazioni rispettose, insegnando il rispetto reciproco e la fraternità. Ha richiamato esempi storici, come Giulio Cesare che definiva “barbari” i nemici per motivare i suoi soldati, per sottolineare quanto la disumanizzazione sia una pratica antica e pericolosa.

In sintesi, per Antonangeli lo sport ha un ruolo educativo fondamentale: creare uguaglianza, rispetto e senso etico tra le persone.

Alessandro Alcanterini, associazione Move per trasmettere valori

Alcanterini ha raccontato il suo percorso personale, partito dalle arti marziali e dal nuoto, e proseguito nel teatro. Ha evidenziato come dal 2010 abbia applicato il principio che solo l’esempio concreto può lasciare un’impronta sui giovani, soprattutto nelle attività formative.

Ha presentato il progetto “Move on Fairplay”, in cui tutte le iniziative – sia legate alla danza sia allo sport – puntano a trasmettere valori positivi attraverso la pratica concreta, oltre alle parole o ai programmi teorici. Tutti i formatori coinvolti sono professionisti di alto livello, selezionati non solo per capacità tecniche ma anche per la qualità dell’atteggiamento educativo.

Alcanterini ha sottolineato l’importanza di far vivere esperienze pratiche ai ragazzi: ad esempio, durante eventi come Sandra a ottobre, i giovani hanno l’opportunità di cimentarsi nelle arti che li appassionano, guidati da insegnanti di spicco come Paganini o della Roscia, figure che hanno esperienza internazionale e contribuiscono a ispirare le nuove generazioni.

In sintesi, il suo intervento ha messo in luce come fair play, sport e arte possano trasmettere valori etici e formativi attraverso l’esperienza diretta.

Cecilia Ferraro: antropologia e progettazione europea

Ferraro ha evidenziato il ruolo dello sport e del fair play come strumenti di coesione sociale e culturale. Ha sottolineato che il fair play non riguarda solo le regole del gioco, ma è una dimensione educativa che insegna rispetto, collaborazione e valorizzazione dell’altro.

Ha parlato di come lo sport possa essere un veicolo per trasmettere valori etici nella società, non solo ai giovani, ma anche agli adulti, favorendo la comprensione interculturale e il dialogo tra persone di provenienze diverse.

Ferraro ha inoltre richiamato l’attenzione sull’importanza di progetti e iniziative strutturate, come quelli promossi dal Fair Play Forum, che permettono di tradurre la teoria dei valori in azioni concrete, attraverso attività pratiche, eventi formativi e percorsi educativi.

In sintesi, ha ribadito come il fair play sia un principio di vita, che va oltre lo sport, influenzando positivamente comportamenti, relazioni e cultura sociale.

Intervento di Sergio Garroni

Garroni ha sottolineato la necessità che il fair play nello sport sia accompagnato da interventi concreti dello Stato e del Governo. Ha evidenziatto come l’Italia non partecipi ai mondiali da tre anni, un sintomo di criticità necessarie su cui lavorare.

Pur sostenendo l’importanza del fair play, Garroni ha voluto far emergere che senza un impegno istituzionale serio e un supporto organizzativo, i valori dello sport rischiano di restare teorici. Lo sport, secondo lui, deve essere supportato a tutti i livelli, perché solo così si possono coniugare risultati concreti e educazione ai valori.

Su ONA News le videointerviste ed alcuni momenti dell’iniziativa: