Recentemente, a seguito di due cluster di intossicazione da botulino registrati in Calabria e Sardegna, il Ministero della Salute ha immediatamente predisposto l’attivazione dei protocolli sanitari di emergenza. Il Dipartimento della prevenzione, ricerca ed emergenze sanitarie ha confermato che il sistema ha risposto con rapidità. Ai pazienti garantito l’accesso tempestivo agli antidoti salvavita grazie a una efficace sinergia tra enti istituzionali.

Cos’è il botulino e come evolve la malattia

Il botulismo è una forma di intossicazione neuroparalitica causata dalle tossine prodotte dal batterio Clostridium botulinum. Si tratta di un microrganismo anaerobico che prospera in ambienti privi di ossigeno. Queste tossine sono tra le sostanze più letali conosciute. Agiscono bloccando il rilascio di acetilcolina nelle sinapsi neuromuscolari, causando paralisi muscolare e, nei casi più gravi, insufficienza respiratoria.

Il botulismo alimentare, dovuto all’ingestione di cibo contaminato, è raro ma potenzialmente mortale se non trattato in tempo. Studi epidemiologici riportano che in Italia, tra il 1986 e il 2015,i casi confermati sono centinaia, per lo più legati al consumo di conserve fatte in casa, una pratica ancora diffusa in alcune regioni.

Botulino e Botox: da veleno letale a trattamento estetico

Come noto, la stessa tossina responsabile del botulismo trova impiego in campo medico e cosmetico. In dosi controllate, e denominata Botox o BoNT, viene utilizzata per trattare diverse condizioni. Ad esempio in caso di spasmi muscolari, iperidrosi e anche per attenuare le rughe del volto. Questa trasformazione da agente letale a strumento terapeutico testimonia l’evoluzione scientifica e clinica delle neurotossine.

Coordinamento e interventi in atto

L’Istituto Superiore di Sanità ha assunto un ruolo cruciale, gestendo sia le conferme diagnostiche sui pazienti che le analisi degli alimenti sospetti. Il Centro Antiveleni di Pavia ha centralizzato le diagnosi collaborando con specialisti di emergenza, neurologia e rianimazione. La distribuzione degli antidoti è stata resa possibile grazie alla rete di stoccaggio strategico e all’intervento di diverse strutture. Ad esempio il Deposito Cri Militare di Cagliari, la Marina Militare di Taranto, la Guardia Costiera di Napoli e l’ospedale San Camillo Forlanini. Inoltre, prefetture, forze dell’ordine, servizi 118 con elisoccorso e Croce Rossa si muovono in modo coordinato per garantire la rapidità terapeutica. Le indagini sulle fonti dell’intossicazione sono affidate ai servizi igiene alimentare delle locali ASL/ATS, supportati dal sistema di allerta sanitario nazionale.