Radioterapia stereotassica: cos’è, come funziona e quando si utilizza

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La radioterapia stereotassica rappresenta oggi uno dei maggiori progressi nel campo della cura oncologica. È una tecnica che unisce tecnologia avanzata, competenze multidisciplinari e centralità del paziente. La sua precisione, unita alla rapidità di esecuzione e alla limitata invasività, la rende particolarmente adatta alle esigenze di molti pazienti, anche anziani o fragili.

Non sostituisce tutte le forme di terapia, ma amplia in modo significativo le possibilità di cura, offrendo nuove chance anche in casi considerati complessi o inoperabili. La sua efficacia, unita a una tollerabilità molto buona, ne fa oggi una delle opzioni terapeutiche più promettenti per il futuro dell’oncologia.

In questa guida vediamo come funziona, quando si applica, vantaggi e svantaggi.

Cos’è la radioterapia stereotassica?

Cos’è radioterapia stereotassica? Si tratta di una tecnica sofisticata che consente di colpire con estrema precisione tumori localizzati in sedi difficili, o situati in prossimità di organi critici. Parliano di una forma di trattamento altamente mirata che, rispetto alla radioterapia convenzionale, permette di concentrare dosi molto elevate di radiazioni in un volume estremamente ristretto, con un impatto minimo sui tessuti sani circostanti.

Questa metodica ha rivoluzionato la cura di alcune neoplasie e di metastasi singole o limitate, offrendo una soluzione non invasiva anche in casi dove la chirurgia risulterebbe troppo rischiosa o impraticabile.

Nonostante l’impiego delle stesse radiazioni ionizzanti delle altre forme di radioterapia, la stereotassica si distingue per l’utilizzo di coordinate spaziali tridimensionali che permettono di localizzare il bersaglio con una precisione millimetrica.

Cos’è e come si svolge un trattamento stereotassico

Il termine “stereotassico” indica la capacità di orientare con grande accuratezza i fasci di radiazione nello spazio. Tutto parte da una fase di pianificazione estremamente dettagliata, che prevede l’acquisizione di immagini ad alta definizione tramite tomografia computerizzata, risonanza magnetica o, in alcuni casi, PET. Queste immagini vengono elaborate da sistemi informatici avanzati che mappano con precisione il volume tumorale e i tessuti circostanti.

In seguito, il piano di trattamento viene elaborato da un’équipe composta da radioterapisti, fisici medici e tecnici specializzati. Il paziente viene posizionato con l’aiuto di sistemi di immobilizzazione personalizzati, necessari per evitare anche i più piccoli spostamenti durante la somministrazione.

La radioterapia stereotassica si eroga attraverso dispositivi di ultima generazione, tra cui acceleratori lineari modificati per uso stereotassico, CyberKnife, Gamma Knife e MR-Linac. Queste apparecchiature sono in grado di direzionare fasci multipli di radiazione che convergono sul tumore da diversi angoli, aumentando la dose in corrispondenza del bersaglio e riducendola drasticamente nei tessuti adiacenti.

Il trattamento può avvenire in un’unica seduta, come nel caso della radiochirurgia intracranica, oppure essere distribuito in poche sedute consecutive, solitamente da una a cinque, quando si trattano tumori corporei.

Dalla testa al corpo: l’evoluzione della stereotassi

Originariamente la stereotassi veniva impiegata esclusivamente per il trattamento di tumori cerebrali, metastasi singole, adenomi ipofisari o malformazioni vascolari. In questo ambito si parla spesso di radiochirurgia stereotassica, anche se non comporta alcuna incisione. Il trattamento si realizza in una sola sessione, ad alta dose, e consente di ottenere un effetto ablativo simile a quello di un intervento chirurgico.

Negli ultimi anni, lo sviluppo delle tecnologie di imaging e dei sistemi di controllo del movimento ha reso possibile applicare lo stesso principio anche a livello extracranico.

È nata così la cosiddetta SBRT, ovvero la radioterapia stereotassica del corpo, che trova indicazione in numerose patologie oncologiche. Le sedi più frequentemente trattate includono i polmoni, il fegato, le surreni, le vertebre e i linfonodi. Questa tecnica è oggi considerata una delle più efficaci nella gestione delle lesioni tumorali piccole e ben localizzate, sia primitive che metastatiche.

Quando è indicata la radioterapia stereotassica?

La scelta della stereotassi dipende da vari fattori clinici e anatomici. È particolarmente indicata quando il tumore ha dimensioni contenute, è ben delimitato e si trova in una posizione difficile da raggiungere chirurgicamente oppure troppo vicina a organi vitali che non possono essere irradiati con dosi elevate. Inoltre, è una valida alternativa per i pazienti che non possono essere operati a causa dell’età avanzata, di patologie concomitanti o di controindicazioni all’anestesia generale.

In ambito oncologico, la radioterapia stereotassica è ampiamente usata nel trattamento delle cosiddette malattie oligometastatiche, ovvero situazioni in cui il tumore si è diffuso in poche sedi e può essere controllato localmente con intento curativo o prolungando sensibilmente la sopravvivenza. In alcuni casi selezionati, questa tecnica permette anche di sospendere o rinviare la chemioterapia, migliorando la qualità della vita del paziente.

Vantaggi della tecnica stereotassica: quali sono?

Uno dei principali vantaggi della radioterapia stereotassica è la sua efficacia ablativa. Le alte dosi somministrate in modo preciso consentono di ottenere un eccellente controllo locale del tumore, spesso paragonabile a quello raggiunto con l’asportazione chirurgica. Inoltre, il numero ridotto di sedute rende il trattamento più agevole per il paziente, che non deve sottoporsi a lunghi cicli di terapia.

Grazie alla rapida caduta della dose fuori dal bersaglio, i tessuti sani vengono risparmiati in modo significativo. Questo riduce la probabilità di effetti collaterali, anche in caso di trattamenti su aree delicate come il cervello o la colonna vertebrale.

Infine, la radioterapia stereotassica non richiede ricovero e può essere eseguita in regime ambulatoriale, con tempi di recupero minimi e un impatto limitato sulla quotidianità.

Limiti e difficoltà della stereotassi: quali sono?

Nonostante i risultati eccellenti in molti ambiti, la radioterapia stereotassica non è adatta a tutte le situazioni. Il trattamento è meno indicato per lesioni di grandi dimensioni, per tumori scarsamente delimitabili con le tecniche di imaging o per lesioni che si muovono in modo significativo durante la respirazione, come alcuni noduli polmonari.

In questi casi, il rischio di colpire anche i tessuti sani circostanti aumenta, rendendo meno vantaggiosa la somministrazione di dosi elevate in poche sedute.

Inoltre, la stereotassi richiede una pianificazione lunga e complessa, apparecchiature di alta fascia e personale altamente formato. Non tutti i centri oncologici sono attrezzati per fornire questo tipo di trattamento con continuità.

Anche la gestione del follow-up richiede attenzione, perché alcuni effetti collaterali possono manifestarsi a distanza di settimane o mesi.

Effetti collaterali: cosa può accadere durante o dopo il trattamento

Gli effetti collaterali della radioterapia stereotassica sono generalmente lievi e limitati nel tempo, ma non possono essere esclusi del tutto. La maggior parte dei pazienti riferisce una certa stanchezza nei giorni successivi alle sedute, soprattutto se il trattamento interessa aree come i polmoni o la colonna vertebrale.

Altri sintomi dipendono dalla sede trattata: ad esempio, in caso di trattamento del polmone, si possono presentare tosse o una leggera infiammazione delle vie respiratorie; se la lesione è epatica, si può avvertire una sensazione di pesantezza o lieve dolore al fianco.

Nel caso di irradiazione cerebrale, possono comparire mal di testa, nausea o edema perilesionale. Questi sintomi vengono gestiti con terapia farmacologica e raramente richiedono interruzioni del trattamento. Gli effetti tardivi, come la fibrosi tissutale o la necrosi da alte dosi, sono rari ma possibili, soprattutto in caso di trattamenti ripetuti o in sedi particolarmente sensibili.

Dopo la terapia: controlli e monitoraggio

Concluso il ciclo stereotassico, il paziente entra in una fase di monitoraggio che prevede visite regolari, esami del sangue e controlli radiologici. I primi effetti del trattamento possono essere osservati già dopo poche settimane, ma il pieno effetto si manifesta spesso nel corso di alcuni mesi. È importante che i follow-up vengano rispettati per valutare l’efficacia del trattamento, per controllare eventuali effetti collaterali tardivi e per prendere decisioni tempestive in caso di recidiva o progressione della malattia.

Qual è la differenza tra radioterapia stereotassica e radio terapia a intensità modulata?

La differenza tra radioterapia stereotassica e radioterapia a intensità modulata (IMRT) riguarda principalmente precisione, dosaggio, numero di sedute e scopo terapeutico. Entrambe sono tecniche avanzate e molto precise, ma hanno indicazioni e caratteristiche diverse.

  • Stereotassica: poche sedute, alta precisione, alta dose, per tumori piccoli.
  • IMRT: molte sedute, dose frazionata, per tumori più estesi o complessi.

Spesso le due tecniche non sono in competizione, ma si usano in contesti diversi, e in alcuni casi possono essere complementari, a seconda delle sedi tumorali, dello stato del paziente e dell’obiettivo clinico (curativo o palliativo).

1. Precisione e localizzazione del trattamento

La radioterapia stereotassica è estremamente precisa. Può colpire con margini inferiori al millimetro bersagli molto piccoli, anche in sedi difficili come cervello, polmoni, fegato o colonna vertebrale. Utilizza sistemi di localizzazione tridimensionale sofisticati, spesso con dispositivi di immobilizzazione o controllo in tempo reale del respiro.
La IMRT, invece, è meno focalizzata. Usa fasci modulati per adattare la distribuzione della dose alla forma del tumore, ma copre volumi più ampi e con margini di sicurezza più estesi. È molto efficace per tumori più grandi o vicini a organi sensibili, ma non ha la stessa precisione estrema della stereotassica.

2. Dose per seduta e durata del trattamento

La stereotassi concentra dosi molto alte in poche sedute (di solito da una a cinque), spesso con intento ablativo, cioè per distruggere completamente la lesione.
La IMRT somministra dosi più basse per un numero maggiore di sedute, di solito tra 25 e 35, con lo scopo di controllare il tumore nel tempo limitando gli effetti collaterali.

3. Tipo di tumore e indicazioni

La stereotassi è ideale per tumori piccoli, ben delimitati e in posizioni difficili da operare, oppure per singole metastasi. È spesso un’alternativa alla chirurgia, specialmente nei pazienti fragili.
La IMRT è indicata per tumori più estesi, come quelli della testa e del collo, della prostata o del retto, dove è importante modellare la dose intorno a organi sensibili e garantire una copertura completa del volume tumorale.

4. Tempo della seduta

La stereotassica richiede sedute più lunghe e complesse dal punto di vista tecnico. Invece, la IMRT ha sedute più brevi ma ripetute nel tempo.

FAQ – Domande frequenti sulla radioterapia stereotassica

La radioterapia stereotassica fa male?

No, il trattamento in sé non è doloroso. Durante la seduta, il paziente non avverte nulla, perché le radiazioni non si vedono e non si sentono. Alcuni effetti collaterali possono comparire nei giorni successivi, come stanchezza, irritazione locale o lieve infiammazione, ma sono generalmente ben tollerati e facilmente gestibili con terapie di supporto.

Serve il ricovero per fare una radioterapia stereotassica?

Nella maggior parte dei casi no. La stereotassi è una procedura ambulatoriale. Il paziente può tornare a casa subito dopo la seduta e riprendere le normali attività nel giro di poche ore, salvo diversa indicazione del medico. In alcuni casi particolari, ad esempio per trattamenti cranici complessi, può essere previsto un breve ricovero, ma è raro.

Quante sedute servono per completare il trattamento?

La stereotassi si basa su un numero molto ridotto di sedute, di solito da una a cinque. La scelta dipende dalla sede del tumore, dalla sua dimensione e dalla tolleranza dei tessuti circostanti. Il medico stabilisce il piano migliore caso per caso, bilanciando efficacia e sicurezza.

Si possono trattare più lesioni contemporaneamente?

Sì, in alcuni casi è possibile trattare più lesioni nello stesso ciclo, soprattutto se sono nella stessa area del corpo o se il paziente è in buone condizioni generali. Tuttavia, ogni situazione viene valutata individualmente. A volte si preferisce trattare una lesione per volta, per ridurre i rischi e monitorare meglio gli effetti.

Qual è la differenza tra stereotassi e radioterapia convenzionale?

La differenza principale sta nella precisione e nelle dosi. La stereotassi usa fasci molto mirati per colpire solo il tumore, con margini di errore inferiori al millimetro. Questo permette di somministrare dosi elevate in poche sedute. La radioterapia convenzionale, invece, distribuisce la dose su più sedute, di solito per trattare tumori più grandi o diffusi.

Posso continuare a lavorare durante il trattamento?

Molti pazienti continuano a lavorare durante la stereotassi, soprattutto se le sedute sono ben tollerate e se il lavoro non richiede sforzi fisici intensi. Tuttavia, è importante ascoltare il proprio corpo e seguire le indicazioni dei medici. In caso di stanchezza o sintomi fastidiosi, è consigliabile prendersi qualche giorno di riposo.

La stereotassi può sostituire la chirurgia?


In alcuni casi sì. Quando il tumore è piccolo, ben localizzato e non operabile per ragioni mediche o anatomiche, la stereotassi può essere una valida alternativa alla chirurgia. Non comporta incisioni né anestesia e ha tempi di recupero molto più rapidi. Tuttavia, non tutti i tumori possono essere trattati in questo modo, e la scelta va sempre condivisa con il team oncologico.