Per una visione integrata della cura che metta al centro il benessere emotivo pazienti, è necessario inserire stabilmente la figura dello psico-oncologo nei team multidisciplinari. È questo l’appello che l’Associazione Italiana contro Leucemie linfomi e mieloma (AIL) ha rivolto alle istituzioni. L’occasione è stato il primo Convegno Nazionale AIL di Psico-oncologia dal titolo ‘La cura che ascolta’. L’evento si è svolto a Roma presso la Biblioteca Alessandrina – Archivio di Stato.
Lo psico-oncologo per il benessere dei pazienti ematologici
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Il primo Convegno Nazionale AIL rappresenta un momento fondamentale «per approfondire l’importanza del supporto psicologico nell’assistenza oncologica», ha detto Giuseppe Toro, presidente Nazionale AIL. «In AIL crediamo che la cura non debba limitarsi alla sfera fisica, ma debba abbracciare anche le esigenze emotive e psicologiche del malato. L’ascolto attento – ha continuato il presidente – e la comunicazione empatica sono essenziali per costruire una relazione di fiducia con il paziente. Ed anche per migliorare la qualità della sua vita durante tutto il percorso terapeutico».
Politiche sanitarie, l’esperienza di AIL
L’integrazione strutturale della figura dello psico-oncologo nei team multidisciplinari delle strutture sanitarie pubbliche, dunque, deve diventare una priorità concreta delle politiche sanitarie nazionali. Questo, secondo AIL, sarebbe un primo passo importante verso una medicina “più umanistica e centrata sulla persona”.
Nel dialogo con i rappresentanti istituzionali, si è quindi sottolineata la necessità di “inserire stabilmente la figura dello psico-oncologo nei team multidisciplinari ospedalieri. Con il riconoscimento a livello normativo e contrattuale del suo ruolo fondamentale nei percorsi di diagnosi e terapia.
L’impegno delle istituzioni per un modello di cura integrata
Alcune Regioni, come è emerso dal Convegno, hanno già avviato iniziative legislative in questa direzione.
«L’incontro di oggi – ha aggiunto Toro – è un’opportunità per riflettere insieme su come rendere l’approccio psicosociale parte integrante del trattamento. Urge promuovere una visione di cura che rispetti la persona nella sua totalità».
Il Convegno ha così tracciato il profilo di un modello di cura integrata in cui il supporto psicologico non è solo un elemento accessorio. Ma diventa una componente strutturale dell’assistenza.
Ripensare la sanità a partire dai bisogni delle persone
La cura che ascolta è un invito concreto a ripensare la sanità a partire dai bisogni delle persone.
«Ogni paziente, familiare o caregiver – ha evidenziato ancora il presidente di AIL – deve potersi sentire compreso, accompagnato e sostenuto lungo tutto il percorso di malattia. La nostra Associazione, da oltre 55 anni, è impegnata nel sostegno psicologico dei pazienti ematologici. Sono, infatti, oltre 60 gli psicologi formati per offrire un supporto qualificato a chi affronta le sfide della malattia», ha dichiarato Toro.
Il Convegno organizzato da AIL si è concluso con un appello
«L’auspicio di AIL – ha concluso Toro – è che il Convegno rappresenti l’inizio di un percorso condiviso tra associazioni, professionisti e istituzioni. Ciò per promuovere una cura sempre più centrata sulla persona».
Infine, in occasione dell’evento sono stati distribuiti i ‘Quaderni di psico-oncologia AIL’ contenenti le ‘Buone prassi per la formazione dei volontari’. Ed anche le ‘Buone prassi del servizio di Psico-oncologia AIL in Ematologia.