Ogni cittadino iscritto al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha diritto a un medico di medicina generale (MMG). Ciò permette di accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Oggi mancano oltre 5500 MMG (i medici di famiglia) e sempre più cittadini faticano a trovarne uno soprattutto nelle grandi Regioni. A fronte di migliaia di pensionamenti, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire, mentre la popolazione è sempre più anziana.
Nel 2023, gli over 65 erano oltre 14,2 milioni, di cui più della metà affetti da due o più malattie croniche. Intanto, la politica propone la dipendenza dei medici di famiglia come soluzione, senza alcuna valutazione d’impatto economico, contributivo, organizzativo e professionale.
Il MMG non è un dipendente del SSN, ma lavora in regime di convenzione con l’Azienda Sanitaria Locale (ASL). Il suo rapporto di lavoro è regolato dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN), dagli Accordi Integrativi Regionali e dagli Accordi Attuativi Aziendali, definiti a livello di singola ASL.
Medici di famiglia, l’analisi della Fondazione Gimbe
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La Fondazione GIMBE ha analizzato dinamiche e criticità normative che regolano l’inserimento dei MMG nel SSN, stimando l’entità della loro carenza nelle Regioni italiane.
«L’allarme sulla carenza dei MMG – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – riguarda ormai tutte le Regioni. Affonda le radici in una programmazione inadeguata, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi la professione ha perso sempre più attrattività, rendendo difficile per i cittadini trovare un MMG vicino a casa». Tuttavia, precisa Cartabellotta, «è stato possibile effettuare solo una stima media regionale delle carenze. Questo perché la reale necessità di MMG viene determinata dalle singole ASL nei rispettivi ambiti territoriali. Inoltre, i 21 differenti Accordi Integrativi Regionali introducono notevoli variabilità nella distribuzione degli assistiti per MMG. Il rischio è di sovra- o sotto-stimare il fabbisogno reale rispetto alle specifiche situazioni locali».
Dinamiche e criticità, quadro demografico
«I criteri per definire il numero massimo di assistiti per MMG – spiega Cartabellotta – non hanno mai considerato l’evoluzione demografica degli ultimi 40 anni. Non tengono presenti le proiezioni per il prossimo decennio. Di conseguenza, il massimale di 1.500 assistiti per MMG, adeguato nel 1984 rispetto alla distribuzione demografica, è ormai divenuto insostenibile. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche richiedono maggiori bisogni clinico-assistenziali. E impongono ai MMG un carico di lavoro sempre più elevato, con un impatto negativo sulla qualità dell’assistenza».
L’ACN fissa a 1500 il numero massimo di assistiti per MMG, con la possibilità di aumentarlo fino a 1800 in casi particolari. Tramite deroghe locali, anche oltre (es. fino a 2.000 nella Provincia autonoma di Bolzano). Tuttavia, accanto a una quota di MMG “ultra-massimalisti” che supera il 50%, ci sono medici con un numero molto basso di iscritti.
Il sovraccarico riduce il tempo da dedicare ai pazienti, compromettendo la qualità dell’assistenza.
Pensionamenti e Nuovi MMG
Tra il 2024 e il 2027, 7345 MMG hanno raggiunto/raggiungeranno il limite di età per la pensione fissato a 70 anni, deroghe a parte. Questo secondo i dati forniti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG).
Il numero di pensionamenti varia significativamente tra le Regioni: dagli 11 della Valle D’Aosta ai 1.000 della Campania
«Questa spia rossa – commenta Cartabellotta – già accesa da anni in alcune Regioni, da un lato segnala il crescente disinteresse verso la professione di MMG. Dall’altro evidenzia gravi criticità in varie Regioni, come Lombardia e Veneto, dove la carenza di MMG è già rilevante. Il quadro reale è ancora più critico di quanto mostrano i numeri. Con un livello di saturazione così elevato, viene compromesso il principio della libera scelta. E diventa difficile, se non impossibile, trovare un MMG vicino a casa. Un problema che non riguarda solo le aree desertificate, ma anche le città metropolitane».
Ricambio generazionale e borse di studio
Nel 2027 le nuove leve potrebbero coprire i pensionamenti attesi e le carenze rilevate nel 2023 se tutti i MMG andassero in pensione a 70 anni. E se tutte le borse di studio finanziate tra il 2021 e il 2024 fossero assegnate e completate
«In realtà – spiega Cartabellotta – questo scenario è poco realistico. Sempre più medici si ritirano prima dei 70 anni e, soprattutto, sta aumentando il divario tra borse finanziate e iscritti che completano il ciclo formativo. Un gap legato da un lato alla mancata partecipazione al concorso, con il 15% delle borse non assegnate nel 2024. Dall’altro agli abbandoni durante il percorso formativo, che coinvolgono almeno il 20% degli iscritti».