Sempre più donne scelgono di procrastinare la maternità e la fertilità tramite la crioconservazione degli ovuli.
Detto anche “ social egg freezing” o semplicemente “social freezing” è una pratica che sta prendendo piede.
Secondo il Gruppo genera, l’incremento è stato di oltre il 50% tra il 2023 ed il 2024.

Come funziona il congelamento degli ovociti

La tecnica consiste nel prelievo di ovociti da una donna in una fase fertile della sua vita, per poi conservarli tramite congelamento. Gli ovociti rimangono “ibernati” fino a quando la donna deciderà di usarli, ad esempio per una futura fecondazione in vitro.
Poi si procede con il congelamento a bassissime temperature (-196°C). Le cellule in questo modo non subiscono danni.

Perché le donne ricorrono alla crioconservazione

Ciò fornisce la possibilità di diventare madri anche dopo aver superato l’età della fertilità naturale. Una soluzione per quelle donne che desiderano ritardare la maternità per motivi personali o professionali e non solo. La tecnica permette di avere figli anche a chi a causa di malattie potrebbe aver compromesso la funzione ovarica.  
Pensiamo ad esempio alle donne che si sottopongono a trattamenti chemioterapici, a chi soffre di endometriosi, disturbi ormonali ed altre patologie.

La chemioterapia, infatti può danneggiare i follicoli ovarici, riducendo la capacità di ovulare in futuro.
In molte società moderne, le donne tendono a concentrarsi sulla carriera, sull’istruzione o sulla costruzione di una stabilità economica
In questi casi, la crioconservazione degli ovociti diventa una soluzione per preservare la possibilità di avere figli in futuro, quando il trattamento medico sarà terminato.

Altre condizioni mediche, come l’endometriosi, i disturbi ormonali o altre patologie ginecologiche, possono anche influire sulla fertilità, rendendo la crioconservazione una scelta vantaggiosa per prevenire eventuali problemi futuri.
Un altro motivo è dovuto al fatto che molte donne non hanno trovato un partner con cui formare una famiglia.

Il processo di crioconservazione

Si svolge tendenzialmente in tre fasi: stimolazione ovarica, prelievo degli ovociti e congelamento. Nella prima fase, farmaci ormonali provocano la stimolazione ovarica. Dura circa 10-14 giorni, durante i quali la paziente viene monitorata con ecografie e analisi ormonali per valutare la crescita dei follicoli ovarici.
Una volta che i follicoli sono pronti, il medico esegue il prelievo degli ovociti tramite una puntura transvaginale. L’intervento, sotto leggera anestesia, è minimamente invasivo e dura circa 15-20 minuti.
Dopo il prelievo, gli ovociti vengono studiati per valutarne la loro qualità. A quelli considerati buoni viene applicata la “vitrificazione”. Ossia congelare rapidamente gli ovociti evitando la formazione di cristalli di ghiaccio e quindi scongiurare danni cellulari. Una volta congelati, gli ovociti possono essere conservati per anni.

Implicazioni etiche e legali

Numerosi sono i dibattiti di natura etica a riguardo. Quanto la scelta, anziché essere motivata a un sincero “sentire” individuale, è in realtà condizionata da modello sociali di iperproduzione?
Quali sono i rischi biologici per la madre e per il bambino nel caso di gravidanze in un’età magari un po’ troppo avanzata?
Inoltre il tasso di successo è variabile e non tutti gli ovociti congelati porteranno necessariamente a una gravidanza e come per ogni procedura medica, la stimolazione ovarica e il prelievo comportano dei rischi, sebbene relativamente bassi.