Inquinamento da farmaci: danni alla salute e all’ambiente

In questa guida parliamo di inquinamento da farmaci, una forma di inquinamento emergente e molto pericolsa. Scopriamo perché il problema è sempre più significativo e quali sono le conseguenze sugli ecosistemi. Vediamo quali sono i farmaci a maggiore tossicità ambientale e soprattutto come fanno i farmaci a contaminare acqua e suolo, fiumi e mari. Oltre alle normative in vigore vediamo anche cosa possiamo fare noi, come singoli individui, per migliorare il problema.

L’inquinamento da farmaci è un problema crescente che rappresenta una delle principali sfide ambientali del nostro tempo. Definito come la contaminazione di acqua, suolo e, indirettamente, aria da parte di sostanze chimiche farmaceutiche, questo fenomeno è considerato una minaccia per gli ecosistemi e la salute umana. Ma cosa significa esattamente inquinamento da farmaci? Perché queste sostanze vengono definite contaminanti emergenti? E quali sono le soluzioni per affrontare il problema?

Cosa significa inquinamento da farmaci e perché è un problema emergente

I farmaci, progettati per trattare patologie umane e animali, sono molecole chimiche altamente attive. Dopo l’uso, una parte significativa di queste sostanze non viene completamente metabolizzata dall’organismo e viene eliminata attraverso urina e feci. Questi residui farmacologici, insieme a farmaci scaduti o inutilizzati che vengono smaltiti in modo inappropriato, raggiungono l’ambiente, entrando nei sistemi idrici e nel suolo.

Sono definiti contaminanti ambientali emergenti perché la loro presenza nell’ambiente è stata identificata solo negli ultimi decenni grazie a tecnologie analitiche più avanzate. Nonostante siano presenti in concentrazioni spesso molto basse (microgrammi o nanogrammi per litro), questi composti possono avere effetti significativi e a lungo termine sugli ecosistemi e sulla salute umana.

Come fanno i farmaci a contaminare acqua e suolo?

I farmaci raggiungono l’ambiente attraverso diverse vie. Una delle principali fonti di contaminazione è rappresentata dagli scarichi domestici, poiché una parte significativa dei farmaci assunti non viene completamente metabolizzata dall’organismo. Questi residui, eliminati tramite urina e feci, raggiungono gli impianti di depurazione, che però, nella maggior parte dei casi, non sono progettati per rimuovere composti farmaceutici. Di conseguenza, queste sostanze finiscono nei corsi d’acqua, nei laghi e negli oceani. Anche lo smaltimento improprio di medicinali scaduti o inutilizzati contribuisce significativamente al problema, quando questi vengono gettati nel water o nei rifiuti solidi senza un trattamento adeguato.

Un’altra fonte importante è l’uso intensivo di farmaci in ambito agricolo e zootecnico. Antibiotici, ormoni e altri medicinali somministrati agli animali da allevamento si accumulano nei liquami, utilizzati spesso come fertilizzanti sui terreni agricoli. Questi composti possono quindi infiltrarsi nel suolo e raggiungere le falde acquifere.

Inoltre, gli scarichi industriali, soprattutto nei paesi dove le normative ambientali sono meno rigorose, rilasciano spesso residui di farmaci nei corpi idrici, aggravando ulteriormente il problema.

Elenco delle principali vie di contaminazione ambientale

Qui di seguito un elenco sintetico delle principali vie attraverso cui i farmaci contaminano l’ambiente.

  1. Scarichi domestici: I farmaci non metabolizzati vengono espulsi con le urine e le feci e finiscono negli impianti di trattamento delle acque reflue. Tuttavia, la maggior parte di questi impianti non è progettata per eliminare composti farmaceutici, che quindi passano attraverso i sistemi di depurazione e raggiungono fiumi, laghi e mari.
  2. Rifiuti sanitari e smaltimento improprio: Farmaci scaduti o inutilizzati spesso vengono gettati nel water o nei rifiuti solidi, contribuendo alla loro dispersione nell’ambiente.
  3. Attività agricole e zootecniche: Antibiotici, ormoni e altri farmaci somministrati agli animali si diffondono nell’ambiente attraverso il letame, che è utilizzato come fertilizzante. Questo porta alla contaminazione del suolo e, per percolazione, delle falde acquifere.
  4. Industria farmaceutica: In alcune regioni, le industrie farmaceutiche rilasciano residui di produzione nei corpi idrici, aggravando ulteriormente il problema.
  5. Acque reflue ospedaliere: Gli ospedali sono una fonte importante di contaminazione, poiché i loro scarichi contengono alte concentrazioni di farmaci, inclusi antibiotici e chemioterapici.

I depuratori e la loro efficacia nell’inquinamento da farmaci

L’efficienza di abbattimento di un depuratore non è del 100%. La resa dipende dal farmaco e dal tipo di depuratore. Inoltre, alcuni farmaci viaggiano più distanti lungo il fiume, perché più solubili, mentre altri si fermano nei sedimenti. Alcuni sono assorbiti dagli organismi, dove possono provocare effetti avversi, o essere accumulati nei loro tessuti, e quindi provocare effetti avversi in un secondo momento o essere trasferiti ai loro predatori, come l’uomo.

Dai depuratori escono anche i fanghi di depurazione che possono contenere i farmaci o i loro metaboliti, specialmente quelli meno solubili. I fanghi possono essere inceneriti o usati come concimi in agricoltura.  In Europa vi è un ampio dibattito sull’uso dei fanghi da depuratori. Alcuni Stati sono contrari al loro uso in agricoltura. In Italia è abbastanza consueto, specialmente in alcune aree, come in Lombardia.

Effetti dell’inquinamento da farmaci sull’ambiente e sulla salute

Gli effetti dell’inquinamento da farmaci si manifestano a diversi livelli:

  • sull’ambiente: alterano la composizione chimica dell’acqua e del suolo, influenzando negativamente gli organismi viventi. Alcuni farmaci, come gli ormoni sintetici, interferiscono con il sistema endocrino di pesci e anfibi, causando anomalie riproduttive e riducendo la biodiversità.
  • Sulla salute umana: residui di farmaci nell’acqua potabile possono avere effetti a lungo termine, come alterazioni ormonali e resistenza agli antibiotici. Quest’ultima rappresenta una delle più gravi emergenze sanitarie globali, poiché la presenza di antibiotici nell’ambiente favorisce la selezione di batteri resistenti.

Danni agli ecosistemi fluviali e marini nel dettaglio

I fiumi e gli oceani sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento da farmaci. I farmaci possono avere effetti letali o sub-letali su organismi acquatici ed effetti sulla catena alimentare.

L’inquinamento da farmaci colpisce particolarmente gli ecosistemi acquatici, dove queste sostanze si accumulano più facilmente. Nei fiumi e nei laghi, i residui farmaceutici alterano il comportamento e la fisiologia degli organismi acquatici. I pesci, ad esempio, esposti a farmaci psicotropi, mostrano cambiamenti comportamentali significativi, come una ridotta capacità di evitare i predatori. Negli ecosistemi marini, i farmaci si accumulano lungo la catena alimentare, colpendo anche i grandi predatori come delfini e balene. Gli effetti cumulativi di questi composti sugli ecosistemi marini possono ridurre la biodiversità e compromettere la resilienza degli habitat.

Un esempio emblematico è dato dagli ormoni sintetici, presenti nei contraccettivi, che interferiscono con il sistema endocrino di pesci e anfibi. Questi effetti si manifestano con anomalie riproduttive, come la femminilizzazione dei maschi e la riduzione della fertilità, portando in alcuni casi a un declino delle popolazioni. I farmaci antinfiammatori, come il diclofenac, hanno dimostrato di essere letali per alcune specie animali, causando la morte di milioni di avvoltoi in Asia e influenzando negativamente specie marine.

Danni alla salute umana nel dettaglio

Non è facile studiare cosa possono causare minime quantità di farmaci sull’organismo umano. Gli effetti cronici (dovuti all’esposizione per lungo tempo) potrebbero essere dovuti ad alterazioni minime non facili da identificare per tempo. Quando, dopo molti anni, il danno si rende evidente, non sempre è possibile capire se esiste una correlazione tra l’esposizione alla sostanza farmacologica e il disturbo da cui è affetto una persona.

Preoccupa l’effetto cumulativo di quantità anche minime dei prodotti farmaceutici nell’acqua potabile in particolare nelle fasce di popolazioni più vulnerabili (bambini, donne incinte, persone con disabilità, etc.).

L’aspetto più temuto e di cui sono già evidenti gli effetti, è l’esposizione ambientale indiretta agli antibiotici che può creare batteri resistenti agli antibiotici e quindi esporre gli esseri umani al rischio di infezioni da batteri non curabili.

Quali sono i farmaci a maggiore tossicità ambientale?

Non tutti i farmaci, come già detto, hanno lo stesso impatto ambientale. Quelli considerati più dannosi includono:

  • antibiotici: favoriscono lo sviluppo di batteri resistenti.
  • Ormoni: interferiscono con il sistema endocrino degli organismi.
  • Antinfiammatori: possono essere letali per alcune specie animali.
  • Psicofarmaci: alterano il comportamento di pesci e altri organismi acquatici e quindi la loro capacità di cacciare, riprodursi e difendersi in modo efficace.
  • Chemioterapici: tossici anche a basse concentrazioni.

Diversi studi hanno rilevato inoltre che gli antidepressivi alterano il comportamento sociale e alimentare di pesci, anfibi e invertebrati. I persici europei, ad esempio, hanno perso la paura dei predatori a causa dell’effetto della Fluoxetina, un antidepressivo ampiamente prescritto per disturbi d’ansia e depressione maggiore. Altri pesci rimangono permanentemente ansiosi a causa della caffeina.

Tra gli esempi più eclatanti e antitetici, da una parte il paracetamolo (antipiretico e infiammatorio), i cui residui vengono facilmente eliminati da qualunque depuratore e, dall’altra, la carbamazepina (antiepilettico) e la claritromicina (antibiotico), le cui tracce sono difficili da debellare e si trovano, per questo, in abbondanza nei fiumi di tutto il pianeta. Esiste poi il problema dell’effetto miscela, messo in evidenza dalla ricerca, ossia l’effetto della sommatoria di API oltre la soglia che sarà ulteriormente chiaro e approfondito con ulteriori studi»

Normative e provvedimenti per ridurre l’inquinamento

Negli ultimi anni, diverse normative sono state introdotte per affrontare l’inquinamento da farmaci:

  • Normative europee: la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e il Regolamento REACH regolano la gestione dei prodotti chimici, inclusi i farmaci. Recentemente, è stata proposta l’introduzione di limiti specifici per i residui di farmaci nelle acque.
  • Programmi di monitoraggio: programmi per monitorare la presenza di farmaci nelle acque e valutare i loro effetti.
  • Responsabilità estesa del produttore: alcune normative richiedono ai produttori di farmaci di finanziare sistemi per il recupero e lo smaltimento dei prodotti inutilizzati.

La valutazione del rischio ambientale e monitoraggio di sostanze

L’ Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) richiede, per l’immissione in commercio dei farmaci ad uso umano o veterinario, di effettuare una valutazione del rischio ambientale dal 2006. Questa si basa, da una parte sulla valutazione degli usi del farmaco e della possibile esposizione delle specie selvatiche; dall’altra, dei suoi effetti, attraverso l’analisi di tre proprietà: persistenza (la resistenza alla degradazione), bioaccumulo (l’accumulo della sostanza nei tessuti) e tossicità (in particolare per l’ambiente acquatico).

Per i farmaci preesistenti al 2006 i dati disponibili sono molto scarsi. Dei 1763 principi attivi farmacologici univoci registrati all’EMA, solo 36 (pari all’1.8%) hanno dati sufficienti per la valutazione degli effetti ecotossicologici, e solo 27 (l’1.5%) ha informazioni per valutare sia gli effetti, sia l’esposizione.

Inoltre, la Commissione Europea ha istituito, nel 2008, un elenco di controllo delle sostanze da sottoporre a monitoraggio, noto come “watch list”, che include anche alcuni farmaci. Questa lista è aggiornata periodicamente.

Cosa fare a livello individuale per migliorare il problema?

  • Smaltire correttamente i farmaci: non gettare i farmaci scaduti nel water o nei rifiuti domestici, ma portarli negli appositi punti di raccolta.
  • Usare i farmaci in modo responsabile: evitare l’abuso di antibiotici e seguire attentamente le prescrizioni mediche.
  • Ridurre l’uso di prodotti farmaceutici: considerare alternative naturali, quando possibile, e adottare uno stile di vita sano per ridurre la necessità di farmaci.
  • Promuovere la consapevolezza: informare amici e familiari sull’importanza di gestire i farmaci in modo responsabile.

Per utilizzare i farmaci in modo responsabile, è essenziale farlo solo quando realmente necessario, seguendo le dosi prescritte e senza eccedere, evitando l’idea che si possa abusare di uno stile di vita poco sano confidando nei medicinali come soluzione a posteriori. Uno dei primi accorgimenti utili è verificare se si possiedono già in casa i farmaci necessari prima di acquistarli nuovamente. Questo aiuta a ridurre lo spreco e il rischio di accumulare medicinali che potrebbero scadere inutilizzati.

Cosa dovrebbero fare le aziende farmaceutiche e autorità?

Le aziende farmaceutiche dovrebbero investire nella creazione di farmaci più ecologici, con un impatto ambientale ridotto, e confezioni meglio calibrate, che contengano il giusto numero di dosi per limitare gli sprechi. I professionisti sanitari dovrebbero considerare l’impatto ambientale dei farmaci nelle loro prescrizioni, privilegiando opzioni meno inquinanti quando possibili e altrettanto efficaci.

Le autorità, da parte loro, hanno il dovere di garantire un sistema efficiente per la raccolta e il trattamento delle acque reflue, così come per lo smaltimento dei fanghi di depurazione e dei rifiuti solidi. Questo richiede la collaborazione di ingegneri e gestori degli impianti, che devono assicurarsi che le infrastrutture funzionino in maniera ottimale. Nel frattempo, la comunità scientifica deve continuare a indagare sugli effetti potenzialmente nocivi dei farmaci sull’ambiente, contribuendo a orientare le politiche pubbliche. Infine, i legislatori devono adottare normative efficaci per proteggere l’ecosistema e la salute umana.

L’approccio One Health: danno all’ambiente – danno alla salute

Questo approccio collettivo si basa sul riconoscimento del legame inscindibile tra la salute umana, animale e ambientale, un concetto sintetizzato nel modello “One Health” secondo il quale danneggiare l’ambiente significa, in ultima analisi, arrecare danni a noi stessi.

Ogni componente di un ecosistema, anche quella che può apparire marginale, svolge un ruolo cruciale. Quando una specie è danneggiata o scompare, l’intero ecosistema ne risente, e gli effetti si ripercuotono anche sugli esseri umani.

Ogni specie, per quanto apparentemente insignificante, contribuisce al funzionamento dell’ecosistema. Gli scarabei stercorari, ad esempio, svolgono un lavoro indispensabile per il riciclo dei nutrienti, la decomposizione delle feci e l’areazione del suolo, favorendo anche la penetrazione dell’acqua, un fattore cruciale in un clima sempre più instabile. Senza di loro, il terreno perderebbe fertilità, con gravi conseguenze non solo per gli ecosistemi naturali ma anche per quelli agricoli. La salute degli stercorari è messa a rischio dall’uso dell’ivermectina come antiparassitario per gli animali. Molto tossica anche per gli invertebrati acquatici.

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